Starlink, il governo Meloni scarica (quasi) Musk: perché si parla dell'alternativa francese di Eutelsat

Palazzo Chigi frena sul mega contratto con la società del miliardario statunitense e fa sapere a l’Espresso: “Valutiamo se ci interessa. Nel caso, saranno coinvolti Parlamento e Consiglio supremo difesa”. Per questo sbuca l’ipotesi d'oltralpe

Come sono fragili le idee dei governi quando sono rattoppi di politica estera. Due mesi fa, subito dopo la visita di Giorgia Meloni nella residenza privata di Donald Trump a Mar a lago, la firma del contratto fra l’Italia e Starlink sembrava imminente. Al momento un accordo pluriennale e plurimiliardario con la società di Elon Musk non soltanto non esiste, ma non pare neppure così necessario. I mercati finanziari si sono esaltati attorno al titolo di Eutelsat, multinazionale francese che da un paio di anni ha assorbito la britannica Oneweb, una costellazione satellitare a basa quota simile a Starlink, seppur non altrettanto numerosa. Eutelsat/Oneweb potrebbe subentrare a Starlink in Ucraina se Musk dovesse ricevere ordine da Trump di interrompere l’assistenza al governo di Kiev, peraltro non gratuita, ma regolata da una intesa onerosa. Questo dimostra il colossale conflitto di interessi del genio Musk: ecclettico imprenditore, sviluppatore di progetti statali, finanziatore in campagna elettorale di Trump, membro dell’amministrazione Trump. Il governo italiano voleva (vorrebbe) utilizzare Starlink per le comunicazioni e le operazioni riservate per le strutture di intelligence, diplomatiche e soprattutto militari, in attesa che, con i suoi ritardi, si compia il programma europeo Iris 2.

 

Le posizioni geopolitiche cambiano con il cambiare delle stagioni. Oggi scegliere Musk vuol dire schierarsi con Trump e staccarsi, con pesanti conseguenze, dal cordone ombelicale dell’Unione europea, dunque il governo Meloni s’è fatto più riflessivo e non esclude di potersi affidare ai francesi di Eutelsat. Quanto a Starlink, una nota della presidenza del Consiglio per l’Espresso riassume in maniera dettagliata l’intera vicenda e introduce due importanti novità: "A partire dalla fine del 2023, Space X (capogruppo di Starlink, ndr) ha presentato al governo una proposta di collaborazione nel settore delle comunicazioni satellitari sicure, basata sulla costellazione Starlink che consente comunicazioni protette a livello nazionale e planetario e che ha dimostrato notevoli potenzialità nel corso del conflitto in Ucraina. Questi servizi possono avere utile impiego nel contribuire a garantire comunicazioni sicure a varie tipologie di utenti governativi. A valle della proposta di Space X sono state avviate delle interlocuzioni, informali ed esplorative, in linea con le normali attività ricognitive del governo, per delineare meglio i parametri della proposta dell’azienda statunitense. Concluso questo processo di scambio informativo con Space X, si sta procedendo ad un’istruttoria interna per verificare l’effettivo interesse ai servizi proposti". Primo punto: l’interesse è ancora dubbio. Queste le due importanti novità: "Qualora questo interesse fosse confermato si procederà a un processo di valutazione più formale, con il coinvolgimento, per esempio, anche del Parlamento e del Consiglio Supremo di Difesa". Discuterne con il Parlamento, perciò coinvolgere le opposizioni e discuterne in Consiglio supremo di difesa, perciò al tavolo con al centro il presidente della Repubblica. Perché legarsi a Musk per cinque anni per oltre 1,5 miliardi di euro, e far implodere la competizione in Europa, richiede più attenzione che attivare la rete in fibra a casa. Ne vale davvero la pena? Il governo preferisce non saperlo. Tutta questa incertezza su Starlink, come racconta il servizio de l’Espresso da domani in edicola, sta innervosendo parecchio Elon e i suoi lobbisti. O presunti tali.

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