Prima il Leoncavallo a Milano, poi l’Askatasuna di Torino. E allora CasaPound? “Credo sia tra i primi 6-7 immobili da sgomberare”. Parola del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che, a L’Aria che tira, ha risposto a una domanda sull’eventuale sgombero del palazzo di via Napoleone, in pieno centro a Roma, occupato da oltre vent’anni dal movimento neofascista.

"Inviterei, però, chi si appiglia a questo di raccontare i tanti sgomberi che abbiamo fatto di qualsiasi colorazione pseudo politica che possa avere. Non guardiamo al colore degli occupanti - ha aggiunto il titolare del Viminale -. Siamo orientati, con le prefetture competenti e le forze dell'ordine, a creare i presupposti perché quanto prima tutte le risalenti occupazioni siano portate a legittimità”.

Questione ormai annosa, quella dello sgombero dell'immobile romano di CasaPound, tornata al centro dell’attenzione mediatica dopo gli sfratti dei due centri sociali - il Leoncavallo e l’Askatasuna, appunto - e che nessun governo, di nessun colore politico, finora ha scelto di toccare. Ora, per lo meno a sentire le parole di Piantedosi, qualcosa potrebbe cambiare. Dopo le festività di Natale, poi, è già previsto che la questione sgombero di CasaPound tornerà sul tavolo del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza.

Ma all’attenzione del Viminale e della prefettura di Roma ci sarebbe anche lo Spine Time Lab di via Santa Croce in Gerusalemme. Associazioni e opposizioni criticano però la logica degli “opposti estremismi” e stanno difendendo uno spazio apprezzato dal Vaticano, che offre un tetto a 400 persone, tra cui minori. E che è stata la sede dell’assemblea per il Giubileo dei Movimenti, poi ricevuti - nel solco di Papa Francesco - da Papa Leone XIV.