Carceri, dopo la discussione straordinaria alla Camera approvata la mozione del centrodestra. Polemiche per l'assenza di Nordio

Restano i dati (drammatici) dei penitenziari in Italia: da inizio anno già 20 suicidi (nel 2024 ne erano stati 89) e un tasso d'affollamento del 132 per cento

Alla Camera dei deputati era il giorno della seduta straordinaria chiesta dalle opposizioni sulla situazione delle carceri italiane. Ma in Aula, tra i banchi del governo, le opposizioni lamentano l’assenza dei ministri. Non c’è nemmeno il Guardasigilli, Carlo Nordio (ma in extremis è arrivato il viceministro della Giustizia, il forzista Francesco Paolo Sisto). Prima delle polemiche politiche - con le forze di minoranza che hanno accusato l’esecutivo di disinteressarsi dei problemi dei penitenziari - ci sono i numeri. E parlano chiaro: “Con gli ultimi due suicidi delle scorse ore sono già 20 le persone che si sono tolte la vita in questa prima parte del 2025 in un istituto di pena - ha sottolineato il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella -. Il sovraffollamento è sempre più grave nel carceri per adulti, con circa 16 mila persone che non hanno un posto regolamentare, ed è ormai strutturale anche negli Istituti penali per minorenni dove non si era mai registrato”. Numeri che si sommano a quelli del 2024, l’annus horribilis delle carceri in Italia, dove in soli 12 mesi si sono tolte la vita 89 persone dietro le sbarre. Va precisato, però, che i dati sui suicidi nelle carceri non sempre combaciano tra le diverse fonti. Alcuni casi così classificati da Ristretti Orizzonti, ad esempio, vengono schedati come “decessi con causa da accertare” dal Garante dei detenuti quando sono ancora al vaglio della magistratura. In alcune occasioni, poi, avviene che un detenuto tenti di togliersi la vita all’interno del penitenziario, ma poi deceda solo una volta arrivato in ospedale. In questi casi, alcuni lo contano come “suicidio in carcere”, perché provocato dalla permanenza del detenuto nella struttura, altri come suicidio fuori dal carcere, quindi da non includere nel computo totale. A volte, anche i dati del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) e quelli dello stesso Garante non sono uguali. Le differenze, in sostanza, derivano dalla diversa modalità di raccolta e analisi.

I dati sulle carceri in Italia

Ma non sono solo i suicidi a fotografare la situazione drammatica dei penitenziari italiani. Il tasso d'affollamento, secondo l’ultimo report pubblicato lo scorso 6 marzo dal Garante dei detenuti, è salito al 132,5 per cento: su 46.890 posti regolarmente disponibili (ma la capienza regolamentare sarebbe di 51.323), sono 62.130 le persone in carcere in Italia. In alcuni istituti queste percentuali schizzano in alto e superano il doppio del consentito, come a Milano San Vittore (218 per cento), Foggia (208 per cento) e Brescia Canton Mombello (202). Secondo l’ultimo rapporto di Antigone, in soli sei anni - dal 2018 al 2023 - a causa del sovraffollamento 24.301 persone si sono viste riconoscere dai magistrati di sorveglianza la violazione del loro diritto a non essere sottoposti a “trattamenti disumani e degradanti”. Un problema, quello del sovraffollamento, che ha iniziato a riguardare anche gli istituti per minori. Un peso grosso ce l’ha avuto il decreto Caivano, adottato dal governo a settembre del 2023: in un solo anno gli ingressi nei minorili sono saliti da 764 a 889, con un incremento del 16,4 per cento rispetto ai 12 mesi precedenti. E all’appello, tra i problemi strutturali dei penitenziari italiani, ci sono anche i numeri degli agenti penitenziari, fortemente sottorganico: a fronte dei 37.389 previsti dal decreto Nordio ce ne sono 31.091 (6.298 in meno).

Le mozioni discusse

Su queste basi, e su questi numeri, si è svolta la discussione straordinaria alla Camera. Alla fine, come prevedibile, è stata approvata la mozione presentata dalle forze di maggioranza, che impegna il governo “a implementare ogni iniziativa utile allo sviluppo dell’esecuzione penale esterna e della giustizia ripartiva mediante investimenti su strutture e personale, nonché modifiche normative”. Quelle delle opposizioni, invece, chiedevano all’esecutivo di “assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte all’abbattimento del sovraffollamento fino a riportarlo a parametri coerenti con la dignità della persona, nonché, nell’immediato, ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a favorire il più rapido iter parlamentare della proposta di legge Giacchetti sulla liberazione anticipata speciale e ordinamentale”. Nel documento si chiede l’assunzione urgente di polizia penitenziaria, psicologi e mediatori culturali, oltre all’impegno “a istituire una cabina di regia nazionale condivisa tra ministero della Salute e ministero della Giustizia sulla sanità penitenziaria”.

Gli attacchi delle opposizioni (compatte)

Ma la discussione in Aula è stata inevitabilmente dominata dalle polemiche per l’assenza di ministri tra i banchi del governo. “Nelle celle c’è una strage e il governo non onora neanche il Parlamento - ha attaccato il segretario di +Europa Riccardo Magi -. Sostiene che, tutto sommato, le cose stanno migliorando, anzi propone di aumentare i numeri in modo che il numero dei morti aumenti”. Per Maria Elena Boschi di Italia Viva “ora è certo che l’esecutivo è l’unico responsabile di quello che sta succedendo e di quello che succederà nei prossimi mesi”. Per Anna Ascani del Partito democratico siamo di fronte a “una drammatica emergenza destinata a peggiorare per l'inerzia del governo che decide di rinunciare ad affrontarla con la rapidità e la chiarezza di idee necessarie. Il ministro Nordio, che ha preferito disertare la seduta straordinaria in Parlamento richiesta dalle opposizioni, sventola come soluzione un fantomatico 'Piano Carceri', cioè la realizzazione di nuove strutture penitenziarie. D'altronde cosa aspettarsi da un esecutivo che agisce con logiche securitarie, inasprendo pene e creando nuovi reati? Il governo - ha aggiunto - metta da parte la propaganda e si impegni a trovare soluzioni concrete ed efficaci, ad assumere il personale che serve, a prevedere norme per la sanità penitenziaria, a pensare a misure alternative alla detenzione”. Sulla stessa falsariga anche Valentina D’Orso del Movimento 5 stelle: “Siamo sconcertati dall’inerzia e dall’indifferenza del governo sulla tragica situazione delle carceri - ha detto in aula la pentastellata -. Vediamo un governo che scappa dalle proprie responsabilità e, andando in direzione contraria, vara il reato di resistenza passiva da contestare ai detenuti che protesteranno in maniera pacifica contro la condizione degradante delle carceri”.

 


 

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