In nessun paese civile si stanziano somme ingenti per ?la ricerca senza competizione e trasparenza. E invece accade in Italia con l'Ht, ennesimo atto della saga di rapporti insani tra scienza e politica

Nel corso della sua presidenza Barack Obama ha parlato ben due volte di scienza e politica alla National Academy of Science. Nell’ultimo ispirato intervento ha aggiunto che la superiorità della scienza americana deriva dalla sua completa indipendenza dalla politica, cioè dal fatto che le idee e i progetti vincenti scaturiscono da competizioni trasparenti e valutazioni oggettive tra proposte alternative. Non proprio quel che accade in Italia.

La vicenda Human Technopole (Ht) è l’ennesimo atto di un’interminabile saga di rapporti insani tra scienza e politica. Per utilizzare gli spazi ex-Expo di Milano e forse per ripianare qualche perdita, il governo decide di creare un polo scientifico e conferisce l’incarico con carta bianca all’Istituto italiano di tecnologia (Iit), più 80 milioni di euro per il 2015 e la promessa di 1,5 miliardi nei prossimi 10 anni. Qual è il problema, penserà il lettore? Ci si lamenta che in Italia non si finanzia la ricerca e adesso che c’è un progetto importante gli scienziati non sono d’accordo! Il problema è che la conduzione dell’operazione Ht è un insulto all’etica pubblica e alla comunità scientifica. Come spiega il documento depositato in Senato da Elena Cattaneo.

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1. Dal 2008 a oggi i fondi per i Prin (Progetti di ricerca d’interesse nazionale, per molti l’unica fonte di finanziamento) sono stati ridotti di un terzo e quest’anno, dopo 3 anni di latenza, ammontano a 92 milioni - per tutte le aree di ricerca. L’Agenzia della ricerca francese, corrispondente ai Prin, eroga con regolarità un miliardo all’anno. Destinare 1,5 miliardi a Ht oggi è come se un povero in canna (ricerca italiana) pranzasse con pane secco (Prin) innaffiato da Dom Perignon (Ht).

2. In nessun paese civile si stanziano improvvisamente ingenti somme per la ricerca senza procedure competitive. Da che c’è la Big Science si sa che procedere solo con decisioni politiche e arbitrarie porta a fallimenti sicuri. Per Ht, il Governo ha scelto Iit per scrivere un unico progetto da far valutare, e Iit ha chiamato gli amici per decidere i contenuti. Competizione zero!

3. La scelta di Iit è discutibile sotto diversi profili. Il governo ha un Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, un Consiglio nazionale delle ricerche e numerose Università, luoghi dove (in mezzo a una burocrazia kafkiana e un carico didattico folle) si produce la stragrande maggioranza di pubblicazioni, che la politica sbandiera quando deve dire che in Italia si fa ricerca d’eccellenza. È un fatto che umilia chi lavora con dedizione e serietà. A vantaggio di un ente, Iit, che malgrado i privilegi ha reso bene in pochi settori, e il cui compito principale sarebbe, da statuto, il trasferimento tecnologico.

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4. Si dice che il progetto sia stato valutato da una commissione internazionale. Una valutazione non comparativa nella scienza è solo un’opinione: è bello o non è bello; ci piace o non ci piace, etc. Non siamo noi a dirlo. Basta leggere le linee guida di buona pratica per la creazione di large scale facilities , ovvero guardare come sono progettate le più importanti iniziative scientifiche internazionali degli ultimi anni: Precision Medicine Initiative, The 100.000 Genomes Project, Brain Initiative etc.

Che fare a questo punto? Checché ne scriva qualche scienziato che collabora con Iit, qui non andiamo tutti in giro con la sveglia attaccata al collo. Riusciamo a competere nel mondo malgrado politica e governo ignorino la scienza sotto ogni punto di vista. Senza reinventare la ruota, potremmo dotarci, come i paesi più civili, di un’agenzia nazionale per la ricerca, terza e indipendente dalla politica e dalla comunità scientifica, e così avviarci a gestire Ht e tutti i finanziamenti della ricerca in modi trasparenti e soprattutto efficienti.
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Intervenendo in Senato, il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto al governo di fare chiarezza sul destino di un progetto, «cui bisogna guardare positivamente». Ma su cui mancano «impegni chiari» e «informazioni». L’invito è a creare un tavolo e varare, finalmente, una seria politica della scienza nel paese.

L'intervento è di Fiorenzo Conti, Università Politecnica delle Marche, e Gilberto Corbellini, Università Roma La Sapienza

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