Lavoro, sanità, giustizia, giochi. Una pioggia di proposte sta inondando le Camere, da tutti i settori della vita politica e della società, dalla giustizia al lavoro, dalla sanità alle carceri, dall'economia ai giochi di azzardo. In testa il Pd, seguono il Pdl e la Lega. Ma solo una su cento va in porto

C'è chi in nome della Grande Riforma invoca interventi radicali alla Costituzione per introdurre senza indugi la Repubblica presidenziale, come il berlusconiano Maurizio Gasparri. E chi, è il caso del democratico Luigi Zanda, propone norme per ridurre il numero dei parlamentari. C'è chi ha a cuore i costi della politica e chiede l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, come gli esponenti del Movimento 5 Stelle. E altri, come Michela Vittoria Brambilla, che sposano una causa e inondano il Parlamento con norme spesso singolari: nel caso dell'ex ministro del Turismo, sulla vita e i diritti degli animali.

Sono alcune delle curiosità che spuntano nella grande pioggia di proposte di legge che si stanno abbattendo sul Parlamento e che il 5 giugno, a quasi cento giorni dall'inizio dell'attività, hanno toccato quota 1.929: 1.134 alla Camera e 795 al Senato, in media circa 25 al giorno. Proposte che toccano tutti i settori della vita politica e della società, dalla giustizia al lavoro, dalla sanità alle carceri, dall'economia ai giochi di azzardo. In buona parte si tratta di vecchie scartoffie depositate senza successo nella scorsa legislatura e ripresentate dopo le elezioni alla riapertura delle Camere. Proposte che, aggiunte a quelle di nuovo conio, rischiano di andare nuovamente incontro a una sorte infausta se dovessero seguire l'andazzo degli ultimi 5 anni: dal 2008 al 2013, su 8.693 progetti di legge presentati da deputati e senatori ne sono stati infatti approvati appena 93, cioè l'1,07 per cento. Ciononostante, il ventaglio di proposte almeno una opportunità la offre: quella di capire, nell'annus horribilis della recessione e della crisi che sta attanagliando l'Italia, quali sono per la classe politica le priorità.

BIG CRAC. In testa alla classifica (come si può vedere in questa tabella) ci sono i temi legati al diritto e alla giustizia (277 progetti di legge). A seguire, il lavoro e la salute e, immancabili, le riforme dell'ordinamento dello Stato. A fare la parte del leone, forte dei suoi 401 parlamentari, è il Partito democratico con 730 proposte; seguono il Pdl e la Lega, terza in questa graduatoria, ma inaspettatamente in testa se si considera la media delle proposte di ciascun parlamentare: quasi otto a testa. Non sorprende perciò se i due primatisti alla Camera e al Senato sono entrambi eletti del Carroccio: Davide Caparini (58) e Giacomo Stucchi (83). E i 5 Stelle, sbarcati in Parlamento promettendo miracoli? Sono quasi in coda alla classifica (leggi qui) e addirittura ultimi come media individuale.

Non brillano nemmeno i big dei vari partiti. Da quando non è più premier, Mario Monti per esempio non ha trovato il tempo per firmare una legge. Idem per Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Nel centrodestra annaspano anche i capigruppo Renato Brunetta e Renato Schifani, autori di una proposta-fotocopia per istituire la commissione Antimafia. Brunetta ha solo fatto mezzo passo in più, chiedendo con Mara Carfagna l'aggravante per i reati connessi alle discriminazioni razziali, sessuali o religiose. Quanto alla sinistra, Pier Luigi Bersani ha presentato la proposta per la modifica del Porcellum e per concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati, che doveva essere la prima legge del suo esecutivo. Enrico Letta (due proposte in tutto), prima di essere chiamato a Palazzo Chigi ha invece puntato sui cervelli in fuga, proponendo incentivi per favorirne il rientro. Nichi Vendola prima di dimettersi da deputato ha cavalcato immigrazione, matrimoni e adozioni gay. Male invece Guglielmo Epifani, la cui attività legislativa risulta nulla, come quella di Pier Ferdinando Casini, mentre Giulio Tremonti ha riproposto la separazione fra banche commerciali e d'affari per fissare, così ha scritto, «un limite allo strapotere del capitalismo finanziario».

CONFLITTI GENERALI. Sfogliando, come ha fatto "l'Espresso", le quasi 2 mila proposte, non mancano altre sorprese. A cominciare dai conflitti di interessi, piccoli o grandi. Il senatore Pdl Andrea Mandelli è titolare di farmacia e presidente della federazione degli ordini della categoria: non sorprende dunque se ha presentato varie proposte sul tema, tra l'altro sulla partecipazione dei medici agli utili delle farmacie e sull'accesso programmato alla facoltà universitaria; Domenico Scilipoti (Pdl), agopuntore, chiede il riconoscimento della sua specializzazione; mentre il democratico Guglielmo Vaccaro, commercialista, invoca la formazione continua per la sua professione.

Altro conflitto, quello campanilistico legato agli interessi del collegio elettorale di provenienza: il catanese Basilio Catanoso pensa ai limoneti di Acireale; il maremmano Luca Sani alla laguna di Orbetello; i bellunesi Gianclaudio Bressa e Roger De Menech a dare lo statuto speciale alla loro provincia (alla faccia degli enti inutili); il deputato Vinicio Peluffo alle ville storiche della sua Rho.

GIUSTIZIA È SFATTA. Gira e rigira sono però tre gli argomenti che più stimolano i parlamentari. Il primo è sicuramente la giustizia. Ma attenzione: nonostante l'Italia sia uno dei Paesi coi processi più lenti davvero pochi sono i rimedi proposti. Fra le eccezioni, le norme per «l'accelerazione dei tempi del processo penale» depositate dall'ex giudice e ora senatore Pd Felice Casson, e quelle di Sel, che si batte per l'abolizione della ex Cirielli che accorcia la prescrizione. Nel mirino risulta invece la riforma Severino che cancella i piccoli tribunali, oggetto di ben nove proposte di modifica: 3 a testa per Pd e Pdl, 2 dell'Svp e 1 della Lega. Quanto agli altri temi, il chiodo fisso del centrodestra sembra l'ineleggibilità e le incompatibilità (ma dei magistrati, non dei politici) con sette proposte. Oltre alle intercettazioni (tre), magari per depotenziarle derubricandole da «mezzi di ricerca di prova» a «fonti di investigazione semplice», così da impedire la loro pubblicazione, come propongono i deputati Maurizio Bianconi e Pietro Laffaranco.
Il Pd, impegnato sui reati economici, chiede la reintroduzione del falso in bilancio depenalizzato da Berlusconi e l'istituzione di norme contro l'autoriciclaggio e il voto di scambio mafioso. L'ex Guardasigilli Nitto Palma (Pdl) vorrebbe invece concedere al ministro della Giustizia l'azione disciplinare per trasferire i pm politicizzati. E già che ci siamo, fare anche un bel condono edilizio che comprenda anche gli abusi nelle aree vincolate.
Recordman in tema di giustizia, con 26 proposte, è Lucio Barani, eletto con il Pdl. Parecchio attivo è anche il prodiano Sandro Gozi con 20 leggi che riprendono in gran parte le storiche battaglie radicali: si va dall'abolizione dell'ergastolo alla concessione dell'amnistia e l'indulto.

DEBOLE COSTITUZIONE. Altro cavallo di battaglia, la riforma dell'assetto politico-istituzionale dello Stato: ben 206 fra modifiche della Carta costituzionale (117), materia elettorale (44) e via dicendo. Il tema è delicato e non a caso vede impegnati anche i parlamentari più in vista. Come il capogruppo Pd al Senato Zanda, che oltre alla riduzione degli eletti punta a introdurre norme per regolare la vita interna dei partiti (poi ritirate dopo le accuse di essere contro il M5S); il Pdl Maurizio Gasparri, che vuole la Repubblica presidenziale e l'elezione diretta del capo dello Stato e il leghista Roberto Calderoli, fautore dell'istituzione delle macroregioni. Di rilievo alla Camera anche la richiesta di un'Assemblea costituente del presidente del gruppo misto Pino Pisicchio, l'abolizione dell'autorizzazione a procedere a carico dei parlamentari sollecitata dal Pd Roberto Giachetti, l'introduzione di un referendum per la «rifondazione dell'Unione europea» avanzata dall'esponente leghista Giancarlo Giorgetti e la cancellazione dei senatori a vita pretesa dal collega Caparini. Tutte questioni di altissimo rango, anche se poi scandagliando a fondo gli archivi di Camera e Senato si scoprono anche questioni di profilo più modesto, come il distacco da una regione all'altra di molti comuni (tra gli altri, il passaggio di Cortina d'Ampezzo dal Veneto al Trentino Alto Adige); oppure modifiche all'articolo 9 della Carta costituzionale per affermare il principio che la Repubblica italiana «promuove il benessere degli animali», come chiede la Brambilla, autrice di ben 35 proposte sul tema. Fra le tante, l'affido condiviso dell'animale domestico in caso di separazione dei coniugi e il divieto di pignoramento del cane e del gatto.

A TUTTI I COSTI. E per finire, l'argomento più dibattuto degli ultimi anni, che ha suscitato l'ira dei cittadini per i privilegi piu sfacciati dei parlamentari e che è fra le ragioni del successo del Movimento 5 Stelle: i costi della politica. Un'esplosione di proposte anche su questo fronte? Neanche per sogno: solo una ventina di progetti riguardano infatti la Casta. Al netto delle leggi sull'abolizione o la modifica del finanziamento ai partiti (sette), la riduzione dei parlamentari (quattro) e l'annosa questione della cancellazione delle province (tre), non spuntano molte idee nuove. Il democratico Vaccaro propone di adeguare gli stipendi dei parlamentari a quelli degli eurodeputati: ovvero limare l'indennità a 8 mila euro lordi anziché 10 mila 400 e sostituire la diaria (3.500 euro netti) con un gettone da 304 euro legato all'effettiva presenza. A conti fatti, senza assenze in Parlamento, non cambierebbe poi granché. Più drastiche Sesa Amici e Donata Lenzi, pure loro del Pd: indennità come i sindaci delle città medio-grandi (6 mila euro circa) e diaria a pie' di lista e solo per i non residenti a Roma. Pino Pisicchio vuole togliere per sempre lo stipendio ai ministri parlamentari, come poi ha fatto il governo Letta. Pragmatico il leghista Davide Caparini, favorevole alla riduzione di stipendi e numero di eletti, ma dei consigli regionali.
E i vitalizi, che tanto scalpore continuano a provocare nell'opinione pubblica? Scomparsi dall'agenda politica. Il massimo è l'idea di Paolo Grimoldi, del Carroccio, di corrispondere in titoli di Stato la parte superiore ai 5 mila euro, mentre il socialista Riccardo Nencini chiede un giro di vite su auto di servizio, pensioni d'oro, retribuzioni e liquidazioni. Ma di magistrati e grand commis di Stato, non dei politici. Ovviamente. C'è chi in nome della Grande Riforma invoca interventi radicali alla Costituzione per introdurre senza indugi la Repubblica presidenziale, come il berlusconiano Maurizio Gasparri. E chi, è il caso del democratico Luigi Zanda, propone norme per ridurre il numero dei parlamentari. C'è chi ha a cuore i costi della politica e chiede l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, come gli esponenti del Movimento 5 Stelle. E altri, come Michela Vittoria Brambilla, che sposano una causa e inondano il Parlamento con norme spesso singolari: nel caso dell'ex ministro del Turismo, sulla vita e i diritti degli animali.

Sono alcune delle curiosità che spuntano nella grande pioggia di proposte di legge che si stanno abbattendo sul Parlamento e che il 5 giugno, a quasi cento giorni dall'inizio dell'attività, hanno toccato quota 1.929: 1.134 alla Camera e 795 al Senato, in media circa 25 al giorno. Proposte che toccano tutti i settori della vita politica e della società, dalla giustizia al lavoro, dalla sanità alle carceri, dall'economia ai giochi di azzardo. In buona parte si tratta di vecchie scartoffie depositate senza successo nella scorsa legislatura e ripresentate dopo le elezioni alla riapertura delle Camere. Proposte che, aggiunte a quelle di nuovo conio, rischiano di andare nuovamente incontro a una sorte infausta se dovessero seguire l'andazzo degli ultimi 5 anni: dal 2008 al 2013, su 8.693 progetti di legge presentati da deputati e senatori ne sono stati infatti approvati appena 93, cioè l'1,07 per cento. Ciononostante, il ventaglio di proposte almeno una opportunità la offre: quella di capire, nell'annus horribilis della recessione e della crisi che sta attanagliando l'Italia, quali sono per la classe politica le priorità.

BIG CRAC. In testa alla classifica ci sono i temi legati al diritto e alla giustizia (277 progetti di legge). A seguire, il lavoro e la salute e, immancabili, le riforme dell'ordinamento dello Stato. A fare la parte del leone, forte dei suoi 401 parlamentari, è il Partito democratico con 730 proposte; seguono il Pdl e la Lega, terza in questa graduatoria, ma inaspettatamente in testa se si considera la media delle proposte di ciascun parlamentare: quasi otto a testa. Non sorprende perciò se i due primatisti alla Camera e al Senato sono entrambi eletti del Carroccio: Davide Caparini (58) e Giacomo Stucchi (83). E i 5 Stelle, sbarcati in Parlamento promettendo miracoli? Sono quasi in coda alla classifica e addirittura ultimi come media individuale.

Non brillano nemmeno i big dei vari partiti. Da quando non è più premier, Mario Monti per esempio non ha trovato il tempo per firmare una legge. Idem per Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Nel centrodestra annaspano anche i capigruppo Renato Brunetta e Renato Schifani, autori di una proposta-fotocopia per istituire la commissione Antimafia. Brunetta ha solo fatto mezzo passo in più, chiedendo con Mara Carfagna l'aggravante per i reati connessi alle discriminazioni razziali, sessuali o religiose. Quanto alla sinistra, Pier Luigi Bersani ha presentato la proposta per la modifica del Porcellum e per concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati, che doveva essere la prima legge del suo esecutivo. Enrico Letta (due proposte in tutto), prima di essere chiamato a Palazzo Chigi ha invece puntato sui cervelli in fuga, proponendo incentivi per favorirne il rientro. Nichi Vendola prima di dimettersi da deputato ha cavalcato immigrazione, matrimoni e adozioni gay. Male invece Guglielmo Epifani, la cui attività legislativa risulta nulla, come quella di Pier Ferdinando Casini, mentre Giulio Tremonti ha riproposto la separazione fra banche commerciali e d'affari per fissare, così ha scritto, «un limite allo strapotere del capitalismo finanziario».

CONFLITTI GENERALI. Sfogliando, come ha fatto "l'Espresso", le quasi 2 mila proposte, non mancano altre sorprese. A cominciare dai conflitti di interessi, piccoli o grandi. Il senatore Pdl Andrea Mandelli è titolare di farmacia e presidente della federazione degli ordini della categoria: non sorprende dunque se ha presentato varie proposte sul tema, tra l'altro sulla partecipazione dei medici agli utili delle farmacie e sull'accesso programmato alla facoltà universitaria; Domenico Scilipoti (Pdl), agopuntore, chiede il riconoscimento della sua specializzazione; mentre il democratico Guglielmo Vaccaro, commercialista, invoca la formazione continua per la sua professione.
Altro conflitto, quello campanilistico legato agli interessi del collegio elettorale di provenienza: il catanese Basilio Catanoso pensa ai limoneti di Acireale; il maremmano Luca Sani alla laguna di Orbetello; i bellunesi Gianclaudio Bressa e Roger De Menech a dare lo statuto speciale alla loro provincia (alla faccia degli enti inutili); il deputato Vinicio Peluffo alle ville storiche della sua Rho.

GIUSTIZIA È SFATTA. Gira e rigira sono però tre gli argomenti che più stimolano i parlamentari. Il primo è sicuramente la giustizia. Ma attenzione: nonostante l'Italia sia uno dei Paesi coi processi più lenti davvero pochi sono i rimedi proposti. Fra le eccezioni, le norme per «l'accelerazione dei tempi del processo penale» depositate dall'ex giudice e ora senatore Pd Felice Casson, e quelle di Sel, che si batte per l'abolizione della ex Cirielli che accorcia la prescrizione. Nel mirino risulta invece la riforma Severino che cancella i piccoli tribunali, oggetto di ben nove proposte di modifica: 3 a testa per Pd e Pdl, 2 dell'Svp e 1 della Lega. Quanto agli altri temi, il chiodo fisso del centrodestra sembra l'ineleggibilità e le incompatibilità (ma dei magistrati, non dei politici) con sette proposte. Oltre alle intercettazioni (tre), magari per depotenziarle derubricandole da «mezzi di ricerca di prova» a «fonti di investigazione semplice», così da impedire la loro pubblicazione, come propongono i deputati Maurizio Bianconi e Pietro Laffaranco.
Il Pd, impegnato sui reati economici, chiede la reintroduzione del falso in bilancio depenalizzato da Berlusconi e l'istituzione di norme contro l'autoriciclaggio e il voto di scambio mafioso. L'ex Guardasigilli Nitto Palma (Pdl) vorrebbe invece concedere al ministro della Giustizia l'azione disciplinare per trasferire i pm politicizzati. E già che ci siamo, fare anche un bel condono edilizio che comprenda anche gli abusi nelle aree vincolate.
Recordman in tema di giustizia, con 26 proposte, è Lucio Barani, eletto con il Pdl. Parecchio attivo è anche il prodiano Sandro Gozi con 20 leggi che riprendono in gran parte le storiche battaglie radicali: si va dall'abolizione dell'ergastolo alla concessione dell'amnistia e l'indulto.

DEBOLE COSTITUZIONE. Altro cavallo di battaglia, la riforma dell'assetto politico-istituzionale dello Stato: ben 206 fra modifiche della Carta costituzionale (117), materia elettorale (44) e via dicendo. Il tema è delicato e non a caso vede impegnati anche i parlamentari più in vista. Come il capogruppo Pd al Senato Zanda, che oltre alla riduzione degli eletti punta a introdurre norme per regolare la vita interna dei partiti (poi ritirate dopo le accuse di essere contro il M5S); il Pdl Maurizio Gasparri, che vuole la Repubblica presidenziale e l'elezione diretta del capo dello Stato e il leghista Roberto Calderoli, fautore dell'istituzione delle macroregioni. Di rilievo alla Camera anche la richiesta di un'Assemblea costituente del presidente del gruppo misto Pino Pisicchio, l'abolizione dell'autorizzazione a procedere a carico dei parlamentari sollecitata dal Pd Roberto Giachetti, l'introduzione di un referendum per la «rifondazione dell'Unione europea» avanzata dall'esponente leghista Giancarlo Giorgetti e la cancellazione dei senatori a vita pretesa dal collega Caparini. Tutte questioni di altissimo rango, anche se poi scandagliando a fondo gli archivi di Camera e Senato si scoprono anche questioni di profilo più modesto, come il distacco da una regione all'altra di molti comuni (tra gli altri, il passaggio di Cortina d'Ampezzo dal Veneto al Trentino Alto Adige); oppure modifiche all'articolo 9 della Carta costituzionale per affermare il principio che la Repubblica italiana «promuove il benessere degli animali», come chiede la Brambilla, autrice di ben 35 proposte sul tema. Fra le tante, l'affido condiviso dell'animale domestico in caso di separazione dei coniugi e il divieto di pignoramento del cane e del gatto.

A TUTTI I COSTI. E per finire, l'argomento più dibattuto degli ultimi anni, che ha suscitato l'ira dei cittadini per i privilegi piu sfacciati dei parlamentari e che è fra le ragioni del successo del Movimento 5 Stelle: i costi della politica. Un'esplosione di proposte anche su questo fronte? Neanche per sogno: solo una ventina di progetti riguardano infatti la Casta. Al netto delle leggi sull'abolizione o la modifica del finanziamento ai partiti (sette), la riduzione dei parlamentari (quattro) e l'annosa questione della cancellazione delle province (tre), non spuntano molte idee nuove. Il democratico Vaccaro propone di adeguare gli stipendi dei parlamentari a quelli degli eurodeputati: ovvero limare l'indennità a 8 mila euro lordi anziché 10 mila 400 e sostituire la diaria (3.500 euro netti) con un gettone da 304 euro legato all'effettiva presenza. A conti fatti, senza assenze in Parlamento, non cambierebbe poi granché. Più drastiche Sesa Amici e Donata Lenzi, pure loro del Pd: indennità come i sindaci delle città medio-grandi (6 mila euro circa) e diaria a pie' di lista e solo per i non residenti a Roma. Pino Pisicchio vuole togliere per sempre lo stipendio ai ministri parlamentari, come poi ha fatto il governo Letta. Pragmatico il leghista Davide Caparini, favorevole alla riduzione di stipendi e numero di eletti, ma dei consigli regionali.
E i vitalizi, che tanto scalpore continuano a provocare nell'opinione pubblica? Scomparsi dall'agenda politica. Il massimo è l'idea di Paolo Grimoldi, del Carroccio, di corrispondere in titoli di Stato la parte superiore ai 5 mila euro, mentre il socialista Riccardo Nencini chiede un giro di vite su auto di servizio, pensioni d'oro, retribuzioni e liquidazioni. Ma di magistrati e grand commis di Stato, non dei politici. Ovviamente.