Più della metà degli incidenti in piscina coinvolge minori sotto i 12 anni. La Società italiana di pediatria offre indicazioni fondamentali per proteggere i più piccoli dai pericoli in acqua

In Italia muoiono ogni anno in media 328 persone per annegamento. Circa 40 sono bambini. I dati preoccupanti dell’Iss

Domani inizia l’estate e con essa cresce l’accesso di grandi e piccoli a piscine, spiagge e corsi d’acqua per rinfrescarsi. Ma attenzione: può aumentare il rischio di annegamenti tra i minori. Il secondo rapporto in via di pubblicazione dell’Osservatorio nazionale sulla prevenzione degli annegamenti, coordinato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), lancia un chiaro allarme: oltre il 12% delle morti per annegamento in Italia riguarda bambini e ragazzi sotto i 18 anni, e più della metà degli annegamenti in piscina colpisce bambini fino a 12 anni. Molti i consigli, semplici e utili per evitare tragedie. Tra cui anche quelli della Società italiana di pediatria (Sip)  per prevenire gli incidenti in acqua, invitando famiglie, educatori e strutture turistiche a prestare massima attenzione.

 

Oltre 40 minori muoiono ogni anno per annegamento

Secondo l’Iss, in base ai dati Istat raccolti tra il 2017 e il 2021, in Italia muoiono ogni anno in media 328 persone per annegamento, e 206 di queste – circa 41 all’anno – hanno tra 0 e 19 anni, pari al 12,5% del totale. I maschi rappresentano ben l’81% delle vittime pediatriche. Il tasso di mortalità per annegamento nella popolazione pediatrica è di 0,4 ogni 100 mila abitanti.

 

Bambini piccoli e adolescenti: le fasce più a rischio

Il rischio di annegamento non cresce in modo lineare con l’età. La fascia 1-4 anni mostra un numero maggiore di decessi rispetto a quella 5-9 anni. Tuttavia, gli adolescenti (15-19 anni) costituiscono da soli il 53,4% degli annegamenti tra 0 e 19 anni. E differentemente a quanto si potrebbe pensare, non è il mare il luogo pericoloso per eccellenza, bensì le piscine domestiche:  il 53% degli annegamenti in piscina riguarda bambini fino a 9 anni. Anche le piscine gonfiabili possono essere fatali per i più piccoli, in particolare per chi ha appena iniziato a camminare. Spesso i più piccoli possono annegare anche in soli 10 centimetri di acqua.

 

Le cause: distrazioni e convinzioni errate dei genitori

Il rapporto dell’Iss sottolinea che una delle principali cause di annegamento è la supervisione inadeguata di bambini e ragazzi da parte degli adulti. Distratti da conversazioni (38%), impegnati a leggere (18%), o a mangiare (17%) o impegnati in conversazioni telefoniche (11%) i genitori rischiano di distrarre l’attenzione dai propri figli che sguazzano in piscina e in mare, ponendo a rischio la loro incolumità.

A questo si aggiungono false credenze molto diffuse tra i genitori di bambini tra 0 e 12 anni:

• Il 48% crede che il bambino piangerebbe o urlerebbe se fosse in pericolo.

• Il 56% pensa che sia il bagnino il principale responsabile della sorveglianza.

• Il 32% ha ammesso di lasciare il bambino da solo in piscina per almeno due minuti.

 

I consigli dell’Iss e della Sip per la prevenzione degli incidenti in acqua

In collaborazione con nove Regioni italiane, l’Iss ha realizzato un video dove il pesciolino Salvo è protagonista nel raccontare in modo semplice e immediato cosa fare e cosa non fare per evitare l’annegamento. 

Ecco quindi i principali consigli dell’Iss utili a prevenire situazioni di emergenza.

• Fare il bagno solo in acque sorvegliate, con personale qualificato.

• Evitare tuffi o bagni in mare mosso o in zone soggette a correnti.

• Controllare la segnaletica e ascoltare le indicazioni dei bagnini.

• Sorvegliare sempre e da vicino i bambini in acqua, soprattutto in piscine domestiche.

• Non tuffarsi dopo aver mangiato o dopo esposizione prolungata al sole.

• Evitare tuffi da scogliere o in aree non conosciute o con fondali non visibili.

 

Dal canto suo la Società italiana di pediatria (Sip), attraverso il proprio sito ufficiale, offre una guida completa alla prevenzione degli incidenti acquatici in età pediatrica.

• Sorveglianza visiva attiva e costante: un adulto responsabile deve vigilare sul bambino senza distrazioni e a distanza ravvicinata.

• Iniziare precocemente l’educazione acquatica: corsi di nuoto e acquaticità già dalla prima infanzia aiutano a sviluppare un corretto rapporto con l’acqua.

• Mai affidarsi esclusivamente a galleggianti o braccioli: non sostituiscono la supervisione attiva.

• Dotare le piscine domestiche di recinzioni di sicurezza: coperture rigide o reti riducono fortemente i rischi.

• Non lasciare mai giocattoli in acqua, perché possono attirare i bambini e portarli a comportamenti pericolosi.

• Parlare con i bambini delle regole di sicurezza in acqua, con un linguaggio adatto alla loro età.

 


 

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