Come annunciato, la proposta leghista del terzo mandato per i governatori di Regione è finita su un binario morto. Dopo il “no” degli scorsi giorni di Fratelli d’Italia, e considerata la storica contrarietà di Forza Italia, ora il tramonto del terzo mandato è stato certificato dalla bocciatura in commissione Affari costituzionali del Senato dell’emendamento ripresentato dal Carroccio al ddl sui consiglieri regionali.
Solo cinque i voti favorevoli: tre della Lega, uno di Italia viva e l’altro del rappresentante delle autonomie. Quindici i contrari e due gli astenuti: il presidente della commissione Alberto Balboni e il senatore Domenico Matera, entrambi di Fratelli d’Italia. La bocciatura era ampiamente prevista e anticipata dalle dichiarazioni degli scorsi giorni: non solo dei forzisti, ma soprattutto da parte di big di FdI come Ignazio La Russa. Ora partirà la corsa ai nomi che si candideranno al posto di quei presidenti di Regione - Luca Zaia in Veneto e Vincenzo De Luca in Campania - che non potranno presentarsi per una terza volta.
Per Antonio Tajani la bocciatura non cambia "assolutamente nulla" nei rapporti tra gli alleati. "Non è che il centrodestra si fonda sul terzo mandato - ha spiegato - siamo un'alleanza politica a differenza della sinistra che a volte è un'alleanza elettorale. La nostra coalizione si basa su accordi politici. Il terzo mandato è una regola che può piacere a qualcuno, puo' non piacere ad altri, ma se una coalizione si reggesse sul terzo mandato sarebbe veramente una coalizione ridicola. Noi andiamo sempre assieme, siamo uniti dal 1994, quindi non e' il tema del terzo mandato. Siamo partiti diversi, abbiamo idee diverse. Il centrodestra non e' una caserma: si può essere favorevoli al terzo mandato, contro il terzo mandato, ma non ha nulla a che vedere con la coesione del centrodestra o con il governo", ha concluso il leader di Forza Italia.
Era stato il senatore leghista leghista Paolo Tosato a spiegare i motivi per cui si è scelto di ripresentare una proposta bocciata già in partenza: “L'abbiamo depositato perché questa rimane la nostra posizione” anche se “consapevoli che le posizioni all'interno della maggioranza non sono univoche e che attualmente le possibilità che venga accolto, che trovi i voti, sono ancora oggi molto risicate, ma noi la nostra battaglia la portiamo avanti fino in fondo per non lasciare nulla di intentato”.
La prima reazione è arrivata dal ministro per gli Affari regionali, il leghista Roberto Calderoli: "La nostra posizione è assolutamente evidente, è la quinta volta che presentiamo l'emendamento, c'era stata anche un'ipotesi di un potenziale accordo che non si è trovato e con amarezza devo dire che oggi è stato bocciato per la quinta volta. Comunque io ritengo che il terzo mandato sia giusto non solo a livello delle Regioni e Provincie a statuto speciale, ma anche per quelle ordinarie".
Per Francesco Boccia del Partito democratico, il voto è la "conferma delle divisioni della maggioranza". "Quello che abbiamo sostenuto ieri e oggi è stato confermato con il voto sull'emendamento che riproponeva il terzo mandato per le cariche monocratiche: la maggioranza è divisa e i dispetti tra i partiti della destra continuano - ha detto il capogruppo dei senatori dem -. Oggi Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno lasciato che la Lega andasse a sbattere contro il voto contrario della maggioranza della commissione Affari costituzionali. L'ipotesi del terzo mandato è definitivamente affossata ma le tensioni dentro la compagine di governo continuano. Siamo di fronte ad un Suk in cui si barattano promesse e ipotesi di riforme che dopo quasi tre anni però restano al palo: vale per l'Autonomia differenziata, vale per il premierato, vale per la separazione delle carriere dei magistrati che stiamo discutendo in Senato ma che non è prevista nel calendario della Camera delle prossime settimane. E intanto il Paese affonda e il Parlamento viene umiliato dalla decretazione d'urgenza e dai voti di fiducia che sono l'unico modo di questa maggioranza per andare avanti".