Politica
24 settembre, 2025Federico Gianassi (Pd) ha concluso la sua relazione chiedendo di concedere l'autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovano. Il 30 settembre il voto per decidere se dare (quasi certamente) lo scudo parlamentare
A qualche giorno dal voto in Giunta per le autorizzazioni sul caso Almasri, previsto per il 30 settembre, il relatore Federico Gianassi (Pd) ha concluso la sua relazione e ha chiesto di concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti dei vertici del governo indagati: il ministro della Giustizia Carlo Nordio, quello dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Tra meno di una settimana la Giunta si dovrà esprimere se concedere o meno lo scudo parlamentare ai tre membri del governo. Anche se, verosimilmente, la maggioranza dovrebbe fare quadrato e non concedere l’autorizzazione a procedere.
“La seduta della Giunta” di stamattina — 24 settembre — è stata interrotta e, fa sapere il presidente Devis Dori, “riprende alle 14:30 per la discussione sulla proposta del relatore Gianassi di autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Mantovano e Nordio e il sottosegretario Mantovano”.
Nella sua relazione alla Giunta, Gianassi scrive che “deve affermarsi che i ministri Nordio, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano non abbiano perseguito né un interesse costituzionalmente rilevante né un preminente interesse pubblico, ma abbiano compiuto una scelta di mero opportunismo politico, fondata su timori generici e non suffragati da evidenze concrete, che mostrano la debolezza del governo italiano dinanzi a bande armate che operano all'estero e che violano i diritti umani commettendo crimini internazionale”.
La debolezza “del governo rispetto potenziali ricatti di milizie armate e a ritorsioni — prosegue il relatore — generiche non sono sufficienti per consentire alla Giunta di concedere ai ministri accusati di avere violato la legge l'immunità dal processo penale”. Resta, aggiunge, “la responsabilità politica di avere occultato la natura reale delle decisioni assunte, presentandole al Parlamento come inevitabili conseguenze giuridiche, quando in realtà sono state il frutto di un calcolo politico censurabile e di un cedimento a pressioni esterne. Una condotta che ha minato la credibilità internazionale dell'Italia e la trasparenza interna del rapporto fiduciario tra governo e parlamento”.
Intanto, ieri sono arrivati i chiarimenti chiesti ai magistrati dal centrodestra per comprendere meglio la posizione della capo gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, indagata per “false informazioni”. La tesi sostenuta dalla maggioranza — che Bartolozzi abbia agito “in concorso” e, per questo, da sottoporre anche lei, nonostante attualmente non sia parlamentare, a una richiesta di autorizzazione a procedere — è stata sconfessata dal procuratore di capo di Roma, Francesco Lo Voi, per cui quel che è contestato alla capo gabinetto di via Arenula sarebbe un reato da trattare autonomamente e, quindi, Bartolozzi non sarebbe sottoponibile a scudo parlamentare. A questo punto, il centrodestra potrebbe sollevare un conflitto d’attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale.
Per il capogruppo di Fdi in Giunta per le autorizzazioni, Dario Iaio, "la relazione non è altro che la conseguenza dei pregiudizi che il relatore aveva già espresso nei confronti dei ministri, in particolare del ministro Nordio: in una seduta aveva avuto modo di attaccarlo in maniera molto pesante".
”Questa relazione è la conseguenza della scelta - prosegue- che noi non abbiamo mai condiviso da parte del presidente della Giunta, il quale ha ritenuto di nominare un relatore che si era già espresso in maniera assolutamente negativa, di forte opposizione, di forte pregiudizio nei confronti dei ministri, per cui la relazione è una relazione pregiudizievole che noi non condividiamo né nei toni né nei contenuti"
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