Politica
4 luglio, 2025Sotto accusa, con una lettera di chiarimenti della Commissione Ue, il passaggio dell'ad Giampiero Strisciuglio da una società all’altra. Minacciata la procedura d’infrazione. La presa di posizione europea notificata ai ministri Salvini, Tajani e Foti
Inutile illudersi: prima o poi una lettera simile da Bruxelles sarebbe arrivata. Troppo smaccato l’aggiramento delle regole e troppo deboli le giustificazioni per una nomina che sbatteva clamorosamente con la logica. Ecco allora che la Commissione europea chiede spiegazioni precise sul passaggio di poltrona di Gianpiero Strisciuglio da quella di amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana a quella, identica, di Trenitalia. Minacciando sanzioni. La lettera è arrivata il 27 giugno al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e ai suoi colleghi degli Esteri Antonio Tajani e degli Affari europei Tommaso Foti dalla Direzione generale della mobilità e dei trasporti della Commissione. E l’oggetto è inequivocabile: «Possibile inosservanza della direttiva 2012/34/Ue che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico».
La Commissione ricorda innanzitutto che «il 6 marzo 2025 l’assemblea degli azionisti di Trenitalia ha nominato come amministratore delegato il nuovo consigliere Gianpiero Strisciuglio, amministratore delegato uscente del gestore dell’infrastruttura Rete ferroviaria italiana, anch’esso integrato in Fs». Per questo vuole chiarimenti su questa nomina sospettando che «il trasferimento di un dirigente di alto livello dalla posizione di amministratore delegato del gestore dell’infrastruttura verticalmente integrato alla posizione di amministratore delegato del principale operatore ferroviario all’interno dello stesso gruppo» sia in evidente contrasto con le normative europee. Con la ovvia precisazione che «in assenza di una risposta soddisfacente alle domande rivolte nella lettera su questa vicenda, «la Commissione può decidere di avviare un procedimento di infrazione», l’ennesimo nei confronti dell’Italia, «a norma dell’articolo 258 del trattato per attuazione non corretta della direttiva» sulle ferrovie.
Il passaggio di Strisciuglio da Rfi a Trenitalia, voluto a tutti i costi da Salvini nel tentativo (finora ancora decisamente lontano dall’avere successo) di dare una sistemata alla non soddisfacente situazione del servizio ferroviario, aveva fatto abbondantemente discutere. La ragione è che l’operazione cozzava in modo evidentissimo con un provvedimento legislativo dello stesso governo italiano. Si tratta del comma 7 dell’articolo 11 del decreto legislativo 15 luglio 2015, numero 112, emanato proprio in seguito alla direttiva europea di ora la Commissione rivendica il pieno rispetto. Dice testualmente quel comma: «I responsabili dell'adozione di decisioni sulle funzioni essenziali non possono ricoprire, per un periodo di ventiquattro mesi da quando cessano nelle proprie funzioni, alcun ruolo all'interno delle imprese ferroviarie operanti sulla relativa infrastruttura». Un periodo di decantazione necessario, allo scopo di evitare conflitti d'interessi che possano danneggiare gli altri operatori.
I cinque punti che Salvini dovrà chiarire
Per oltrepassare questa barriera insormontabile, si era arrivati a produrre pareri che hanno dell’incredibile, secondo i quali l’amministratore delegato di Rfi non avrebbe mai assunto durante il suo mandato «decisioni sulle funzioni essenziali» dell’azienda che amministrava. Fra le cinque questioni che Salvini dovrà chiarire c’è anche questa. Prima di tutto, però sarà necessario «spiegare in che modo tale nomine può conciliarsi con l’articolo 7 bis, paragrafo 2 (della direttiva, che prevede l’assoluta indipendenza del gestore dell’infrastruttura, ndr) e se sono state adottate misure per garantire l’assenza di conflitti d’interesse compresa, ad esempio, l’applicazione di un eventuale periodo di incompatibilità». A Bruxelles vogliono poi sapere se «l’organismo di regolazione, (l’autorità dei trasporti, ndr) è stato consultato preliminarmente e successivamente alla nomina in merito alla compatibilità di tale trasferimento con la normativa Ue e italiana vigente». Ma anche se lo statuto di Trenitalia «contiene disposizioni che rispecchiano quelle incluse nello statuto di Rfi per quanto riguarda il divieto di determinate nomine a livello dirigenziale». Il riferimento è alla norma del 2015 che vieta per un periodo di due anni a chi gestisce l’infrastruttura il trasferimento alla guida della società di trasporto. Infine la Commissione chiede di spiegare «la logica dell’introduzione» della cosiddetta «regola di priorità» nell’assegnazione delle tracce che per i tecnici di Bruxelles «potrebbe comportare una discriminazione nei confronti di nuovi operatori». Già che ci sono, altro sale sulle ferite.
La risposta di FS all’articolo
Il gruppo FS ha provveduto ad effettuare una istruttoria approfondita e solida prima di intraprendere la scelta di nominare l’ing. Strisciuglio alla guida di Trenitalia dopo essere stato AD di RFI.
L’organizzazione adottata nel tempo dalle società del Gruppo ha garantito quanto prescritto dalle norme vigenti e reso possibile tale incarico.
Il gruppo FS e le società controllate renderanno disponibili alle autorità competenti tutti gli elementi utili alla chiara rappresentazione del processo e delle decisioni adottate.
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