Politica
17 ottobre, 2025La lettera degli eurodeputati dem insieme a 55 colleghi contro il progetto voluto dal governo Meloni, "un sistema di gestione delle migrazioni che non rispetta la giurisdizione europea, con rimpatri direttamente dal territorio albanese, in violazione del diritto Ue"
Il progetto dei Cpr in Albania potrebbe arrivare in Europa. Non come modello, come ventilato tante volte dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma perché ora oltre 50 eurodeputati — tra cui Alessandro Zan e Cecilia Strada del Partito democratico — chiedono che “la Commissione europea agisca contro le gravi violazioni governo italiano in Albania, anche avviando una procedura d’infrazione”.
Nella lettera, sottoscritta da 57 europarlamentari di diverse nazionalità e schieramenti (S&D, Greens, The Left), con tutti i partiti dell'opposizione italiana, chiedono che il commissario per gli Affari interni e le migrazioni Magnus Brunner “non faccia orecchie da mercante: Giorgia Meloni in Albania ha violato il diritto europeo come denunciamo da mesi con interrogazioni parlamentari, e la Commissione ammette che ne è al corrente. Ora ci aspettiamo misure concrete”.
I Cpr in Albania sono, in realtà, una deviazione rispetto al costoso progetto originario del governo Meloni, che inizialmente aveva previsto di esternalizzare al di là dell’Adriatico le procedure accelerate di frontiera. Ma dopo diverse pronunce della magistratura italiana, che non ha convalidato la maggior parte dei trattenimenti dei migranti, e dopo la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea sui “Paesi sicuri”, l’esecutivo italiano ha deciso di trasformare i centri di Shëngjin e Gjadër in centri di permanenza per il rimpatrio.
Un progetto comunque ritenuto in violazione del diritto europeo, secondo Zan e Strada. “Il governo Meloni ha creato un sistema di gestione delle migrazioni che non rispetta la giurisdizione europea, con tanto di rimpatri direttamente dal territorio albanese, in violazione del diritto dell'Unione. Il modello imposto dal governo italiano mina lo Stato di diritto — si legge nella lettera —, è costosissimo e crea una pericolosa 'zona grigia' fuori dal perimetro della legalità europea dove le persone migranti vengono private delle tutele previste dalla Carta dei diritti fondamentali e dalle convenzioni internazionali”.
La Corte di giustizia Ue, ricordano gli eurodeputati, “ha già confermato l'incompatibilità di questo modello col diritto dell'Unione, e ora anche la Corte di Cassazione italiana ha chiesto un pronunciamento sulla legittimità dei Cpr in Albania”, spiegano. Zan, Strada e colleghi sottolineano che la Commissione, pur a conoscenza delle operazioni anche grazie a diverse loro interrogazioni, si sia finora limitata a dichiarare di monitorare il rispetto delle norme. “Un atteggiamento inaccettabile che rischia di tradursi in una complicità per inerzia. La Commissione deve difendere i trattati, non fare da spettatrice a queste continue ed evidenti violazioni. È tempo che la Commissione agisca, adottando misure concrete. In ballo non ci sono solo i diritti delle persone migranti, ma la credibilità stessa dell'Unione europea come spazio di libertà, democrazia e diritto”, concludono.
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