Politica
18 settembre, 2025La campagna d'autunno del leader leghista è già cominciata con il suo armamentario collaudato: tasse, condoni, giustizia sociale “alla padana”
Ufficialmente, la linea resta quella dell’unità. Ma sotto la superficie, la campagna d’autunno di Matteo Salvini è già partita. E non contro le opposizioni. Il segretario della Lega ha riaperto il dossier della pace fiscale, ha rilanciato il tema degli extra-profitti e ha rimesso in moto la macchina propagandistica con il suo armamentario collaudato: tasse, condoni, giustizia sociale “alla padana”.
Obiettivo dichiarato: riconquistare voti. Obiettivo non dichiarato: mettere pressione su Giorgia Meloni e provare a tornare il secondo partito della coalizione, davanti a Forza Italia.
Un’operazione che, come spiegano in ambienti leghisti, ha un secondo fine tutt’altro che marginale: farsi trovare pronto nel caso Giorgia Meloni decidesse di staccare la spina al governo anzitempo. Una possibilità che, seppure smentita da Palazzo Chigi, viene ormai discussa apertamente anche nei corridoi della Lega. «Se si votasse nel 2026, la Lega dovrebbe tornare a essere centrale», spiegano dal gruppo dirigente lombardo. E per farlo, il leader ha deciso di tornare alla formula classica: temi concreti, parole d’ordine semplici, attacchi indiretti alla premier.
Il messaggio è chiaro: «Meloni parla con l’Europa, noi con gli italiani». La scommessa è riconquistare gli elettori più arrabbiati, quelli che nei sondaggi si rifugiano nell’astensione o guardano con simpatia a figure come Cateno De Luca o ai movimenti “anti-sistema”. Ma è anche una partita interna alla coalizione: accumulare credito nei confronti di Meloni, che oggi detta l’agenda ma che – avvertono dalla Lega – potrebbe aver bisogno della Lega più di quanto non appaia.
Non è un caso che proprio nelle ultime settimane Salvini abbia aumentato la sua esposizione pubblica su temi che dividono la maggioranza. La pace fiscale è uno di questi: Meloni la teme, soprattutto dopo gli attacchi subiti in Europa e il pressing di Bruxelles sui conti. Stessa cosa sugli ex traprofitti bancari: tema popolare, ma osteggiato da Forza Italia e guardato con freddezza da FdI.
Nel frattempo, la Lega lavora sul profilo dei candidati per le regionali, sulla struttura territoriale (in particolare al Sud) e sui social. E se si dovesse votare prima, Salvini vuole farsi trovare con il motore acceso. A patto che i governatori (Zaia e Fedriga in primis) non alzino la voce.
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