Sostenibilità
28 novembre, 2025Costosissima, pericolosa per le frane, devastante per l'ambiente: la faraonica pista ciclo-pedonale ha già rovinato molte rive naturali e ora minaccia 116 chilometri di sponde. L'Espresso pubblica la prima galleria di immagini inviate dai lettori, ecologisti e associazioni dopo l'appello a denunciare gli ecomostri costieri in tutta Italia, nella rubrica Cemento mori
La ciclovia ammazza-coste sta distruggendo il Lago di Garda. L'Espresso aveva invitato i lettori, con l'articolo "Un mare di cemento" pubblicato nel settembre scorso, a fotografare e segnalare i peggiori ecomostri costieri: le colate di asfalto e calcestruzzo che deturpano le spiagge e gli ultimi litorali naturali della nostra maltrattata Italia. Sono le aree protette dalla storica legge Galasso, in vigore dal 1985, che ha introdotto un divieto generale di costruire nuovi fabbricati e opere artificiali a meno di 300 metri dalle rive dei mari e dei laghi e a meno di 150 dalle sponde dei fiumi.
Una vera riforma salva-Italia, che fu varata con l'obiettivo di difendere le coste più belle e preziose dalle devastanti speculazioni edilizie che erano state denunciate nei decenni precedenti da personalità della cultura come, per citarne alcuni, Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Francesco Rosi, lo stesso Giuseppe Galasso e Antonio Cederna anche sulle pagine de L'Espresso. Fatta la legge, però, politici e affaristi spregiudicati (e in qualche caso pregiudicati) hanno trovato mille inganni: il divieto generale è stato aggirato con piani urbanistici in deroga, condoni nazionali, sanatorie locali, varianti e accordi pubblico-privato. E così il sacco edilizio ha continuato a rovinare le più belle coste italiane: oggi, come documentano i rapporti dell'Ispra, più di un terzo di tutte le aree a meno di 300 metri dal mare sono ricoperte da calcestruzzo e asfalto, con percentuali record in regioni come Liguria e Marche, dove quasi metà dei litorali sono artificiali.
In queste settimane, dopo quel primo articolo della serie intitolata Cemento mori, L'Espresso ha ricevuto più di 500 fotografie di denuncia da tutta Italia: abusi edilizi sulle coste della Campania, Calabria e Sicilia; enormi ecomostri alberghieri o ville cubiche lungo le spiagge della Sardegna; nuove lottizzazioni speculative, dal Lazio alla Liguria, con file di mini-appartamenti che sembrano conigliere; palazzoni, torri e grattacieli che incombono sui lungomari, dalla Romagna al Veneto; schiere infinite di casette e residence turistici, dalla Puglia alle Marche. Fra tanti orrori edilizi, non era facile scegliere il peggiore. Viste le foto e i lavori tuttora in corso, il premio negativo va assegnato alla cosiddetta ciclovia del Garda, perché è l'opera più assurda: propagandata come soluzione ecologica di mobilità sostenibile, è in realtà una pista di cemento e piloni di ferro devastante per l'ambiente e il paesaggio, costosissima (la spesa prevista è salita a oltre un miliardo di euro), totalmente inutile e molto pericolosa, con rischi mortali di frane e dissesti idrogeologici.
Il progetto completo iniziale, che non si farà mai, prevedeva una pista «ciclo-pedonale» (quindi non una vera ciclovia dedicata alle bici) destinata a circondare tutto il lago, come un anello di 116 chilometri che ora sembra diventato un cappio. Il problema più vistoso è la collocazione insensata di gran parte del tracciato lungo le rive del Garda, proprio accanto alle acque: una colata di cemento, larga in media tre metri, che sta distruggendo le ultime spiagge e scogliere naturali del più grande lago italiano. Le gallerie di foto ricevute da L'Espresso illustrano la devastazione in corso di alcune delle coste più belle, nelle tre regioni bagnate dal Garda: Veneto, Lombardia e Trentino. Per ogni immagine c'è una didascalia che indica la località e, in fondo, la persona o l'associazione che ha inviato la foto a L'Espresso.

La costa com'era: la spiaggia di località Baitone vicino a Navene, nel comune di Malcesine, sulla sponda veronese del Lago di Garda, fotografata prima della cementificazione.

Ruspe al lavoro nel marzo 2025 sulla stessa spiaggia di Malcesine per spianare la strada alla turbo-ciclovia del Garda.

La colata di ferro-cemento che ora sovrasta la spiaggia: lavori in corso nell'agosto 2025.

Turisti (sullo sfondo) che prendono il sole e fanno il bagno, l'estate scorsa, accanto al muraglione di cemento che fa da base alla nuova ciclovia ammazza-coste.
SCOGLIERE E SPIAGGE NATURALI DISTRUTTE DALLE RUSPE

Ruspe e scavatori distruggono gli scogli naturali di Brancolino, nel comune di Torri del Benaco, nella parte centrale della riviera veronese del Lago di Garda, per fare spazio alla ciclovia artificale.

La costa di Torri del Benaco quando era naturale, con i meravigliosi scogli di rocce bianco-rosa ora demoliti dai bulldozer della turbo-ciclovia.

La colata di cemento in riva al Lago di Garda che ha sepolto questo tratto della riviera naturale di Torri.

I lavori per la ciclovia in ferro-cemento e, sullo sfondo, il paese di Torri del Benaco.

Un'altra immagine dello stesso tratto della costa veneta, tra Brancolino e Torri, com'era prima della "Grande opera" di cementificazione ciclo-pedonale, con la macchia mediterranea sulle rive e gli scogli levigati dalle acque del più grande lago italiano.
ALTO GARDA TRENTINO: UNA CICLOVIA DEI PAZZI A RISCHIO FRANE

La pubblicizzatissima pista ciclo-pedonale di Limone, sulla sponda bresciana del Lago di Garda, vista dal basso, dal livello delle acque, con i piloni d'acciaio, le colate di cemento e le passerelle metalliche che deturpano le rocce bianche della caratteristica falesia naturale.

Distese di pilastri e reti d'acciaio contro le frane attive che minacciano la pista ciclo-pedonale del Lago di Garda nel comune di Limone.

Il tratto di costa tra Limone e Riva del Garda, dove la Provincia di Trento ora progetta un altro troncone della ciclovia, nonostante e la notoria franosità di tutta la parete rocciosa e i costi esorbitanti: l'ultimo troncone ha un costo preventivato e finanziato di 20 milioni di euro al chilometro, oltre cento volte di più di una normale pista ciclabile di pianura.

La frana devastante che nel dicembre 2023 ha colpito proprio la costiera bresciana dell'Alto Garda nella zona di Tremosine, vicino a Limone (Foto scattata dai Vigili del fuoco di Riva).

Una delle tante frane che si sono abbattute, sempre in questi ultimi anni, sulla costa veronese dell'alto lago nel territorio comunale di Malcesine, negli stessi tratti dove ora è in cantiere la carissima "ciclovia d'oro".

Ruspe al lavoro sulla costiera trentina dopo il distacco di una massa rocciosa che nel maggio 2024 ha colpito la galleria della strada Gardesana, durante la costruzione della ciclovia: uno smottamento che ha costretto i progettisti a studiare una variante nell'ardua speranza di limitare la pericolosità dell'opera.
Le foto pubblicate in questo articolo sono state inviate a L'Espresso da Raffaello Boni, Legambiente Verona; Marina Bonometti, Coordinamento interregionale per la tutela del Garda; Manuela Baldracchi, Italia Nostra Trento; Aurora Floridia, parlamentare di Malcesine; Marisa Velardita, Italia Nostra Verona; Rossana Bettinelli, Italia Nostra Brescia.
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