Il picco stagionale è stato raggiunto nella quarta settimana del 2025, con 17,6 casi ogni 1.000 assistiti. La fascia d’età più colpita è risultata quella dei bambini sotto i 5 anni, con un’incidenza che ha toccato i 43 casi ogni 1.000 nella quarta settimana dell’anno. Per un totale di oltre 16 milioni di casi di sindromi simil-influenzali registrate lungo tutta la stagione influenzale 2024-25. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss), le Regioni maggiormente interessate dall’ondata influenzale della stagione 2024-25 sono state: Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania. Basilicata e Calabria, invece, non hanno attivato la sorveglianza epidemiologica.
Virus influenzali in forte circolazione: positivo il 31% dei tamponi
L’analisi virologica ha confermato l’elevata circolazione dei virus influenzali, con il 31% dei campioni positivi nella terza settimana del 2025. Su 3.023 campioni analizzati, 937 sono risultati positivi all’influenza 742 di tipo A e 195 di tipo B. Oltre ai virus influenzali, sono stati rilevati anche altri patogeni respiratori, tra cui virus Respiratorio Sinciziale (VRS), SARS-CoV-2 (responsabile del Covid), Rhinovirus, Adenovirus e Metapneumovirus.
L’importanza della prevenzione: vaccini sì e in modo adeguato
“Nonostante la grande diffusione del virus influenzale, il sistema sanitario italiano ha mantenuto sotto controllo il tasso di ospedalizzazione, che non ha mostrato impennate significative”, commenta a L’Espresso Massimo Ciccozzi, ordinario di Epidemiologia e Statistica sanitaria presso Università campus biomedico di Roma. “Questo perché i medici di famiglia sono riusciti a capire che in diversi casi all’infezione virale, si poteva essere sostituita una infezione batterica, curabile nei casi più lievi in ambiente domestico con terapia antibiotica”. Quanto riferisce Ciccozzi rappresenta la chiave di lettura dei dati rilasciati da Iss. Infatti si parla di sindromi simil-influenzali e non solo di influenza. In altri termini, “tanti sono stati infettati dal virus dell’influenza, che ha portato a indebolimento del sistema immunitario. Conseguentemente si sono verificate le infezioni batteriche, con sintomi molto sovrapponibili a quelli influenzali”, precisa l’epidemiologo. Basta tutto questo per dare ragione dei 16 milioni e rotti di casi registrati nel nostro Paese? “No”, afferma Ciccozzi, “perché il motivo principale è da ricercare nel limitato numero di vaccinazioni antinfluenzali eseguite lo scorso autunno. In particolare nella fascia fragile degli over-65, ci si è attestati a meno del 50%”.
Comunicazione efficace contro la stanchezza da vaccino
Difficile a crederci, dopo l’esperienza di decenni rispetto all’importanza di questa vaccinazione. Eppure i numeri calano. È questione di “stanchezza vaccinale”, dice il professore. Spiegato in parole semplici, le persone si sono “stancate di sentir parlare di vaccinazioni e in modo non sempre corretto. E quindi non vogliono più vaccinare né se stessi né i propri casi. Come testimonia la drastica riduzione delle vaccinazioni contro il morbillo nei bambini tra zero e quattro anni”. E allora che fare anche in prospettiva della prossima stagione influenzale? Chiosa Ciccozzi senza mezzi termini: “Bisogna comunicare che i vaccini vanno somministrati in modo specifico solo a coloro che ne possono trarre beneficio. E, soprattutto, è necessaria un’educazione rispetto al principio base dei vaccini: servono per limitare i sintomi e le conseguenze di un’eventuale infezione, non per evitare il contagio”.