Televisione
15 ottobre, 2025Antinelli e il collega Jacopo Cecconi hanno indossato la coccarda nera in solidarietà con i cronisti uccisi a Gaza
Una coccarda nera sulla giacca, come annunciato dall’Unione stampa sportiva italiana. Quando ieri — 14 ottobre — al termine della contestatissima partita tra Italia e Israele, il giornalista Rai Alessandro Antinelli ha spiegato i motivi del fiocco sul bavero: “Serve a ricordare i 250, tra giornalisti e giornaliste, che sono morti per provare a raccontare quello che un rapporto della Commissione dell'Onu ha definito un genocidio. Questo è un fatto”.
Un fatto è anche la parola “genocidio” pronunciata in Rai. Se si pensano alle parole pronunciate dalla capo ufficio stampa dell’emittente pubblica ed ex vicedirettrice del Tg1, Incoronata Boccia, che due giorni fa ha detto: “Non esiste una sola prova che l’esercito israeliano abbia mitragliato civili inermi. Vergogna per il suicidio del giornalismo che si è piegato alla propaganda dei set di Hamas. Ad Hamas dovrebbero dare il premio Oscar per la miglior regia”.
Poi, Antinelli — con accanto il collega Jacopo Cecconi, anche lui con coccarda nera sulla giacca — ha aggiunto: “Questo è un lavoro importante che si fa in prima linea”, per passare la linea al collega che, da Udine, raccontava cosa fosse successo per le strade. Il bilancio degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, a fine giornata, è di 15 trattenuti in Questura e tre feriti. Tra questi, c’è anche la giornalista Rai Elisa Dossi, colpita alla gamba da una pietra nel pre-partita.
Ma la scelta di indossare il fiocco nero non è piaciuta a tutti. Per l’ex ministro Carlo Giovanardi, Cecconi e Antinelli “hanno ogni limite di faziosità e scorrettezza utilizzando il servizio pubblico, per il quale tutti sono costretti a pagare un canone annuale, come tribuna della loro propaganda antisemita. L'affermazione falsa sul genocidio — aggiunge — è stata poi particolarmente odiosa, in giorni in cui si festeggia la pace ed in particolare in occasione di un avvenimento sportivo che dovrebbe essere l'ultimo luogo al mondo in cui si insultano gli ospiti”.
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