Il prezzo dell’energia non si abbasserà, anzi. E l’Italia non sarà autonoma, perché non possiede uranio. Mentre ancora si litiga per le vecchie scorie, i Verdi indicano la vera alternativa: le rinnovabili

Alcuni giorni fa, nel suo ennesimo video dallo studio “Hollywood Chigi”, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha affermato che, con l’approvazione del disegno di legge sul nucleare, gli italiani pagheranno un’energia a basso costo, capace di garantire l’autonomia energetica del Paese. Parto da queste incredibili dichiarazioni per smontare la propaganda tossica che si nasconde dietro al nucleare.

 

Innanzitutto, il nucleare non è un’energia a basso costo. Secondo i dati dell’Iea (Agenzia Internazionale dell’Energia), il costo dell’energia nucleare si aggira intorno ai 170 euro/MWh, mentre oggi in Italia l’elettricità, prodotta in gran parte dal gas, ha un prezzo spot di 124 euro/MWh. Un costo elevato rispetto a Paesi come la Spagna, ma comunque inferiore a quello del nucleare. Dunque, con il nucleare l’energia costerebbe più di oggi.

 

Il governo e i sostenitori del ritorno al nucleare – sebbene due referendum popolari abbiano già bocciato tale scelta – omettono di dire agli italiani che l’energia nucleare da fissione, negli altri Stati europei (a partire dalla Francia), è interamente finanziata dallo Stato. Edf, la società elettrica francese, è stata nazionalizzata proprio a causa dei debiti. I lavori per la costruzione della centrale nucleare di terza generazione plus di Flamanville sono iniziati nel 2006 e si sono conclusi, con un enorme ritardo, solo all’inizio del 2025 (la fine era inizialmente prevista per il 2012). Il costo, stimato in 3,6 miliardi di euro in principio, è lievitato fino a 19 miliardi.

 

Sempre nel suo storytelling propagandistico, Meloni ha dichiarato che con il nucleare l’Italia costruirà la propria autonomia energetica. È una sciocchezza: dimostra di non conoscere la differenza tra fonti energetiche e produzione di energia. L’Italia non possiede giacimenti di uranio per alimentare le centrali nucleari: i principali produttori sono Australia, Canada, Russia, Cina, Kazakistan. Dunque, senza fonti proprie, non si costruisce alcuna autonomia energetica, ma si crea solo una nuova dipendenza da Stati terzi, esattamente come accade con il gas.

 

Quanto ai reattori nucleari Smr (Small Modular Reactors), che il governo vorrebbe realizzare, al momento nel mondo se ne sta costruendo solo uno, in Cina. Negli Stati Uniti, nello Utah, la società NuScale ha rinunciato al progetto proprio a causa dei costi insostenibili.

 

L’Italia, invece, potrebbe soddisfare il proprio fabbisogno elettrico al 100 per cento con fonti rinnovabili, come stanno facendo Paesi come Germania e Spagna. Entro il 2050 – combinando idroelettrico, geotermico, biomassa e, soprattutto, eolico e fotovoltaico – si potrebbero abbandonare completamente le fonti fossili. Il problema della discontinuità di eolico e fotovoltaico può essere superato, come già stanno facendo molti Paesi, con sistemi di accumulo tecnologicamente disponibili: batterie, accumuli idraulici, termici, ad aria compressa e, in un futuro vicino, idrogeno verde e suoi derivati.

 

Secondo le previsioni dell’Iea, nel 2030 il costo dell’energia sarà: 35 $/MWh per il solare, 55 $/MWh per l’eolico offshore e 135 per il nucleare. Dati che parlano chiaro: dietro al nucleare c’è un grande business, ma non per gli italiani. E, intanto, il governo non riesce nemmeno a decidere dove collocare il Deposito nazionale delle scorie radioattive. Le stesse forze politiche che propongono il nucleare sono le prime a scendere in piazza contro la costruzione del deposito.

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