Politica
1 agosto, 2025Con un'importante sentenza, i giudici del Lussemburgo si sono espressi sul punto su cui si era incagliato il protocollo con Tirana sui migranti. Con una conseguenza: gli hub al di là dell'Adriatico non potranno funzionare a pieno regime
“Uno Stato membro non può includere nell'elenco dei Paesi di origine sicuri” un Paese che "non offra una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione”. Con un’importantissima sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, i giudici del Lussemburgo danno torto al governo italiano e mettono una forte ipoteca sul pieno funzionamento protocollo Italia-Albania sui migranti.
Pensato inizialmente come base per creare hub al di là dell’Adriatico per le procedure accelerate di frontiera, dopo una serie di mancate convalide dei trattenimenti da parte di diverse corti europee – prima la sezione Immigrazione del tribunale di Roma e poi anche le Corti d’appello, nonostante l’intervento in corsa del governo per modificare la competenza – l’esecutivo aveva scelto di trasformare i contestati centri per migranti in Albania in semplici Cpr.
Il braccio di ferro con la magistratura ruotava attorno alla definizione di “Paese sicuro”, su cui oggi si sono espressi – con una sentenza che si poterà dietro non poche polemiche – i giudici del Lussemburgo: il governo Meloni aveva aggiornato la propria lista a ottobre del 2024, allegando quell’elenco inizialmente incluso in un decreto interministeriale (fonte secondaria) in un decreto-legge (fonte primaria), aggiungendoci poi Stati “sicuri” – come per esempio Bangladesh ed Egitto – anche se non in tutto il territorio nazionale e per tutte le categorie della popolazione. Per questo, i magistrati italiani non avevano convalidato la maggior parte dei trattenimenti.
Nello scegliere lo strumento del decreto, secondo il governo “il giudice” non avrebbe potuto “disapplicare” la nuova norma, come aveva spiegato a fine ottobre il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in conferenza stampa. Ma oggi – primo agosto –, al di là dei criteri per definire “sicuro” un Paese (in tutto il territorio nazionale, per ogni categoria della popolazione) dice un’altra cosa fondamentale. E cioè che uno Stato europeo “può designare Paesi d’origine sicuri mediante atto legislativo, a patto che tale designazione possa essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo”. Smentendo, per la seconda volta, il governo.
Le conseguenze politiche, per l’Italia, sono semplici: fin quando non entrerà in vigore quel regolamento, gli hub in Albania non funzioneranno a pieno regime.
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