L'offerta sulla società che trasmette il segnale della televisione pubblica vale 1,22 miliardi. Ed è destinata a scatenare un'ondata di polemiche. La prima risposta del governo che fissa i paletti: "Il 51% resti pubblico"

Le parole scelte per lanciare l'Opa che farà discutere l'Italia all'infinito sono le più neutre possibili: «Creare un operatore unico nazionale», «più efficiente», per portare le infrastrutture televisive italiane «al livello dei principali Paesi europei, come Francia, Regno Unito, Spagna». La sostanza politica ed economica, però, è esplosiva: Silvio Berlusconi vuole comprarsi le torri di trasmissione del segnale televisivo del principale concorrente, l'azienda pubblica Rai.

La notizia è arrivata la notte scorsa: una società che si chiama EI Towers, controllata da Berlusconi al 40 per cento attraverso Mediaset, ha lanciato un'Offerta pubblica di acquisto (Opa) su Rai Way, la società quotata in Borsa che possiede le torri di trasmissione e di diffusione del segnale televisivo della Rai. L'offerta riguarda la totalità delle azioni di Rai Way e prevede il pagamento dei titoli in parte in contanti e in parte in azioni di EI Towers stessa. Per ogni titolo dell'azienda del gruppo Rai gli azionisti riceverebbero 3,13 euro cash e 0,03 azioni ordinarie EI Towers di nuova emissione.
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Sulla base dei prezzi delle due società registrati in Borsa fino al momento dell'annuncio, la società di Berlusconi calcola che il corrispettivo per ogni azione di Rai Way sia pari a 4,50 euro. Questo prezzo, dice EI Towers, rappresenta un premio del 22 per cento rispetto al valore che Rai Way aveva segnato in Borsa lunedì 23 febbraio. E, soprattutto, rappresenta un premio del 52,7 per cento rispetto ai 2,95 euro a cui la Rai aveva venduto le azioni Rai Way soltanto nel novembre scorso, quando la società era stata collocata in Borsa.

[[ge:rep-locali:espresso:285515635]]È proprio questo uno dei dettagli destinato a infiammare il dibattito politico. La Rai conserva una quota di solida maggioranza di Rai Way, pari al 65 per cento. Il consiglio di amministrazione presieduto da Anna Maria Tarantola potrebbe semplicemente respingere l'offerta di Berlusconi e tenersi le sue torri. Ma l'ex premier ha messo la concorrente pubblica di fronte a un dilemma non da poco: rifiutando l'offerta, la Rai dovrebbe rinunciare a un incasso e a una plusvalenza colossale. Accettandola, al contrario, oltre alla tempesta politica, dovrebbe affrontare anche l'accusa di aver svenduto la società in sede di collocamento in Borsa, come sosteneva il sindacato Slc-Cgil, che aveva tentato di impugnare il provvedimento, che riteneva violasse le disposizioni della Legge Gasparri. L'Opa, infatti, valorizza Rai Way ben 1,22 miliardi di euro, molto di più degli 800 milioni a cui la Rai l'ha valutata soltanto pochi mesi fa per il collocamento in Borsa.
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Oltre che sul piano economico, l'offerta di Berlusconi è però esplosiva sul piano politico. Perché difficilmente la Rai della Tarantola e del direttore generale Luigi Gubitosi potrà prendere una decisione senza tener conto del contesto, che vede, di fatto, il capo di un partito di opposizione che vuole comprarsi un'azienda pubblica. Di più: a Berlusconi fanno anche riferimento alcuni consiglieri di amministrazione della Rai stessa, da Antonio Verro a Antonio Pilati e a Gugliemo Rositani, che saranno chiamati a esprimersi.

Particolarmente delicato sarà il ruolo del governo di Matteo Renzi. Perché l'accusa, se dirà di sì, sarà di aver preso accordi sottobanco al momento del famoso patto del Nazareno. Forse per questo la prima reazione ufficale da parte dell'esecutivo sembra una presa di distanza: «Il governo ricorda che, anche considerata l'importanza strategica delle infrastrutture di rete, un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 2 settembre 2014 ha stabilito di mantenere in capo a Rai una quota nel capitale non inferiore al 51 per cento (di Rai Way, ndr)», dice un comunicato diffuso alle agenzie di stampa. Che, contemporaneamente, cerca di smorzare le accuse di aver svenduto la società, ai tempi del collocamento: «L'offerta pubblica per Rai Way conferma l'apprezzamento da parte del mercato della scelta compiuta a suo tempo dal governo di valorizzare la società delle torri Rai facendola uscire dall'immobilismo nel quale era confinata. La quotazione in Borsa si è rivelata un successo», sostiene la nota.

Una risposta che, tuttavia, alimenta qualche dubbio: possibile che il gruppo Mediaset abbia tentato una mossa tanto dirompente senza fare alcun sondaggio sull'eventualità che il veto a una vendita di Rai Way venisse tolto, superando il decreto di settembre? Solo l'evoluzione dell'affaire potrà, nei prossimi giorni, fornire una risposta.