Le cose non sono mai quel che sembrano. Un cielo azzurro può essere invece frutto di una lampada luminosa, un’anatra che nuota nel laghetto azionata da un ingranaggio, un’apocalisse senza speranza una rinascita nel sottosuolo. Tutto questo e assai di più, accade in “Paradise”, serie rivelazione di questi giorni di fine inverno (e interamente disponibile su Disney +), creata da quel genio di Dan Fogelman, già padre affettuoso di “This is Us” da cui ricalca il medesimo, straordinario, meccanismo narrativo.
L’uso proprio del flashback, il focus su personaggi di sfondo che all’improvviso avanzano di prepotenza per diventare protagonisti e soprattutto quell’ostinato desiderio di lasciare lo spettatore senza fiato, trascinandolo di forza davanti a uno spettacolo che appunto si presenta costantemente in un modo per rivelarsi tutt’altro.
Un presidente (James Marsden) assassinato in una casa che non è bianca, un agente a capo della sicurezza (Sterling K. Brown, guarda un po') che ha perso il sonno e la moglie, una cittadina perfetta, degna solo della disperazione delle casalinghe. Questa è la cornice del primo episodio, che sembra, è bene avvertire, il solito drammone fantapolitico di cui si è già gustato abbastanza. E invece no. Bisogna saper aspettare con pazienza che trascorrano i primi cinquanta minuti per arrivare al re dei colpi di scena, l’ingrediente a sorpresa che cambia completamente il piatto servito. E con cui si precipita, letteralmente, in un mondo duplicato, nei modi e nei fatti. Una catena alimentare capitanata da una gelida figura di nome Sinatra (Julianne Nicholson) in cui l’importante è mantenere intatto l’equilibrio.
Appena si muove una pedina in maniera autonoma il banco salta, e per molti significa la fine del gioco. Per questo si sacrificano affetti e sentimenti, stritolati da un ingranaggio implacabile mosso dal potere duro e puro. Insomma, in questo thriller adrenalinico dal sapore fantascientifico, che passa, per dirla secondo macrocategorie da “Truman Show” a “Fallout”, l’azione e il calore degli affetti, i mostri e gli angeli, il lusso e le colpe convivono in un racconto che dimostra come sia difficile credere davvero nel paradiso costruito nel buco nero, dal momento in cui i miliardari alla fine avranno sempre la meglio sugli operai, i presidenti potranno anche commettere errori imperdonabili ma se la caveranno sempre montando sull’aereo che li porterà alla salvezza e che alla fine a ricercare la verità in fondo si corrono rischi mica male, ma non si sbaglia mai.