Politica
10 luglio, 2025Perché dietro il bacio di velluto con cui l’ad di Mediaset ha accarezzato il governo, c’è il colpo di telefono – o meglio, il “pizzino” – partito da Palazzo Chigi. Un’operazione di restyling mediatico travestita da “libera opinione”
Secondo i beninformati, sarebbe stata proprio la premier a cercare un segnale di sostegno pubblico. Non bastano più i sorrisi di Salvini nelle conferenze stampa, le pacche sulle spalle in Consiglio dei ministri, le rassicurazioni sui talk show di seconda serata. Serviva il sigillo di Arcore, serviva la benedizione dell’erede del Cav. E Pier Silvio, con la freddezza di un manager e il sorriso da poster, ha detto sì.
Perché? Perché il governo traballa. I numeri dell’economia fanno paura: crescita piatta, export in calo, PNRR ai titoli di coda e i cantieri che si aprono soltanto a metà. Per non parlare dei dazi dell'alleato e “amico” sovranista Trump in arrivo. E poi ci sono le ultime elezioni in giro per l'Italia dei mesi scorsi che hanno lasciato sul tavolo una verità inconfessabile: l’onda lunga meloniana si è fermata. Non si parla più di “Giorgia pigliatutto”, ma di Giorgia che trattiene la baracca con le unghie e con le unghie cerca di fermare la Lega che tenta di risalire nei sondaggi, Forza Italia che si riposiziona e i centristi che sognano nuovi inciuci.
Così è partita la missione “compattezza”. E Pier Silvio ha prestato la sua voce. “Il governo Meloni sta lavorando bene”, ha detto. Parole che in apparenza non spostano i voti, ma parlano agli investitori, ai palazzi romani, ai direttori dei giornali e, soprattutto, agli elettori moderati: “tranquilli, la famiglia Berlusconi è ancora qui, e Giorgia non è sola”.
Il retroscena più velenoso? Che l’appello all’unità del centrodestra non sia arrivato per caso, ma perché Meloni teme più gli alleati che l’opposizione. Salvini scalpita e Tajani fa il doroteo d’altri tempi tanto che attraverso lo Ius Scholae sembrava voler preparare qualcosa di nuovo per il dopo-Meloni. Almeno fino allo stop arrivato direttamente da Arcore. Se qualcuno pensava che la famiglia Berlusconi sarebbe rimasta neutrale, si sbagliava: ad Arcore hanno deciso che, almeno per ora, conviene ancora puntare sulla premier.
E intanto, mentre si celebra la “luna di miele” rinnovata tra Meloni e Berlusconi Jr., la realtà fuori dai palazzi è un’altra. Gli italiani pagano bollette sempre più care, i supermercati battono scontrini da infarto, le imprese lamentano credito difficile e tasse che tornano a correre. Ma nei talk show va in onda un Paese dove “tutto va bene, madama la marchesa”. Tanto che qualcuno si spinge addirittura a parlare di premi Nobel per l'economia. Perché in Italia la politica è una fiction. E chi controlla il telecomando decide anche la trama. Pier Silvio lo sa. Giorgia pure. E in questa stagione, almeno per ora, conviene a entrambi recitare la parte del “volemose bene”. Domani? Si vedrà.
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