Dopo un breve stop ai lavori per l’assenza del numero legale, il Senato ha approvato l’articolo 2 del disegno di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati che interviene sull’articolo 102 della Costituzione, secondo cui “la funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme sull'ordinamento giudiziario”, aggiungendo che “disciplinano altresì le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti”.
È uno dei punti principali della riforma della Giustizia tanto cara al governo Meloni, che punta a separare rigidamente le strade di procuratori e giudici. Ieri - 2 luglio - c’era stato il primo passaggio, con l’approvazione dell’articolo 1 del ddl 1353 che attribuisce al presidente della Repubblica il potere di presiedere entrambi i Csm, che vedrebbero la luce se la riforma dovesse essere approvata in via definiva: uno per la magistratura requirente e un altro, distinto, per quella giudicante, coordinati da un’Alta corte. La riforma è stata approvata dalla Camera dei deputati lo scorso 16 gennaio. Essendo una riforma costituzionale, dopo un’eventuale approvazione definitiva del Senato si dovrà fare un secondo passaggio, non prima di tre mesi, in entrambi in rami del Parlamento. Ma non è scontato che il testo venga approvato da Palazzo Madama così come licenziato da Montecitorio anche se, per ora, tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni sono stati bocciati.
Dopo l’approvazione dell’articolo 2, i senatori sono passati a esaminare l’articolo 3 che, insieme al quarto, è il vero cuore della riforma: sostituirebbe integralmente l’articolo 104 della Costituzione con la seguente dicitura: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere ed è composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente”.