Televisione
29 settembre, 2025Un medical drama (in esclusiva su Sky) sfacciatamente progressista. In cui Noah Wyle prova a curare le disuguaglianze. Perché di fronte alla prepotenza ottusa di quest’era trumpiana contagiosa, non resta che il valore dell’empatia
«Il mondo è cambiato», dice un’infermiera dell’ospedale, mentre attraversa la porta del triage. «Il mondo è cambiato e la gente è più arrabbiata». Un vetro separa i pazienti che aspirano a essere visitati nel microcosmo del pronto soccorso di Pittsburgh, in cui scorre il genere umano in tutte quelle sfaccettature che l’America di Trump sta provando a gettare nel cassonetto dei medicinali scaduti. È arrivato anche da noi “The Pitt”, (in esclusiva su Sky), un medical drama fresco di Emmy che sa di denuncia, una serie accurata e metodica vestita da documentario che soffoca lo spettatore tra i camici mentre la telecamera non esce mai, e ti obbliga a seguire in tempo reale un turno di umanità vivida lungo 15 ore.
Erede ma non troppo di “E.R”, scritto e interpretato da chi rese quel “Medici in prima linea” ideato da Michel Crichton un fenomeno ancora ineguagliato, “The Pitt” è una serie sfacciatamente progressista, capace di trattare senza svilirne la trama, piccole e inesorabili forme di grande resistenza che partono sempre dal medesimo assunto di civiltà: la necessità vitale dell’impegno di ogni persona, ancor prima che personaggio, per non perdere l’uguaglianza sociale.
Nel Pittsburgh Trauma Medical Center, infatti, assieme al dottor Robby (Noah Wyle), agire per combattere l'esclusione e sovvertire le strutture oppressive diventa la migliore pratica medica. «Ho distorto leggermente le cartelle per consentire a un'adolescente di abortire: ha 17 anni, merita una vita».
Così la serie affronta quasi ogni tema politico del momento prendendo posizione: Covid, razzismo, transfobia, traffico sessuale, diritti, grassofobia, senzatetto, sparatorie di massa, scetticismo sui vaccini, stato carcerario, la minaccia incombente della privatizzazione della sanità a discapito della cura pubblica.
Un attacco sistematico, didascalico a tratti, che condisce ogni scena del claustrofobico ospedale statunitense in cui si muovono medici e specializzandi, infermiere e pazienti accomunati senza esclusione da un senso immanente di abbandono.
E questo sapore antico in cui spicca l’eroismo del singolo, dotato o meno di stetoscopio senza colonna sonora a sottolinearne l’enfasi, è in fondo proprio il superpotere di “The Pitt”. Perché di fronte alla prepotenza ottusa di quest’era trumpiana contagiosa, non resta che il valore dell’empatia. «Abbiamo dipinto un quadro – ha dichiarato Wyle in una recente intervista - come una specie di test di Rorschach. Vedi quello che vuoi vedere e trai le tue conclusioni. Se sembra che il sistema sia insostenibile, ingiusto e sbilanciato verso una popolazione rispetto all'altra, forse lo è».
DA GUARDARE
La linea che divide un’amicizia appagante da un rapporto tossico è assai sottile ma soprattutto difficile dire quale dei due lati sia il migliore. Lo racconta anche in questa seconda stagione “Platonic” (Apple tv), serie scritta come si deve e interpretata ancora meglio da Seth Rogen e Rose Byrne.
MA ANCHE NO
Se ne sentiva davvero il bisogno, vista la latitanza del tema. Ma finalmente anche La7 può vantare il suo programma dedicato alla cronaca nera. Pino Rinaldi in compagnia di criminologi, magistrati e medici legali conduce “Ignoto X” e allieta il preserale di chi si fosse perso gli approfondimenti di sangue sulle altre reti.
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