La Giornata mondiale senza tabacco indetta dall’Organizzazione mondiale della Sanità si avvicina. In attesa della sua celebrazione il 31 maggio - per la nuova edizione è stato scelto il claim “Giù la maschera” (“Bright products. Dark intentions. Unmasking the Appeal”) - anche l’Italia si confronta con una realtà preoccupante: sebbene il numero di fumatori sia in calo, le nuove generazioni sembrano più vulnerabili che mai. Con l’avvento delle sigarette elettroniche usa e getta, i giovani sono esposti a rischi insidiosi, spesso sottovalutati
I numeri del fumo in Italia
Secondo l'Istituto superiore di sanità, nel 2023 il 24% della popolazione italiana adulta (circa 10,5 milioni di persone) era fumatore. Ma sono i più giovani a destare maggiore preoccupazione: il 30,2% dei giovani tra i 14 e i 17 anni infatti utilizza almeno un prodotto contenente nicotina, tra sigarette tradizionali, tabacco riscaldato e sigarette elettroniche. Le sigarette elettroniche e i dispositivi a tabacco riscaldato di fatto stanno cambiando il volto del tabagismo. Talvolta proposti persino come strumenti per smettere di fumare, questi prodotti stanno di fatto attraendo una nuova generazione di consumatori, in particolare adolescenti. Cosa, quest’ultima, peraltro ben nota alle multinazionali del tabacco, che da anni hanno tamponato le perdite nella vendita di prodotti tradizionali a base di tabacco con l’introduzione di e-cig e simili. A fare il resto ci pensano poi gli aromi, il packaging colorato e la facile reperibilità online, he insieme contribuiscono a normalizzare un’abitudine che resta pericolosa. I dati Iss diffusi lo scorso anno ci raccontano poi anche altro: tra i teenager si è registrato un raddoppio dei casi di policonsumo, ovvero dei giovani che fumano sia sigarette tradizionali che i nuovi prodotti elettronici.
Fumo, tumori e malattie cardiovascolari: rischio diretto
Puntare il dito contro il fumo significa evidenziare il collegamento diretto tra l’uso di tabacco e l’aumento del rischio di sviluppare tumori, malattie respiratorie e cardiovascolari. Come sottolinea l’Associazione italiana di oncologa medica (Aiom) il tabagismo infatti è responsabile di almeno 27 patologie. In particolare, il carcinoma del polmone è il più letale, con oltre 35.000 decessi annuali in Italia, rappresentando il 90% dei casi diagnosticati. Basti pensare che nel 2023 le nuove diagnosi di carcinoma polmonare sono state quasi 40 mila. Altre forme di cancro correlate al fumo includono tumori alla bocca, esofago, laringe, pancreas, reni e vescica. A queste si aggiungono patologie cardiovascolari e respiratorie croniche, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), che riducono sensibilmente la qualità della vita e generano costi elevatissimi per il Servizio sanitario nazionale che – è bene ricordare – paghiamo tutti noi con il gettito fiscale proveniente dalle tasse.
Morti, invecchiamento e defaillance sotto le lenzuola
Il fumo però non aumenta solo il rischio di sviluppare malattie importanti come i tumori. Ed è il ministero della Salute a sottolineare una cosa molto più impattante: che il fumo di tabacco è proprio una delle principali cause di morte evitabile in Italia, con oltre 93 mila decessi annuali attribuibili al consumo di tabacco, rappresentando circa il 20,6% delle morti tra gli uomini e il 7,9% tra le donne. Tradotto, significa che 93 mila morti ogni anno sono dovuti direttamente al fumo. Letto in altri termini, evitando di fumare oltre 90 mila persone non sarebbero morte. E ancora, un dato che dovrebbe far riflettere gli uomini: il fumo aumenta il rischio di disfunzione erettile, nota anche ai più giovani come “fare cilecca” con il partner. Ce n’è anche per l’altra metà del cielo. Fumare, che sia tabacco tradizionale o meno, fa diventare più brutti. Gli effetti del fumo sulla pelle comprendono, tra gli altri, invecchiamento precoce, aumento delle rughe e perdita di elasticità della pelle.