Politica
17 settembre, 2025Articoli correlati
Gli stage degli studenti nelle aziende sono costati 4 morti e oltre 600 feriti. E mentre i numeri peggiorano, un decreto legge abbassa l’età per accedervi ad appena 15 anni
Lorenzo lavorava pur non essendo un lavoratore. Né la scuola né l’azienda hanno seguito i protocolli che servivano a proteggerlo». A parlare è Elena Dentesano, madre di Lorenzo Parelli, lo studente di 16 anni che il 21 gennaio 2022 ha perso la vita nell’azienda meccanica Burimec, vicino a Udine, schiacciato da una trave di acciaio. Era l’ultimo giorno del suo stage nell’ambito del percorso per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto), l’ex alternanza scuola-lavoro. Lo stesso anno persero la vita in Pcto altri due coetanei, il sedicenne Giuseppe Le Noci e il diciottenne Giuliano De Seta. Tre anni dopo, si continua a morire o a rimanere feriti durante le attività scolastiche che dovrebbero essere mirate alla formazione degli studenti.
Fino a marzo 2025, secondo i dati diffusi dall’Inail, durante il cosiddetto Pcto sono morti quattro studenti e sono stati denunciati circa 600 infortuni. Per Elena Dentesano, che insieme al marito Dino e alla Regione Friuli Venezia Giulia ha realizzato la “Carta di Lorenzo”, un manifesto per promuovere la sicurezza nei luoghi di studio e di lavoro, è necessario che le aziende investano maggiori risorse e attenzione nella formazione, ma anche che intervengano con un cambiamento culturale. «L’esperienza del Pcto dovrebbe essere funzionale agli studenti e al loro apprendimento, non alle aziende. Come società dobbiamo affrontare un percorso lungo e difficile per dare priorità alla persona e non al profitto. Ma siamo ancora molto lontani da questo».
Come altri coetanei, Lorenzo Parelli seguiva un piano formativo che secondo i genitori non è stato rispettato e non era adeguatamente seguito né dal tutor scolastico né da quello aziendale, come riconosciuto dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Udine. Proprio la figura del tutor è centrale nella prevenzione dei rischi, spiega Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inail: «In mancanza di un opportuno monitoraggio gli studenti incorrono nel rischio di solitudine, ma soprattutto nel rischio di infortuni, spesso nascosto a chi è estraneo al sistema produttivo».
Al contempo l’azienda è chiamata a garantire standard di tutela degli studenti che dovrebbero essere la norma: «Il datore di lavoro non è obbligato ad accogliere i ragazzi in Pcto – dice Loy – Se lo fa, da una parte ha la convenienza di poter individuare figure che in futuro potranno essere utili all’impresa, dall’altra sa che deve rispettare esattamente le stesse regole previste per i lavoratori in termini di sicurezza».
Da quando nel 2023 la tutela dell’Inail è stata estesa agli studenti di ogni ordine e grado, compresi quelli coinvolti in attività formative e in Pcto, l’aumento delle denunce raccolte dall’ente è stato progressivo. Questa estensione permette di raccogliere dati relativi agli infortuni a scuola, in stage e in tirocinio che prima del 2023 non venivano registrati e che restituiscono ora una situazione problematica.
Nel 2024 le denunce per infortuni nei confronti degli studenti sono state 77.883, in aumento di quasi l’11 per cento rispetto al 2023. Nei primi tre mesi di quest’anno se ne contano 25.797, il 2 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Tuttavia, non tutte le denunce presentate sono state accolte dall’Inail. Se per i lavoratori gli infortuni riconosciuti corrispondono a circa l’85 per cento di quelli segnalati, per quanto riguarda gli studenti questa percentuale si abbassa.
Mentre l’aumento degli infortuni si infittisce, la Camera dei deputati ha di recente approvato il decreto legge sull’attuazione delle misure del Pnrr per la scuola che prevede, tra le altre cose, la possibilità di avviare i Pcto negli istituti tecnici già a partire dal secondo anno. In questo modo gli studenti potranno entrare in azienda già a 15 anni. Per la Cgil, la riforma degli istituti tecnici di cui questa misura fa parte rappresenta «una sostanziale deriva dell’istruzione tecnica verso l’addestramento professionale, testimoniata dall’anticipo del Pcto e dei percorsi di apprendistato di primo livello al secondo anno, quando si è ancora in obbligo scolastico».
È d’accordo Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi: «Il modello di scuola che il governo ha in mente emerge anche da questo decreto, e cioè una scuola che non deve servire a formare cittadini, ma ingranaggi della macchina produttiva». Per uno dei principali sindacati studenteschi in Italia, il Pcto va completamente ripensato all’interno dei laboratori scolastici, fuori dalle logiche di produzione: «Non possiamo pensare di mandare studenti in azienda a fare il lavoro che altrimenti farebbe un operaio correttamente retribuito, troppo spesso invece accade questo – sostiene Notarnicola – Uno strumento che legittima lo sfruttamento minorile e che è in grado di produrre morti in modo sistematico va abolito».
Il governo intanto prova a rispondere ancora una volta con la prevenzione nelle scuole. Oltre alla formazione sulla sicurezza già prevista per gli studenti in Pcto, a marzo è entrata in vigore una legge che intende fornire conoscenze di base in materia di sicurezza sul lavoro, nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica. L’obiettivo, secondo Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati, è formare i futuri lavoratori e datori di lavoro attraverso «un approccio esperienziale. È infatti previsto l’intervento nelle scuole di testimoni diretti, vittime di infortuni o malattie professionali, oppure familiari di persone che hanno perso la vita sul lavoro».
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