Parlando all'Europarlamento il primo cittadino ha richiamato tutti i Paesi alla loro responsabilità. Per far terminare i naufragi non basta controllare le frontiere. Occorre ripensare il sistema d'accoglienza. E abolire la Bossi-Fini
«Ora che tutti avete visto quelle bare speriamo che davvero qualcosa cambi. Non deludeteci». Così il sindaco di Lampedusa,
Giusi Nicolini, ha iniziato il suo discorso all'
Europarlamento che si è riunito a Bruxelles. Un appello a superare l'emergenza, e a rivedere le politiche d'asilo della "
Fortezza Europea" che ricorda i toni, e i contenuti, delle idee espresse dallo stesso presidente del parlamento
Martin Schulz nell'intervista esclusiva all'Espresso.
«Occorre
andare oltre la risposta italiana di Mare Nostrum. Le risposte non sono
Frontex e il controllo delle frontiere. Queste operazioni limitano i naufragi ma non li evitano», ha dichiarato il primo cittadino, che da anni combatte perché l'isola e i suoi abitanti non siano lasciati soli ad affrontare gli sbarchi: «Occorre cambiare il sistema di richiesta di asilo», ha continuato Nicolini, accusando la legge Bossi-Fini di essere «una risposta assurda e ignominiosa ad una domanda umanitaria». Perché non è ammissibile, dice, «Iscrivere i superstiti dei naufragi, chi fugge da guerre e dittature, nel registro degli indagati».
«Dal vertice europeo mi aspetto che cambi modo di chiedere asilo. Non si può chiedere a nuoto», ha aggiunto: «Una politica che non permette di chiedere asilo prima di salire su quei barconi è una politica ingiusta, anche per i luoghi di confine come noi. Ci condannano a un destino di frontiera».
Il sindaco dell'isola per la quale l'Espresso ha proposto la candidatura a
premio Nobel per la Pace nel 2014 ha invocato a più riprese la necessità di «dare la possibilità a chi fugge dalle guerre e dalle dittature di non morire attraversando il Mediterraneo. È l'Europa a naufragare con loro».