Al Maxxi il cortometraggio firmato da Milica Zec, già filmaker per Marina Abramovi?. «Ho vissuto in prima persona i bombardamenti in Serbia. Con le tecniche di visione a 360 gradi lo spettatore può capire cosa significa per i civili trovarsi al centro di un conflitto»

Una famiglia nascosta in uno scantinato mentre fuori infuria la battaglia. Pochi minuti di immersione claustrofobica nell'angoscia di una giovane coppia, costretta a inventare una favola per nascondere alla figlia l'orrore della guerra. È “Giant”, il cortometraggio in realtà virtuale firmato da Milica Zec, regista e sceneggiatrice serba trapiantata a New York. Il film sarà presentato venerdì 6 ottobre al Maxxi di Roma nel corso di un incontro con la regista, moderato dal giornalista di Internazionale Piero Zardo. Sarà poi proiettato al museo di via Guido Reni anche sabato 7 ottobre (11-22) e domenica 8 ottobre (11-19).

Specializzata in opere in virtual reality, Milica Zec ha realizzato, tra gli altri, diversi progetti con Marina Abramovi?, tra cui “The artist is present” al MoMA di New York. All'Espresso spiega il significato del suo lavoro: «È un corto di circa sei minuti che fissa un momento drammatico nella vita di una giovane coppia, rifugiata in un seminterrato con la propria bambina durante quello che è presumibilmente un conflitto armato. In sottofondo si sentono, sempre più vicine, le esplosioni. I genitori, per nascondere la verità alla piccola e non spaventarla, inventano che i rumori sono causati da un gigante».
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Il film è realizzato con attori in carne e ossa – Jordana Rose, Zoe Winters, Clam McIntosh – che si muovono in una scenografia interamente costruita con la computer grafica, all'interno della quale, grazie a speciali visori, lo spettatore può immergersi completamente: «Con la visione a 360 gradi si è nello scantinato insieme a loro, ci si può guardare intorno, ascoltando il rumore delle bombe che si avvicinano all'edificio. Oltre ai visori, usiamo anche delle sedie speciali che vibrano quando ci sono le esplosioni, in modo da creare un effetto ancora più realistico. Da questo punto di vista per la riuscita del film è stato fondamentale il grande lavoro del sound designer Aleksandar Protic».

Proprio dalla sua esperienza personale – da ragazza, alla fine degli anni Novanta, ha vissuto in prima persona la crisi del Kosovo – la regista ha tratto ispirazione per il film: «Sono cresciuta nella Serbia sconvolta dalla guerra. Era il 1999 e il paese subì l'attacco della Nato. Anche se la mia storia non è esattamente come quella raccontata in "Giant", mi sono ispirata a quegli eventi. Anche noi abbiamo vissuto sotto la minaccia dei bombardamenti aerei e quello che mi interessava è mostrare la reazione di persone innocenti che si trovano loro malgrado coinvolte in eventi terrificanti come un conflitto. Il film è ambientato in una località non specificata degli Stati Uniti. Non è chiaro in che anno, probabilmente in qualche momento nel futuro. Lasciamo che sia il pubblico a immaginare quando e in che parte del paese, l'importante però è che il racconto si svolga in America: il nostro è un messaggio universale che però è indirizzato all'audience occidentale».

“Giant” è stato realizzato da Zec insieme a Winslow Turner Porter III nell’ambito di New Inc., il programma di incubazione di arte, tecnologia e design del New Museum di New York. Già presentato nel 2016 al Sundance Film Festival, ha partecipato a diverse rassegne in tutto il mondo e rappresenta il primo capitolo di una trilogia ideale sul male che l’uomo infligge ai propri simili. «Sentiamo spesso parlare di guerre in giro per il mondo – spiega ancora la regista – ma non pensiamo mai che possa accadere a noi e invece è solo questione di tempo, oggi la guerra è una condizione globale che prima o poi interessa tutti. Ci sono migliaia, milioni di famiglie che stanno vivendo gli orrori dei conflitti e io ho scelto una famiglia occidentale proprio perché le persone potessero immedesimarsi nel racconto».