Televisione
2 settembre, 2025Quell'informazione tutta sua, l'amore per il Cavaliere, l'umorismo e le turbolenze. Scompare a 94 anni il giornalista che ha rappresentato un mattone nel muro della vita pubblica
Aveva un gran senso dell'umorismo, Emilio Fede. Che per 94 anni di una vita turbolenta ha mescolato di continuo agli scatti d'ira improvvisi, alla fiamma per l'azzardo e all'amore, puro e imperituro per Silvio Berlusconi. Quella capacità di guardarsi e riderci su almeno un po' l'ha dimostrata quando Blob festeggiò il suo il suo trentennale. E invitò proprio Fede, ospite d'onore in camicia bianca, a salire sul palco a ricevere un grazie collettivo per aver regalato anni di quel neo giornalismo votato alla parzialità, in grado di riempire ore e ore del programma culto di Rai Tre.
Di lui si ricordano almeno tre gesti meritevoli di entrare nel suo personalissimo Olimpo. L'entusiasmo inusitato quando il Cavaliere fece uscire un giovane milanista dal coma con il solo suono della voce (che l'imposizione delle mani poteva essere troppo).
Poi le bandierine, quelle bandierine che aveva attaccato a una Italia in miniatura con agitazione mista ad orgoglio, mescolata all'euforia del vincitore e che con un cambio repentino dovette togliere, una dopo l'altra. Era il 2000 tarda serata di un post elezioni regionali e Fede al comando del Tg4 si era fidato dei primi risultati ma il destino cinico e baro tolse al centrodestra le regioni per assegnarle al centrosinistra.
E la guerra, quel Golfo illuminato dai bombardamenti che Emilio Fede annunciò per primo da Studio Aperto, per poi seguire il conflitto attimo per attimo continuando a mostrare solo quei bagliori lontani del lontanissimo Iraq.
Poi c'è stato tanto altro, la Rai, l'Africa, i socialisti con cui non venne mai eletto, i processi, la lontana Finnivest, l'imitazione imperdibile di Corrado Guzzanti e un'autobiografia, dal titolo che valeva la spesa: “Che figura di merda”. In mezzo il suo rapporto con il suo Silvio, una relazione impari di venerazione che culminò con quelle le cene così poco eleganti, il processo, la condanna.
Oggi, nel giorno della scomparsa di un personaggio che è stato un tassello reale di un muro politico e informativo che ha circondato e stretto il Paese per anni, viene da chiedersi cosa altro potrebbe chiedergli il suo amato Silvio rivendendolo se non: «Hai portato le ragazze?»
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