Il divieto di un terzo mandato consecutivo per il presidente della Giunta regionale rappresenta "un principio fondamentale in materia elettorale, ai sensi dell’articolo 122, primo comma, della Costituzione". È la motivazione di fondo della sentenza con cui, lo scorso 9 aprile, la Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Campania che prevedeva la possibilità di un terzo mandato consecutivo.
Secondo la Corte Costituzionale, si tratta di una "scelta discrezionale del legislatore volta a bilanciare principi contrapposti, e a fungere da correttivo di sistema rispetto all’elezione diretta di un organo monocratico, di cui rappresenta un contrappeso ragionato". Per i giudici, il divieto del terzo mandato consecutivo è un limite pensato per bilanciare il potere attribuito al presidente eletto direttamente dai cittadini e per evitare eccessive concentrazioni di potere.
La Corte sottolinea che questo limite non attiene alla forma di governo regionale, che è materia demandata agli statuti, ma rientra nella disciplina elettorale, di competenza del legislatore statale. Di conseguenza, le Regioni non possono derogare a questo principio, nemmeno con proprie leggi successive.
Nel caso della Campania, il divieto era già stato riconosciuto e applicato dalla legge elettorale regionale del 2009. La norma del 2024 che ne ha previsto la deroga – escludendo dal conteggio i mandati già svolti – ha quindi introdotto una violazione diretta del principio, consentendo di fatto un terzo mandato consecutivo al presidente uscente.
La Consulta ha anche chiarito che la mancata impugnazione di leggi simili in altre Regioni da parte del Governo non impedisce comunque di sollevare il tema della loro legittimità in altre sedi.