Televisione
1 agosto, 2025L'edizione 2025 su RaiPlay e San Marino RTV. L'entusiasmo di Patrizia Mirigliani e Roberto Sergio dopo anni di concorso ai margini. Ma in un servizio pubblico che continua a guardare all'indietro, le reginette di bellezza sembrano il male minore
Ci hanno pensato il giusto, si sono presi un paio d’anni per decidere bene e alla fine, il dado è stato tratto: Miss Italia tornerà in Rai. Più o meno. In streaming su Rai Play e per la televisione vera e propria si dovrà accontentare di San Marino RTV, il cui direttore generale chiamasi Roberto Sergio. «La manifestazione rappresenta un appuntamento imperdibile nel panorama dello spettacolo – ha dichiarato all’annuncio del lieto, si fa per dire, evento - , possiamo dirlo senza paura di essere smentiti, che si tratta del primo talent che ha dato la possibilità a tante di ragazze di affermarsi successivamente nel mondo del cinema e della televisione».
Insomma, dopo l’inferno è finito persino il purgatorio e con la finalissima del 15 settembre a Porto San Giorgio il concorso di Patrizia Mirigliani potrà riaffacciarsi dalla tv pubblica, per esibire le donne come orgogli nazionali. Non solo trionfo di carne e bellezza per carità, ma la capacità di unire il bell’aspetto all’intelligenza, come Mirigliani ripete da anni come un mantra. In grado di partecipare al Grande Fratello, di accompagnare le carte del mercante in fiera di Pino Insegno graffiando come una gatta e altri successi.
Certo a pensare alle ragazze in mutande che sfilano sotto l’occhio di una giuria che soppesa forme e proporzioni sembra di precipitare in un passato che si credeva sepolto, quello in cui, correva l’anno 2013, l’allora presidente della Camera Laura Boldrini si complimentava con un Paese che aveva eliminato il concorso dal palinsesto. «Credo che ci si debba rallegrare – disse all’epoca Boldrini, - di una scelta moderna e civile e spero che le ragazze italiane per farsi apprezzare possano avere altre possibilità che non quella di sfilare con un numero. Le ragazze italiane hanno altri talenti».
Ma Mirigliani non si è mai rassegnata all’irrilevanza del suo concorso, finito maldestramente ai margini del web, con le aspiranti miss che si agitavano dentro al cerchio di un hula hop per mostrare le loro innate doti. «C’è una piccola nicchia radical chic con un femminismo terribile che non vuole Miss Italia, come se esibire la bellezza fosse una colpa», dichiarava in un momento del bel documentario Netflix “Miss Italia non deve morire” da un’idea di Pietro Daviddi, David Gallerano e Gregorio Romeo.
E al suo ritorno in Rai non ha mai smesso di crederci, anche perché in una televisione che si ostina a cacciare il suo futuro dietro le spalle accanirsi contro le reginette si condisce di quel filo di ipocrisia che poco a che fare con l’evoluzione.
La tv alle inquadrature che partono dal basso quando a parlare è una donna non ci ha mai rinunciato e non ha alcuna intenzione di cominciare a farlo. Le vallette con la carne in bella mostra ci sono e lì rimarranno, le scollature restano dettaglio assai gradito e soprattutto l’indignazione collettiva si raccoglie contro l’allenatore della Nazionale femminile di calcio, Andrea Soncin, che parla a nome del gruppo usando il femminile nel suo intervento al Quirinale neanche avesse sporcato la sacra sindone del linguaggio maschile. Ecco, noi siamo quel Paese lì, e il servizio pubblico lo racconta assai bene. Al punto che il ritorno di Miss Italia sembra davvero il male minore.
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