Politica
5 dicembre, 2025Il capogruppo al Senato Boccia ha subito sconfessato la proposta sulla (contestata) definizione di antisemitismo dell'Ihra, mentre il responsabile Esteri Provenzano ha preso le distanze dalla visita del deputato dem al Parlamento israeliano. Ma le tensioni all'interno del partito rimangono
Il Partito democratico torna a spaccarsi su Israele: ora ci pensa un ddl proposto da Graziano Delrio a riaprire l’eterno dibattito interno a un partito che, com’è noto, ha diverse anime e sensibilità. Con i nodi che, ciclicamente, vengono al pettine. Il titolo della proposta recita: “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto all'antisemitismo e per il rafforzamento della strategia nazionale per la lotta contro l'antisemitismo nonché delega al governo in materia di contenuti antisemiti diffusi sulle piattaforme online”. Il ddl Delrio - firmato anche dai senatori Sandra Zampa, Walter Verini, Filippo Sensi, Pierferdinando Casini, Simona Malpezzi - si propone di recepire anche nell’ordinamento italiano la definizione di “antisemitismo” elaborata diversi anni fa dalla International holocaust remembrance alliance (Ihra) e che, secondo i critici, includerebbe - e farebbe perseguire - anche le critiche politiche allo Stato di Israele e al suo governo.
Ma questo ddl è una novità. In discussione in Parlamento ce ne sono già due, identici, già proposti dalla Lega, con Massimiliano Romeo, da Ivan Scalfarotto. Ma questo nuovo provvedimento finisce per far emergere - ancora una volta - le spaccature interne al Pd. La proposta di Delrio è stata subito difesa dalla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, che ha parlato di “critiche strumentali” che “sanno di giustificazionismo e ipocrisia”.
Immediata, invece, la presa di distanza di personalità del partito vicine a Elly Schlein, come il capogruppo al Senato Francesco Boccia, che si è affrettato a sconfessare la proposta: “Il senatore Delrio ha agito a titolo personale e la sua proposta non rappresenta la posizione del gruppo né quella del partito”. Eppure, Delrio non è stato l’unico firmatario.
Oltre che nel Pd, il ddl sull’antisemitismo ha riacceso lo scontro all’interno del campo largo, con Angelo Bonelli che si è definito “sconcertato”. Se questo testo “diventasse legge - ha sottolineato il co-portavoce di Avs - chi contesta radicalmente i comportamenti dello stato di Israele verrebbe definito antisemita e quindi sanzionato”. Anche l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, formalmente senza ruoli politici, si è inserito nel dibattito. “Bisogna boicottare Israele, i suoi prodotti. Serve una forza militare internazionale non si arriverà mai a fermare le violenze”. E sul Pd: “Serve una discussione interna su questi temi, Schlein ha preso in mano la bandiera palestinese, ma vedo delle sbavature, anche dolorose, che danneggiano l’immagine del partito”.
La proposta Delrio è stato solo l’ultimo episodio, in ordine cronologico, a far emergere tutte le spaccature del Pd. Solo qualche giorno fa il deputato dem Piero Fassino - che, come altri esponenti Pd, fa parte dell’associazione “Sinistra per Israele” - è stato in visita alla Knesset in compagnia dei parlamentari Paolo Formentini della Lega e Andrea Orsini di Forza Italia nell’ambito di una missione del Gruppo di coordinamento del Protocollo di Cooperazione tra Knesset e Camera dei Deputati. Nel suo discorso in conferenza stampa, da Fassino nessun accenno a quanto successo - e succede - a Gaza ma un elogio della democraticità di Israele: “Quello che emerge chiaramente è che Israele è una società aperta, una società libera, una società democratica, una società che anche su questi due anni e sulle prospettive ha una dialettica democratica”.
Immediato, anche in questo caso, la presa di distanza di Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd, che si è affrettato a specificare come la missione di Fassino non si trattasse di un’iniziativa di partito. “Le nostre posizioni sono molto chiare, a partire dalla denuncia della torsione autoritaria ed estremista del governo israeliano, e dalla necessità che i crimini commessi a Gaza e in Cisgiordania non rimangano impuniti - ha detto Provenzano -. In queste ore, stiamo chiedendo al governo italiano di riconoscere la Palestina in occasione della visita di Abu Mazen e di unirsi alla pressione internazionale per la liberazione del leader palestinese di Marwan Barghouti”.
Ma nonostante la precisazione di Fassino - “Era una missione istituzionale e di rappresentatività parlamentare. Non c'è stato nessun avallo delle politiche del governo israeliano” - le tensioni e le divergenze all’interno del Pd rimangono.
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