Sostenibilità
26 settembre, 2025Ogni anno le speculazioni edilizie distruggono 9 milioni di metri quadrati di aree naturali sulle rive dei mari, fiumi e laghi. L'Espresso pubblica le immagini simbolo della distruzione del paesaggio con un appello a segnalare le costruzioni più orrende
C'è il complesso turistico abbandonato che crolla in mare a Palmi, in Calabria. Ma non manca il moderno ecomostro residenziale con pretese architettoniche: un mix di cubi di cemento che si specchiano nell'acqua azzurra di Arzachena, in Sardegna. C'è la torre rotonda in calcestruzzo che svetta tra gli albergoni sulla sabbia di Cesenatico. Il maxi-hotel in rovina su una spiaggia, vicino a Messina, che una volta doveva essere bellissima. L'immancabile palazzone abusivo sul litorale casertano, uno dei tantissimi mai demoliti anche se illegali. E ci sono tante altre immagini che denunciano un degrado ormai irreversibile: la distruzione del paesaggio costiero italiano.
Quarant'anni dopo il varo della legge Galasso, che avrebbe dovuto salvare dalle colate speculative di calcestruzzo e asfalto tutte le sponde dei nostri mari, laghi e fiumi, L'Espresso ha raccolto una galleria di foto che documentano il sacco edilizio di queste aree in teoria protette. Vengono pubblicate sul nostro sito, in una rubrica dal titolo beffardo, Cemento mori, per illustrare questo primo articolo e altri che seguiranno. Con questa iniziativa L'Espresso lancia un appello ai lettori a segnalare il peggiore degli orrori edilizi che deturpano le coste visitate in questi mesi, con una graduatoria per additare il primo da demolire, se fosse possibile: «Vota l'ecomostro dell'estate».
Le immagini selezionate denunciano l'invasione del cemento nelle spiagge e nelle aree naturali vicine alle acque più amate dai cittadini e dai turisti. Riguardano tutta Italia, perché tutto il nostro Paese, in misura più o meno grave, è ostaggio e vittima dell'edilizia selvaggia e delle speculazioni urbanistiche. Nonostante quella storica legge.
La legge tradita e le spiagge cementificate
Intitolata a Giuseppe Galasso, l'intellettuale e politico repubblicano che diventò sottosegretario al ministero dei Beni culturali e ambientali (come si chiamava allora), la normativa in vigore dall'agosto 1985 ha stabilito una regola generale, chiara e semplice: è vietato costruire a meno di 300 metri dal mare e a meno di 150 dalle rive dei fiumi. «Galasso era un uomo di cultura ed era napoletano come Benedetto Croce, il padre della tutela del paesaggio italiano», spiega l'avvocato e giurista ambientale Stefano Deliperi, uno dei pochi a ricordare questo anniversario. «La sua riforma ha introdotto una tutela automatica per le fasce costiere: il vincolo paesaggistico è fissato direttamente dalla legge, senza necessità di un provvedimento specifico. Per la difesa del territorio fu una rivoluzione».
Una rivoluzione tradita, purtroppo: fatta la legge, si sono trovati mille inganni. Il divieto generale è stato aggirato o cancellato con piani urbanistici comunali, provinciali, regionali, condoni edilizi nazionali, deroghe locali, varianti, accordi pubblico-privato e altre eccezioni alla regola. La legge Galasso resta alla base delle norme salva-coste applicate (a fatica) in regioni come Toscana e Sardegna, ma non è bastata a fermare la cementificazione diffusa dei mari, laghi e fiumi. In cinque delle quindici regioni italiane bagnate dal Mediterraneo, più di un terzo del territorio costiero è artificiale. La crosta impermeabile di cemento e asfalto ricopre quasi metà dei litorali della Liguria (48,2 per cento) e delle Marche (44,4), con effetti disastrosi per le alluvioni, frane, erosioni e inondazioni.

Messina, albergo abbandonato, foto di Cristiano La Mantia
Le foto de L'Espresso: ecomostri in tutta Italia
Le foto raccolte da L'Espresso, grazie all'aiuto di Legambiente, Italia Nostra, Gruppo d'intervento giuridico e diverse associazioni locali e comitati civici per la difesa dell'ambiente e del paesaggio, mostrano i fabbricati abusivi e le costruzioni mafiose che sfigurano le coste della Campania, Calabria, Sicilia o Puglia. Segnalano altri orrori vista mare nel centro nord, come il cimitero delle navi fantasma a Ravenna o il maxi-hotel in rovina che fu costruito da cosche criminali accanto a una meravigliosa villa d'epoca in Toscana.

Castel Volturno, foto di Manuela Boni
La documentazione fotografica comprova anche i disastri ambientali causati dalle ruspe e betoniere della turbo-ciclovia del Garda: una pista artificiale in ferro-cemento, costosissima (l'ultimo preventivo è di oltre un miliardo di euro) e molto pericolosa (per le ripetute frane), che sta distruggendo le ultime rive naturali del più grande lago italiano. E poi ci sono tante immagini di ordinaria follia urbanistica, con nuove costruzioni di ogni tipo e dimensione, in cantiere quasi ovunque: schiere di appartamenti, ville enormi, ristrutturazioni auto-certificate, ampliamenti con i piani casa, complessi turistici con decine o centinaia di camere, con relativi servizi, strade, parcheggi asfaltati, centri commerciali e fognature da rifare. Ondate di cemento su tutti i mari, fiumi e laghi italiani: i nostri tesori naturali, la ricchezza collettiva che bisognerebbe invece salvare e custodire per le generazioni future.

Torri del Benaco, la ciclovia ammazza-coste del Lago di Garda, foto di Raffaello Boni
Ogni anno le coste italiane perdono enormi aree verdi: 729 volte Piazza San Marco
L'ultimo rapporto dell'Ispra sul consumo di suolo, pubblicato nel dicembre 2024, certifica che, nel corso dell'anno precedente, sono diventati artificiali quasi nove milioni di metri quadrati di territorio in teoria protetto dalla legge Galasso: 1,2 milioni a meno di 300 metri dal mare, altri 7,7 a meno di 150 da fiumi e laghi. Sono dati oggettivi, incontestabili: per misurare l'avanzata del cemento, i ricercatori dell'istituto pubblico confrontano le foto aeree della stessa zona a distanza di dodici mesi.

Capaccio Paestum, foto di Alessandro Pecoraro
Questi studi mostrano che il consumo di suolo in Italia è costante, inarrestabile. Nel 2023 sono spariti altri 65 chilometri quadrati di terreni naturali. E la cementificazione continua ogni anno, da decenni, anche nelle fasce costiere. Lungo le sponde dei mari, fiumi e laghi si perdono ogni giorno, in media, più di 24 mila metri quadrati di aree naturali: per avere un'idea, è il doppio della superficie di piazza San Marco. In un anno, l'aumento totale delle coste cementificate supera di 729 volte quell'area simbolo di Venezia.
Il boom dei reati edilizi e l'appello de L'Espresso: fotografa gli abusi
Il rapporto «Mare Monstrum» di Legambiente, pubblicato all'inizio di settembre, denuncia anche «il boom delle aggressioni illegali alle coste e ai mari italiani»: abusi edilizi, inquinamento da scarichi fognari e industriali senza depuratori, pesca di frodo, rifiuti. «Nel 2024 sono stati accertati 10.332 reati collegati al ciclo illegale del cemento», scrivono i ricercatori, enumerando le denunce per costruzioni abusive, cave fuorilegge, occupazioni illecite di spiagge demaniali. Le regioni più colpite sono Campania (1.840 reati), Puglia (1.219) e Sicilia (1.180).

Rosignano Marittimo, foto di Sauro Marianelli
Il rapporto di Legambiente sottolinea che l'abusivismo è incentivato dall'inefficacia delle sanzioni: i processi per reati edilizi finiscono quasi sempre in prescrizione e nei rari casi di condanna i Comuni non eseguono le demolizioni. Di qui la proposta di «tornare ad affidare ai prefetti l’abbattimento degli abusi edilizi non abbattuti dai Comuni».
Le immagini che corredano questo articolo sono tra le finaliste del concorso «Fotogenìa degli ecomostri», organizzato nel 2024 da Legambiente con l'Osservatorio paesaggi costieri italiani. La prima è la foto vincitrice, intitolata "Un mare d'incuria", scattata da Cesare Barillà, con un drone, sulla spiaggia di Palmi, in provincia di Reggio Calabria.
Chiunque sia interessato a evidenziare e denunciare altri ecomostri può inviare una o più foto per email, specificando il luogo e la data dello scatto, a questo indirizzo: p.biondani@lespresso.it
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