L’arte non è mai stata servita su un piatto d’argento, ma il cibo, nelle sue più goliardiche sfaccettature, è riflesso di un sistema che non solo assorbe argento, oro, colori e materiali, ma restituisce all’ospite forme di nutrimento e abissi di esperienze che attingono a una pluralità di sensi. Quando parliamo di food design, ci riferiamo a un insieme poliedrico di lavorazioni che impiegano ingredienti e architettura per ingannare, divertire, immergere e persino ribaltare l’atto stesso del mangiare.
Un ruolo rivoluzionario in questo percorso lo ha avuto Auguste Escoffier, che, riformando l’industria culinaria, ha introdotto la suddivisione dei ruoli nelle cucine, alleggerendo le preparazioni francesi. Insieme a Cézar Ritz, noto albergatore e imprenditore di Niederwald, ha posto le basi per una trasformazione che eliminava drappeggi e decorazioni prive di gusto, promuovendo igiene ed eleganza. Il connubio Escoffier-Ritz ha così inaugurato un settore destinato a guidare una parte importante del mercato, grazie anche al crescente afflusso di turisti e ai riconoscimenti delle guide specializzate.
Nel 1900, La Guida Michelin segna un punto di svolta: ristoranti e alberghi si trasformano in veri e propri snodi per i viaggiatori, che, grazie all’uso sempre più diffuso dell’automobile, orientano le proprie scelte sulla guida. L’uso dominante del colore rosso e l’adozione del macaron, o “stella”, hanno ulteriormente rafforzato l’identità di questa guida, guadagnandosi il soprannome de “la guida rossa”, emblema di eccellenza. In Italia, il panorama enogastronomico ha visto una svolta significativa a partire dal 1979, con la nascita de Le Guide de L’Espresso. Sotto l’influsso della Gault-Millau e grazie alla collaborazione di figure come Federico Umberto d’Amato, Carlo Caracciolo, Lio Rubini e Giorgio Lindo, si è realizzata la prima grande inchiesta giornalistica gastronomica del Paese. Questa guida, focalizzata sulla purezza del gusto e sull’innovazione culinaria, ha saputo distinguersi per la libertà narrativa, allontanandosi dai giudizi preconfezionati.
Con 46 anni di storia, Le Guide de L’Espresso continuano a perseguire l’obiettivo dell’eccellenza, pur rinnovando il proprio progetto grafico: per le edizioni 2025, lo Studio Mistaker è stato chiamato a riprogettare l’immagine delle guide, segnando un nuovo capitolo in questo affascinante percorso. Fondato nel 2016 da Martina Tariciotti e Riccardo Casinelli, lo Studio ha l’intento di creare uno spazio in cui la ricerca e la sperimentazione fossero il cuore del processo progettuale: “Ci interessa in particolare lo scambio culturale e visivo che si crea con i clienti: un dialogo che alimenta ogni progetto e permette l’incontro di linguaggi, sensibilità e visioni differenti”, ci raccontano Martina e Riccardo. Quando si è trattato di rinnovare l’immagine de Le Guide de L’Espresso, l’obiettivo era di coniugare rigore editoriale e contemporaneità: “Un aspetto centrale del progetto è stata la progettazione del set di icone e dei due loghi di copertina, pensati non come semplici elementi decorativi, ma come segni identitari”.
Questi elementi, progettati rispettivamente da Giulia Vallosio e Giuseppe Laezza sotto il coordinamento di Martina Tariciotti, contribuiscono a creare un sistema visivo solido e riconoscibile, destinato a evolversi nel tempo. Per valorizzare, infine, il racconto delle esperienze culinarie, il design delle guide ha saputo attingere allo stile editoriale degli anni ’60, reinterpretandolo in chiave moderna: L’uso di titoli in grande formato, l’ordine della griglia e un sistema modulare hanno permesso di creare una gerarchia visiva funzionale ma mai rigida. L’equilibrio tra spazi bianchi e un uso calibrato del colore ha dato vita a una composizione che “favorisce una lettura fluida, ordinata e visivamente stimolante”. Questo approccio ha reso possibile valorizzare i contenuti senza appesantirli, mantenendo sempre al centro il racconto delle esperienze gastronomiche.
Secondo Martina e Riccardo, il design va oltre la mera funzionalità e diventa “una vera e propria forma di narrazione visiva”. Il progetto grafico delle guide si propone di trasmettere atmosfere e suggestioni, restituendo la ricchezza delle esperienze gastronomiche in maniera evocativa. Con una visione comune, Studio Mistaker e Le Guide de L’Espresso dimostrano come il design possa diventare il linguaggio privilegiato per raccontare storie, emozioni e culture, confermando l’importanza di un approccio che fonde forma e funzione in un dialogo continuo e stimolante.