Garlasco, qui è Hollywood (di nuovo)

Si è riaperto il caso e i programmi tv si sfregano le mani dalla gioia. Riempendo ore di palinsesti con un repertorio già tutto visto, lungo 18 anni. Dalle interviste alla celeberrima bicicletta nello studio di Bruno Vespa

Il caso Garlasco è stato riaperto. Oh gioia, oh gaudio. Le redazioni dei programmi televisivi brindano, si riaccendono le telecamere, ripartono le trasferte, pullman organizzati, audioguide, qualcuno si duole solo perché per un soffio non si è fatto in tempo a celebrare l’evento con gli adeguati travestimenti di Carnevale, pensa che soddisfazione poter vestire i bambini da Dna sotto le unghie. 

 

Ma pazienza, l’importante è che Hollywood abbia ritrovato la sua sede naturale in provincia di Pavia, altro che Avetrana. E chissà se il sindaco avrà da ridire quando si girerà l’ennesima serie esclusiva sul delitto di Chiara Poggi, così come è accaduto con quello di Sarah Scazzi. 

 

Non è quella gran novità che i programmi tutti abbiano fisicamente bisogno di abbeverarsi alla fonte granguignolesca, ma ogni volta è difficile non farci caso e magari indignarsi il giusto. Perché nell’ossessione di stare sul tema tutto è già visto, sentito, masticato. I tg ripetono come un mantra che quel che sembrava chiuso come una cella in realtà è da spalancare e il pubblico si divide ancora nelle due consuete curve mangiando popcorn dal telecomando.

 

C’è chi sta col fidanzato in carcere e chi no, è chiaro che è innocente, dice una tifoseria. Macché, resta l’uomo con gli occhi di ghiaccio, risponde l’altra, nel derby senza fondo in cui non vince nessuno. L’importante è mischiare le carte effettuando i cambi in campo, fuori Stasi, dentro Sempio e vediamo chi segna per primo. 

 

Federica Panicucci nel suo “Mattino 5” abusa di dettagli per fare massa: «Il corpo di Chiara è scivolato, come dimostrano le macchie di sangue sul muro e sulle scale», e per essere più verosimile muove le mani, mimando lo spostamento. Vittorio Feltri invece è assertivo: «Quando hai torto piangi ma quando hai ragione ridi: e io ho riso. Perché l’ho sempre detto che Stasi è innocente» e tanto vale ripeterlo. Intanto la telefonata del 13 agosto 2007 riecheggia in ogni canale, “Pomeriggio 5” se la cava con le interviste realizzate negli anni da “Quarto grado”, “Diritto e rovescio” invita Gianluigi Nuzzi che di “Quarto grado” è il motore immobile e così via, in un giro continuo. 

 

Mentre “Le Iene” affilano le unghie per «il supertestimone esclusivo» che però «non può dire niente», a “La vita in diretta” si scomoda l’inviata per portare notizie scottanti: «Eccolo Sempio davanti alla caserma, la sua faccia dice tutto perché parole no, Andrea non ne dice nemmeno una». Fino al gran capolavoro di Bruno Vespa che in questa orgia di repliche manda in onda a “Porta a Porta” la puntata di “Porta a Porta” 2007, con lui: il plastico della bicicletta. Perché neanche in tv si butta via niente.

 

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DA GUARDARE

“Magma. Mattarella, il delitto perfetto” sembra un thriller invece è solo una straziante ripresa della realtà. Il docufilm diretto da Giorgia Furlan e disponibile su Netflix, riapre con lucida sapienza ferite mai chiuse della nostra Repubblica, a cinquant’anni dall’assassinio di Piersanti Mattarella.

 

MA ANCHE NO

Paolo Petrecca è stato spostato da Rai News a Rai Sport. D’altronde dopo la sfiducia dell’83 per cento della redazione, le accuse di censura sul presunto stupro che coinvolge il figlio di La Russa, la partecipazione ad Atreju e la sottovalutazione delle elezioni francesi ha capito che era ora di cambiare direzione.

 

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