Football Leaks, i primi nomi della Serie A: spuntano Higuain, Iturbe e Alex Sandro

L'inchiesta internazionale sul mondo del calcio, tra padroni occulti e conti offshore, investe anche il campionato italiano. Nelle carte ci sono i big del pallone nostrano e squadre come Juve, Inter, Roma, Napoli e Palermo. Ecco chi è coinvolto

Non è facile essere Gonzalo Higuain. Certo, lo stipendio milionario. Certo, i gol, la fama e i tifosi ai tuoi piedi. La vita come un sogno, vista dall’esterno. Poi c’è la realtà. Un’altra realtà. Un mondo parallelo, lontano e diverso da quello che ogni giorno finisce sui giornali e in tv. È un mondo popolato di sigle anonime, contratti e conti bancari. Scorre denaro a fiumi, tra holding olandesi e società caraibiche.

È una matassa aggrovigliata, il mondo parallelo di Higuain. Per raccontarlo conviene partire da un documento con una data certa, il 22 settembre 2014. È una fattura: la Convergence Capital Partners, società di Amsterdam, paga 190 mila euro alla Paros Consulting ltd, registrata alle British Virgin Islands, paradiso fiscale nei Caraibi. Sono soldi che volano offshore, lontano dagli occhi del Fisco. Per quale motivo, nel settembre di due anni fa, la società olandese paga Paros, che incassa il denaro tramite un conto bancario di Vaduz, nel principato del Liechtenstein? «Servizi prestati in riferimento al Real Madrid e al giocatore G. Higuain», si legge, in inglese, nella causale.

timbro-espresso-ok-jpg
Prima di approdare al Napoli, nel 2013, il “Pipita” ha indossato per cinque campionati la divisa bianca dello squadrone spagnolo. Resta un interrogativo, il più importante: chi c’è dietro Paros? A chi vanno quei 190 mila euro partiti dall’Olanda? La risposta è custodita nella cassaforte di un fiduciario delle British Virgin Islands, un paradiso fiscale che non rende noti neppure gli amministratori delle società, tantomeno i soci. Seguendo le tracce del denaro, ricostruendo contratti e documenti bancari, si arriva però a un approdo certo. Paros, così come l’olandese Convergence Capital Partners, fa parte di una scuderia di società che ricorrono decine di volte negli affari di un gruppo di intermediari di nazionalità argentina.

Esclusivo
Football Leaks, gli affari segreti del calcio: Cristiano Ronaldo e Mourinho vanno offshore
2/12/2016
Il più noto tra loro, almeno dalle nostre parti, si chiama Marcelo Simonian. Nel 2010, proprio lui, Simonian, gestì il trasferimento dell’attaccante Javier Pastore dall’Huracan di Buenos Aires al Palermo del patron Maurizio Zamparini. Lo schema è sempre lo stesso: le somme versate dalle squadre, formalmente come compenso per gli agenti-intermediari nella compravendita di calciatori, finiscono da principio a una società olandese per poi prendere il volo verso una destinazione offshore, quasi sempre ai Caraibi.

IL PIPITA TIENE FAMIGLIA
La fattura della Paros, così come le altre carte che riguardano Higuain, fanno parte del gigantesco archivio che l’Espresso ha esplorato per sette mesi. I file, per un totale di circa 1,9 terabyte, sono stati offerti da una fonte anonima al settimanale tedesco Der Spiegel, che li ha poi condivisi con le testate riunite nel network Eic (European Investigative Collaborations) di cui l’Espresso fa parte. Nasce così Football Leaks, milioni di pagine che raccontano l’altra faccia del pianeta calcio, la rete di affari riservati che avvolge il gioco più bello del mondo. Sono molti i club italiani citati nelle carte di questo archivio, praticamente tutti i più importanti per giro d’affari e risultati sul campo: Juventus, Roma, Napoli, Milan, Inter, Torino e altre ancora.

In questa prima puntata della nostra inchiesta partiamo dal caso Higuain, il giocatore più pagato della Serie A con uno stipendio annuo di 7,5 milioni. Una parte dei guadagni di Higuain sono stati impiegati nella Higuazaca, una società di Madrid, fondata negli ultimi mesi del 2015, che ha realizzato importanti investimenti immobiliari nella capitale spagnola.

Higuain-apertura-juve-gif

Nel business sono coinvolti anche Jorge e Nicolas Higuain, padre e fratello di Gonzalo, che tirano le fila di molti affari del calciatore. Tra i documenti di Football Leaks si trova per esempio un ordine di bonifico firmato da Jorge Higuain per la società Premier & co di Londra. Il pagamento, 32 mila euro, viene accreditato su un conto aperto presso un istituto di credito svizzero, la Bank Leumi. Dai documenti riservati che l’Espresso ha potuto consultare emerge che Premier & co, controllata da due fiduciari uruguaiani, ha fatto più volte da sponda agli intermediari argentini legati a Simonian. Non è chiaro per quale motivo il padre di Gonzalo, nel febbraio del 2015, abbia versato quei soldi alla società londinese.

SVIZZERA E 007
Per chiarire la vicenda, l’Espresso ha cercato di contattare il calciatore, che ci ha fatto sapere di non essere disponibile a parlare. Non resta dunque che attenersi alle carte, ai documenti. E andando indietro nel tempo si scopre che fin dal 2007 i diritti di immagine di Higuain sono stati ceduti alla Supat, una società olandese. Come rivelano le carte di Football Leaks, è alla Supat che la Nike versava parte dei compensi per il contratto di sponsorizzazione stipulato con l’attaccante all’epoca in forze al Real Madrid.

Speciale
Football Leaks, tutti i nomi e i campioni dell'inchiesta su calcio e paradisi fiscali
30/11/2016
La sede nei Paesi Bassi offre un duplice vantaggio fiscale: al basso livello di tassazione delle imprese si aggiunge il trattamento particolarmente favorevole per le aziende che gestiscono beni immateriali come marchi, brevetti o, appunto, i diritti d’immagine. Quando Higuain approda al Napoli il vecchio accordo con la Nike viene rivisto. La Supat esce di scena ed è il club del patron Aurelio De Laurentiis a gestire direttamente questo tipo di contratti. La trattativa non dev’essere stata facile, se è vero, come emerge dai documenti, che l’intesa riveduta e corretta con lo sponsor viene siglata solo all’inizio del 2015, ovvero 18 mesi dopo l’arrivo dell’attaccante argentino in Italia. Anni prima, anche il viaggio del giovane Higuain verso Madrid aveva seguito un itinerario piuttosto singolare.

Partito dal River Plate, il promettente Pipita fa tappa al Locarno, squadra della serie B elvetica che certo non poteva permettersi un calciatore di quel livello. I soldi, in effetti, arrivano dalla HAZ, società al centro di innumerevoli operazioni che hanno portato in Europa giocatori sudamericani. Fatto sta che Higuain non vestirà mai la maglia del club svizzero, che nel giro di pochi giorni rivende il calciatore per 18 milioni di dollari dopo averlo acquistato per 6. La differenza, cioè il profitto dell’operazione, è andata per oltre il 50 per cento alla HAZ, a cui il River Plate, sull’orlo del crack si era legato mani e piedi.

La vicenda, già raccontata in passato, nel 2013 è finita al centro di un’inchiesta giudiziaria in Argentina sull’evasione fiscale nel mondo del calcio. L’indagine è stata di fatto insabbiata e nel frattempo Gustavo Arribas, uno dei tre proprietari della Haz (gli altri sono Fernando Hidalgo e Pini Zahavi), ha fatto carriera: è diventato nientemeno che il capo dei servizi segreti di Buenos Aires, nominato dal suo grande amico Mauricio Macrì, eletto l’anno scorso presidente dell’Argentina.

IL VERO PADRONE DI ALEX SANDRO
Arribas è stato determinante anche per un altro giocatore famoso in Italia: il laterale della Juve Alex Sandro. Brasiliano classe 1991, il terzino sinistro è arrivato in Europa nel 2011, acquistato dal Porto per 9,6 milioni di euro. A chi sono finiti i soldi? In buona parte proprio all’attuale capo degli 007 argentini.

Sandro-apertura-juve-gif

Prima del trasferimento in Portogallo, il cartellino di Alex Sandro apparteneva infatti a due società poco conosciute: il 30 per cento era del Club Atletico de Paranà, una piccola accademia calcistica brasiliana; il restante 70 per cento era invece del Maldonado, club che milita nella seconda divisione uruguaiana. E che negli anni scorsi è stato accusato di essere diventato una sorta di paradiso fiscale sportivo, visto che in Uruguay le tasse sulle società sono molto più basse che negli altri Paesi sudamericani.

Ma i documenti di Football Leaks dicono di più. Certificano che per la vendita di Alex Sandro al Porto, il Maldonado ha incassato, su un conto corrente svizzero gestito dalla banca Hsbc, 6,1 milioni di euro. E permettono per la prima volta di identificare chi c’è dietro la misteriosa squadra uruguaiana, dove sono passati anche altri giocatori approdati in Italia, come l’ala sinistra della Fiorentina Hernán Toledo, o Marcelo Estigarribia, transitato da Juventus, Chievo, Atalanta e Sampdoria.

L'inchiesta
Football Leaks, come nasce l'inchiesta su calcio e fondi offshore
2/12/2016
Secondo i documenti esaminati dall’Espresso, dietro il Maldonado c’era, almeno fino a giugno del 2015, proprio lui, Arribas. Adesso Alex Sandro non sembra aver più legami con l’attuale capo dei servizi argentini. Nell’estate 2015 il Porto lo ha venduto alla Juventus per 26 milioni di euro. Nel contratto, il club lusitano garantisce che in quel momento «nessuno, eccetto il Porto, era proprietario o controllava i diritti sportivi o economici del giocatore».

KOVACIC ALL’INTER, VIA HONG KONG
I fondi d’investimento s’incrociano anche con gli affari dell’Inter. Il caso è quello di Mateo Kovacic, centrocampista croato di 22 anni. Una carriera pazzesca, la sua, per lo meno in termini finanziari. Cresciuto nelle giovanili della Dinamo Zagabria, a 19 anni passa al club milanese, ancora presieduto da Massimo Moratti, per 11 milioni di euro, secondo le cifre circolate sui giornali.

Con i nerazzurri, il campioncino slavo però non convince. Eppure, nell’estate del 2015 il Real Madrid decide di comprarlo. Per la cifra astronomica di 29 milioni di euro più 6 milioni di bonus opzionali, recita il contratto. Un investimento non proprio redditizio, visto che in oltre un anno il croato colleziona appena una trentina di presenze.

Come si spiega tutto questo? Un aiuto arriva da alcuni documenti inediti. Quando è stato venduto all’Inter, la metà del cartellino di Kovacic apparteneva a un fondo d’investimento basato ad Hong Kong e chiamato Profoot International Limited. I proprietari? Sconosciuti. Di certo però la Dinamo Zagabria all’epoca era diretta da Zdravko Mamic, oggi accusato dai magistrati dell’Antimafia croata (Uskok) di aver realizzato dei guadagni illeciti, grazie alla vendita di alcuni giocatori cresciuti nel vivaio. Uno di questi è Luka Modric, ceduto dalla Dinamo al Tottenham nel 2008 e oggi in forza al Real Madrid. Proprio come Kovacic. Che con Modric condivide un’altra caratteristica: entrambi hanno come procuratore Mamic e la sua agenzia, la Asa International.

Una trama intricata a cui si aggiunge un altro tassello. A marzo del 2015, quando i contratti Tpo erano già stati vietati dalla Fifa, la proprietà di Kovacic passa ancora di mano. Il 50 per cento del suo cartellino viene trasferito per la cifra simbolica di 1 euro dal fondo di Hong Kong a un altro fondo, con nome quasi uguale (Profoot International Ltd) ma registrato nel Regno Unito. Anche stavolta la proprietà è sconosciuta: le azioni sono ufficialmente di una fiduciaria, la Atc Nominees Limited.

L’Inter sapeva che il cartellino di Kovacic era in parte posseduto dai fondi d’investimento? No, è la riposta del club neroazzurro, che assicura di non conoscere la Proofoot International e di aver «acquisito dalla Dinamo Zagabria il 100 per cento dei diritti economici e sportivi» del giocatore.

ITURBE, DYBALA E IL LABIRINTO DEI FONDI
I trasferimenti internazionali di giocatori minorenni sono illegali. Lo dice la Fifa, che prevede alcune eccezioni. Di queste non sembra far parte Juan Manuel Iturbe, 22enne argentino in forza oggi alla Roma, passato per il Verona e considerato, almeno fino a due anni fa, il nuovo Messi. I documenti di Football Leaks permettono di ricostruire la vicenda del giovane attaccante.

Una storia in cui s’incrociano fondi d’investimento, paradisi offshore e agenti senza scrupoli. Con il campioncino trattato alla stregua di un’azienda in cui i soci cambiano continuamente, nascondendosi dietro sigle anonime. Iturbe arriva in Europa nel 2011. Il Porto lo acquista, ancora minorenne, dal club paraguaiano del Cerro Porteño. Il cartellino del calciatore è però solo per un quarto di proprietà del club sudamericano, che in cambio della sua quota riceve dal Porto 1 milione di euro.

Iturbe-apertura-gif

I restanti tre quarti di Iturbe sono della Pencil Hill Limited, una società inglese che mette a segno un colpo milionario. Cede al Porto solo il 35 per cento del giocatore, incassando la bellezza di 3 milioni di euro, e si garantisce al contempo il diritto di ricevere il 40 per cento di quanto il club lusitano ricaverà da un’eventuale vendita di Iturbe. Vendita che puntualmente avviene, tre anni dopo.

Ma andiamo con ordine. Subito dopo averlo acquistato, il Porto rivende il 15 per cento del cartellino al Soccer Invest Fund, basato in Portogallo. A 19 anni l’attaccante ha dunque tre padroni: Porto, Pencil Hill e Soccer Invest. La svolta arriva il primo luglio 2014, quando la squadra portoghese vende Iturbe per 15 milioni al Verona. Che due settimane dopo lo gira alla Roma per 20 milioni (guadagnandone quindi 5).

Dietro l’affare c’è Gustavo Mascardi, agente argentino famoso in Italia per aver rappresentato parecchi giocatori, da Asprilla a Veron. Fino a Paulo Dybala, il nuovo bomber della Juventus, pure lui gestito da Pencil Hill quando nel 2012 arrivò al Palermo di Zamparini. Impossibile sapere se il fondo inglese faccia capo a Mascardi. Ufficialmente la società è del commercialista britannico Ayomide Otubanjo. Lo stesso che, secondo le autorità spagnole, gestiva una delle finanziarie usate da Leo Messi per evadere le tasse. Mascardi non è uscito di scena dopo che Iturbe è stato venduto alla Roma. Anzi. Il contratto di trasferimento dal Verona alla Roma prevede che la Lastcard, una società neozelandese rappresentata dallo stesso Mascardi, riceva su un conto corrente svizzero un milione di euro più Iva.

La Roma ha inoltre garantito che se venderà Iturbe a un altro club, dovrà versare il 20 per cento del guadagno alla Lastcard. E l’agente, anche in quel caso, dovrà essere Mascardi. E tre mesi dopo le cose cambiano di nuovo. La Lastcard trasferisce tutti i suoi diritti a un’altra compagnia. Si chiama Delta Limited ed è registrata a Panama, uno dei paradisi fiscali più riservati del mondo. L’unico dato pubblico è il nome dell’amministratore della società: si tratta di Francesco Cuzzocrea, un fiduciario svizzero che rappresenta diverse società offshore, incluse alcune riconducibili all’imprenditore italo-nigeriano Gabriele Volpi, proprietario di due squadre di calcio: lo Spezia, in Italia, e il club croato del Rijeka.

L'edicola

In quegli ospedali, il tunnel del dolore di bambini e famiglie

Viaggio nell'oncologia pediatrica, dove la sanità mostra i divari più stridenti su cure e assistenza