Il nostro giornale dedicò la prima pagina alla starlette di "Non è la Rai", con un articolo dell'antropologa Ida Magli che analizzava il fenomeno televisivo, ma soprattutto la figura della ragazzina, difendendola dall'attacco delle femministe

Ambra Angiolini è stata l’indiscussa starlette della trasmissione televisiva “Non è la Rai”, vero e proprio fenomeno di costume nell’Italia degli anni Novanta. Il programma era curato da Gianni Boncompagni e Irene Ghergo e trasmesso sulla rete Fininvest Italia Uno. La quindicenne, già molto nota tra i teen-ager, divenne personaggio politico quando in diretta, alla vigilia della campagna elettorale, definì Achille Occhetto “Satana” e Silvio Berlusconi, di riflesso, il Padreterno. Proprio per questo, il 18 marzo 1994, L’Espresso le dedicò la copertina con un articolo dell’antropologa Ida Magli che analizzava il fenomeno televisivo, ma soprattutto la figura della ragazzina, difendendola dall’attacco delle femministe e affermando: «Ambra è così. Non finge di essere altro. Nessun moralismo, nessuna ipocrita meraviglia o scandalo ha diritto ad accompagnare il suo personaggio. Ambra è una lezione di sincerità in un mondo che ha finalmente accettato l’indissolubilità fra l’Io e il suo ruolo, perfino nelle donne».

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