Donald Trump ama firmare - e ostentare - ordini esecutivi. Uno dei più recenti riguarda i membri della Corte penale internazionale. Il presidente degli Stati Uniti ha deciso di sanzionarli, accusando la Corte di aver intrapreso "azioni illegittime e infondate contro l'America e il nostro stretto alleato Israele". È la risposta di Trump ai giudici dell'Aja, che ha avviato le indagini su presunti crimini di guerra da parte di militari americani in Afghanistan. Il tycoon ha anche giustificato le sanzioni dicendo che il Tribunale ha "abusato del suo potere", emettendo un mandato di arresto nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu. In un comunicato, la Corte ha espresso solidarietà e sostegno al suo personale, garantendo che continuerà a "fornire giustizia e speranza a milioni di vittime innocenti di atrocità in tutto il mondo, in tutte le situazioni che si presentano". Sempre nella nota, la Corte ha invitato "i 125 Stati membri, la società civile e tutte le Nazioni del mondo a restare uniti per la giustizia e i diritti umani fondamentali". Sostegno all'istituzione dell'Aja è arrivato subito dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: "L'Europa sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale". Mentre Netanyahu ha ringraziato Trump, 79 Paesi dei 125 che hanno ratificato lo Statuto di Roma - l'atto istitutivo della Corte penale internazionale - hanno firmato una dichiarazione contro le sanzioni degli Stati Uniti. Tra i Paesi firmatari ci sono i big dell'Unione europea come Germania, Francia, Spagna. L'Italia, invece, si è tirata indietro: il governo Meloni, che con la Cpi ha aperto un fronte per il caso Almasri, ha deciso di non esporsi. Di fatto, un assist a Trump.