Sostenibilità
28 ottobre, 2025Il report presentato a Roma. A destare preoccupazione, in Italia, è anche il versante climatico: il 2024 è stato l'anno più caldo dal 1961, i ghiacciai alpini subiscono una perdita di massa estremamente rapida mentre l’innalzamento dei mari è costante
L’Europa si conferma al primo posto nell’impegno per il clima. È quanto emerge dall’indagine Ispra e Snpa, che oggi, martedì 28 ottobre, presentano gli ultimi dati europei e nazionali a Roma.
L’impegno europeo si traduce nella riduzione delle emissioni di gas serra e dell’uso di combustibili fossili, mentre la quota di energie rinnovabili è raddoppiata nell’arco di venti anni. Anche sulla qualità dell’aria, sull’economia circolare e sull’efficienza delle risorse sono stati compiuti progressi importanti, raggiunti anche nel campo dell’innovazione, del lavoro verde e della finanza sostenibile.
Tuttavia, non mancano i problemi, soprattutto per quanto riguarda la biodiversità, in crisi in tutti gli ecosistemi e l’entità dei cambiamenti climatici, essendo l’Europa il continente che si riscalda più rapidamente a livello globale.
Problemi che si riflettono sulla stessa situazione italiana. Sebbene l’Italia abbia una delle biodiversità più ricche d’Europa, solo l’8% degli habitat naturali è attualmente in uno stato di conservazione favorevole, mentre il 28% delle specie di vertebrati e il 24% delle piante vascolari valutate sono a rischio di estinzione. Le problematicità sono legate anche al consumo del suolo: solo nel 2024 sono stati persi 7850 ettari, equivalenti a 21,5 ettari al giorno.
A destare preoccupazione, in Italia, è anche il versante climatico. Il 2024 è stato l'anno più caldo di tutta la serie dal 1961. I ghiacciai alpini subiscono una perdita di massa estremamente rapida mentre l’innalzamento dei mari è costante. Le perdite economiche pro capite causate da eventi estremi sono quintuplicate in sette anni, e dal 2017 l'Italia si colloca stabilmente su livelli superiori alla media europea. Riguardo l’inquinamento atmosferico, invece, nonostante un graduale miglioramento e l’avvicinamento al rispetto dei valori limite di legge, ulteriori interventi per raggiungere i valori di riferimento stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità risultano necessari.
Malgrado le problematiche, sono da evidenziare le eccellenze italiane riconosciute a livello europeo. Il Paese, infatti, è leader nell’economia circolare, con un tasso di utilizzo circolare dei materiali del 20,8% nel 2023, quasi il doppio della media Ue (11,8%). Le emissioni di gas serra sono state ridotte del -26,4% tra il 1990 e il 2023. Allo stato attuale, il consumo di energia da fonti rinnovabili è in crescita, con un obiettivo fissato al 38,7% entro il 2030. Ottimismo anche per quanto riguarda l’agricoltura biologica, in crescita, e per la qualità idrica, che registra un aumento dei corpi idrici superficiali in stato chimico buono, che raggiungono il 78% dei fiumi.
Le politiche ambientali sembrano iniziare a mostrare risultati concreti, dunque. Persistono, però, disuguaglianze regionali e ritardi da colmare.
Veneto (77,7%), Emilia-Romagna (77,2%) e Sardegna (76,3%) presentano performance di raccolta differenziata alquanto positive, mentre Valle d'Aosta, Trentino e Basilicata si distinguono per l'elevato consumo di energia prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Le regioni del Centro e del Mezzogiorno risultano molto vicine ai target Ue per l’agricoltura biologica, lontane le regioni del Settentrione. Infine, sebbene tutte le regioni abbiano inserito il tema dell'adattamento climatico tra le priorità della propria programmazione ambientale, solo sette hanno ad oggi approvato formalmente una Strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici.
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