Lo scontro sul futuro Human Technopole di Milano fra la senatrice a vita Elena Cattaneo e l'Istituto italiano di tecnologia di Genova (Iit) era già al calor bianco, ora salirà ulteriormente d'intensità. L'istituto genovese guidato da Roberto Cingolani ha infatti pubblicato sul proprio sito un lungo e articolato documento, in cui replica punto per punto al dossier presentato nelle scorse settimane dalla farmacologa-senatrice per demolire il progetto scelto dal governo di Matteo Renzi per realizzare sull'area dell'Expo un centro di ricerca di valore mondiale sui tumori e sulle malattie degenerative. Il dossier della Cattaneo metteva in discussione non soltanto la validità del progetto Human Technopole ma anche, «risalendo la corrente» come aveva detto lei stessa, le ragioni dell'esistenza e i meccanismi di esistenza dello stesso Iit, sul cui operato venivano sollevati pesanti dubbi.
È per questo motivo che risultano particolarmente interessanti alcuni passaggi della replica dove invece si parla benissimo dell'istituto genovese, firmati dalla Cattaneo in persona. Sono estratti dal rapporto di valutazione che la farmacologa milanese aveva contribuito a redigere nel 2012, assieme ad altri scienziati, sull'attività svolta dall'Iit nel triennio precedente. Il punto è quello di una delle modalità di funzionamento dell'istituto, che non opera soltanto nel proprio grande centro di ricerca genovese ma anche con ulteriori basi, aperte presso università e altri istituti.
I BREVETTI DELL'ISTITUTO ITALIANO DI TECNOLOGIA
Il grafico mostra la crescita del portafoglio dei brevetti attivi (“patent portfolio”) dell'Istituto italiano di tecnologia. A fine 2015 il numero complessivo era di 355, con un incremento di 57 unità rispetto ai 298 del 2014. I dati relativi al “filing” mostrano invece le domande di brevetto presentate ogni anno, pari a 106 nel 2015 e a 100 l'anno precedente. La colonna denominata“priority”riporta invece i numeri relativi a una fase preliminare rispetto al “filing”, ovvero quella della prima domanda con cui si intende proteggere la proprietà intellettuale di una tecnologia, che in seguito potrà essere abbandonata o dar luogo a più domande di brevetto in diversi Paesi. Il cosiddetto “invention portfolio” indica invece il portafoglio delle invenzioni indipendenti; in questo caso, come per quello del “patent portfolio”, i dati non sono annuali ma cumulativi.
Cingolani risponde all'accusa in maniera molto netta. Perché se lo Human Technopole dovrà funzionare facendo collaborare diversi enti di ricerca, questo accade già oggi all'Iit, che come detto sopra ha aperto dei propri laboratori all'interno di altre università non per sfruttare i ricercatori altrui, ma «per favorire le collaborazioni e la formazione dei giovani», come si legge a pagina 9 della replica. Ed è qui che il direttore scientifico dell'istituto genovese tira fuori una delle sue carte, il rapporto di valutazione sull'operato dell'Iit firmato da 12 scienziati, secondo il metodo noto come “peer review”, verifica fra pari. Dodici scienziati fra i quali c'era anche la Cattaneo.
Racconta Cingolani: «Il rapporto sottoscritto unanimemente da tutti i membri del panel – senatrice Cattaneo inclusa – asseriva che il modello a rete fosse ben concepito e che anzi si dovesse meglio comunicare all'esterno la sua struttura al fine di evitare strumentalizzazioni da parte di chi aveva interesse ad affermare che Iit operasse da agenzia, ridistribuendo risorse pubbliche ad altri enti. Tale report di valutazione arriva ad affermare che il modello Iit sarebbe dovuto auspicabilmente divenire un modello di riferimento anche per altri enti di ricerca».
Seguono due lunghi stralci del rapporto, scritto in inglese dal gruppo dei valutatori, formato da scienziati di fama internazionale. Ecco alcuni passaggi: «Abbiamo deciso di visitare di persona dicersi centri a Torino, Milano, Pontedera e Pisa. Abbiamo richiesto e analizzato estensivamente i dati sulla performance di tutti i laboratori. La nostra impressione era generalmente positiva: abbiamo trovato unità ben funzionanti, integrate con le loro università ospiti e con legami esistenti o in fase di sviluppo con le altre parti del network di Iit. Nessuno dei laboratori era isoltato dal resto dell'Istituto». E ancora: «La missione dell'Iit è importante non solo di per sé ma anche come modello per altre istituzioni di riceca. L'Iit ha il vantaggio di essere molto giovane e per questo non caricato dell'eredità storica che spesso limita l'efficacia delle organizzioni di ricerca».
IL DOSSIER INTEGRALE: Scrollare per leggere
Leggendo il dossier della Cattaneo, sembra che la senatrice dovesse essere cosciente che il cambiamento a 180 gradi del proprio giudizio, rispetto a quello del 2012, potesse minare la credibilità del suo attacco attuale. Il suo dossier depositato in parlamento si conclude infatti con alcune «note personali in merito alla predisposizione del documento». E sembra dire che quella valutazione fosse basata in qualche modo su dati fuorvianti.
Ecco il passaggio scritto dalla senatrice, che vale la pena riportare per intero: «La valutazione relativa alla produzione scientifica si basava su dati forniti da Iit (in cooperazione con il Comitato Tecnico Scientifico dell’ente). In nessun momento erano per altro emersi aspetti di cui ho preso conoscenza recentemente, in alcuni casi direttamente dagli organi di stampa e cioè (a) “l’accantonamento finanziario” di ingenti somme di denaro pubblico; (b) l’incomprensibile meccanismo di funzionamento di una fondazione di diritto privato largamente sostenuta con denaro pubblico; (c) il Consiglio composto soprattutto da professionalità appartenenti al mondo della finanza, delle banche, delle assicurazioni e del mondo industriale oltre alle ridotte ricadute industriali; (d) l’assenza di trasparenza amministrativa; (e) la debolezza del trasferimento tecnologico; (f) l’utilizzo di metriche di comparazione con altri enti utilizzando dati messi a disposizione dall’ente che facevano risaltare l’ente come modello di successo».
Quelli elencati dalla Cattaneo sono punti che, nel lungo documento di replica vengono affrontati uno a uno, con risultati che il lettore può giudicare di persona, leggendo il testo nelle parti che gli interessano.
La cosa interessante, qui, è però la risposta di Cingolani e dell'Iit, che respingono con decisione l'accusa di una valutazione scientifica fatta a tarallucci e vino dal comitato di cui la Cattaneo faceva parte. In primo luogo il direttore dell'istituto osserva che «i lavori del comitato di valutazione di Iit cui la senatrice ha partecipato attivamente e costantemente sono durati più di un anno (14 mesi) e hanno analizzato in dettaglio, con una serie nutrita di azioni a diversi livelli, tutti gli aspetti di funzionamento e dei risultati di Iit. Le dichiarazioni d'ignoranza dei fatti ripetutamente presentate sono incomprensibili da parte di un valutatore “attento”».
Poi elenca i punti toccati durante i 14 mesi, fra i quali la situazione finanziaria, il meccanismo di funzionamento «del quale la senatrice era pienamente consapevole grazie alle informazioni complete, dettagliate e trasparenti a disposizione del comitato di cui faceva parte» e altri ancora. Infine Cingolani bolla come “falso” che Iit abbia fornito le metriche di comparazione: «I dati in questione sono stati autonomamente elaborati dal comitato di valutazione, e la sentratice Cattaneo ne era – e ne è – pienamente consapevole. Tutto ciò può essere facilmente verificato consultando gli altri membri del comitato».