Politica
11 settembre, 2025"Non si espone, ma ha riaperto alcuni canali, e soprattutto non si è tirato indietro quando gli è stato chiesto di tornare a parlare in pubblico"
«Non conta nulla». Così, con tre parole secche, Mario Draghi ha descritto l’Europa nel suo discorso al Meeting di Rimini. Un attacco inusuale nei toni per una figura notoriamente cauta. Ma quel giudizio ha fatto più rumore di tanti comizi. Perché dentro quelle parole molti hanno letto molto più di una semplice riflessione geopolitica. Draghi ha certificato la fine dell’illusione che l’Europa possa esercitare un ruolo solo in virtù del proprio peso economico. Parole che, secondo fonti politiche di primo piano, si inseriscono in una strategia di rientro in scena, con un orizzonte preciso: il Quirinale.
La sua presenza a Rimini, su invito del Meeting, è stata accompagnata da un’attesa silenziosa nei palazzi romani. Non era solo il Draghi delle analisi. Era il Draghi che, da mesi, ha ripreso una fitta agenda di incontri privati, confronti con think tank, apparizioni selezionate. A maggio, in Portogallo, aveva parlato di competitività e debito comune. Ma a Rimini ha alzato il tiro: non più consigli, ma sentenze. «Sta costruendo un profilo da grande arbitro», confida una fonte di governo. E non è un mistero che nel 2022, in piena crisi della maggioranza che lo sosteneva, Draghi avesse guardato con interesse al Quirinale. Un’ambizione che si è infranta sulla fragilità del sistema parlamentare, sull’impossibilità di costruire un consenso trasversale, e su una certa inesperienza politica nel maneggiare la tela dei voti segreti. Oggi, però, il quadro è diverso.
A Palazzo Chigi, dove Giorgia Meloni ha consolidato la propria leadership, non si fanno nomi ufficiali. Ma nei colloqui riservati si ragiona già da mesi sul dopo-Mattarella. La premier – raccontano coloro che le sono vicino – non intende «farsi trovare impreparata» come nel 2022. In questa cornice, la figura di Draghi riemerge come opzione silenziosa, ma potenzialmente dirompente. Non fa parte del centrodestra, ma non è ostile. Ha un rapporto consolidato con Giancarlo Giorgetti e con Alfredo Mantovano. E con Meloni, raccontano, il legame personale è cresciuto proprio dopo la fine del suo governo.
La domanda è una sola: Draghi ci sta pensando davvero? La risposta, da chi lo frequenta, è prudente. «Non si espone, ma ha riaperto alcuni canali, e soprattutto non si è tirato indietro quando gli è stato chiesto di tornare a parlare in pubblico». Per chi conosce i codici della politica romana, è più che un segnale.
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