L’Italia prova a rimettersi in moto, ma la strada per diventare un Paese fisicamente attivo è ancora lunga. I dati 2023-2024 delle sorveglianze Passi e Passi d’Argento, coordinate dall’Istituto superiore di sanità (Iss), mostrano un lieve miglioramento: il 50% degli adulti tra 18 e 64 anni pratica attività fisica a livelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità, tornando così ai valori pre-pandemici. Anche tra gli over 65 si registra un passo avanti: sono il 42% quelli che fanno abbastanza movimento, contro il 35% del biennio precedente.
Sedentarietà e disuguaglianze: un problema ancora diffuso
Ma i segnali positivi si scontrano con un altro dato: quasi un italiano su tre è ancora sedentario. Tra gli adulti la quota è al 27%, mentre tra gli anziani sale al 37% e raggiunge addirittura il 56% tra gli over 85. Un comportamento che ha conseguenze sulla salute e che mostra forti disuguaglianze sociali e geografiche.
Chi ha maggiori difficoltà economiche o un basso livello di istruzione tende a muoversi meno. Lo stesso accade tra le donne e tra chi vive da solo. Ma il divario più marcato è quello territoriale: nel Nord Italia la quota di sedentari è attorno al 16%, al Centro è al 24%, mentre al Sud arriva al 38%. In Calabria supera addirittura il 50%, mentre in Campania, da sempre tra le regioni meno attive, si segnala finalmente un calo.
Secondo l’Iss, dopo un decennio di crescita della sedentarietà, acuita dalla pandemia, oggi si intravede una lenta ma incoraggiante inversione di rotta. La riduzione è stata osservata soprattutto tra i più giovani e le persone con condizioni socioeconomiche migliori.
Un altro dato che fa riflettere riguarda la percezione soggettiva del proprio livello di attività fisica: il 38% delle persone “parzialmente attive” e il 23% dei sedentari credono erroneamente di fare abbastanza movimento. Un’illusione che può ostacolare la prevenzione.
E il sistema sanitario? Ancora troppo timido. Solo 3 adulti su 10 ricevono dal medico il consiglio di fare attività fisica. Tra le persone in sovrappeso si arriva al 37%, tra chi ha malattie croniche al 45%. Tra gli over 65 la situazione è anche peggiore: solo il 27% ha ricevuto una raccomandazione in tal senso, nonostante i noti benefici dell’attività motoria sulla salute e sull’autonomia personale.
L’Italia quindi sta facendo qualche passo avanti, ma servono politiche mirate, maggiore attenzione da parte dei medici e, soprattutto, una cultura del movimento accessibile a tutte le fasce della popolazione.
Lotta all'obesità: il passo importante del parlamento
Ultimo in ordine di tempo, il passo compiuto dal Parlamento nella lotta all'obesità, una delle principali cause della sedentarietà e di malattie croniche. Lo scorso 7 maggio, la Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge dell’On. Roberto Pella (Forza Italia), riconoscendo l’obesità come una malattia. Il provvedimento, che dovrebbe passare all’esame finale del Senato entro il prossimo luglio per poter diventare legge, prevede l’inserimento delle prestazioni per la cura dell’obesità nei livelli essenziali di assistenza, finanziando la prevenzione e promuovendo politiche educative, di sensibilizzazione e di attività fisica, con l’obiettivo di ridurre il fenomeno a livello nazionale.