Violenza e xenofobia dilagano nel Paese dopo la fine dell'apartheid. E sono il prodotto dello stesso credo economico che genera disuguaglianza

Aboubakar Soumahoro
«Condanno con la massima fermezza la violenza che si è diffusa in alcune delle nostre province». Con queste parole, il Presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, ha esortato il popolo sudafricano contro gli atti veementi di xenofobia a svantaggio degli allogeni che dal 1 settembre hanno inabissato il paese in un teatro bellico senza precedenti, causando la morte di circa 12 esseri umani. Il Sudafrica, tra le prime potenze industriali in Africa, ha sconfitto la segregazione razziale sul piano politico ma non ha saputo affrancarsi del tutto dell’apartheid economico che continua ad attanagliare la società. Nel corso degli anni, il divario tra i ricchi ed i poveri si è molto ampliato. L’odio, il rancore e l’intolleranza allignano purtroppo dove prosperano le disuguaglianze sociali.

A tale riguardo, è opportuno ricordare che l’attuale paradigma economico ha generato delle disuguaglianze che hanno dilatato forzosamente ed eterogeneamente il nostro tessuto sociale. Questa traumatica dilatazione ha lacerato i strati più profondi dell’epidermide della nostra società solcata da cavernose crepe che sono state esasperate dall’ostentazione della ricchezza, emblematica dell’era della mediatizzazione del privato, che acuisce la frustrazione delle fasce impoverite ed immiserite della popolazione. I mercanti dell’illusione ed i manipolatori della realtà si sono insinuati in queste crepe inasprendo il clima di odio, di rancore e di intolleranza che serpeggiava già da tempo nelle viscere della nostra comunità.

Per porre rimedio a questa insostenibile situazione servirebbe probabilmente un New Deal Umano che inauguri una nuova fase ancorata nella giustizia sociale e capace di avviare delle riforme che incapsulino al proprio interno una equa ridistribuzione in grado di rendere felici gli esclusi da troppo tempo trasformati in rifiuti sociali. L’attuazione di un simile progetto passerebbe attraverso processi, capace di mettersi generosamente al servizio delle persone senza farsi inebriare dalla conquista e dall’esercizio del potere, che tornino ad abbracciare i luoghi delle contraddizioni al fine di fare dialogare le divergenze coniugando nel contempo le convergenze con lo scopo di disegnare una visione di società aderente alla realtà ed incentrata sulla soddisfazione di bisogni materiali ed immateriali delle persone. Simili processi dovrebbero essere auspicabilmente attuata all’interno dei percorsi collettivi capaci di ritrovare il proprio originario spirito, ovvero di essere l’aggregatore delle comunità, il focolare della fede, il nido della speranza, il convertitore delle utopie in realtà, il corroborante delle idee, il trasmettitore di una coscienza collettiva ed il formatore di una leadership collettiva capace di creare legami intimi con la popolazione. Quest’ultima dovrebbe probabilmente aspirare altresì a coltivare il culto del riserbo, a praticare l’estetica del linguaggio e a domare gli impulsi più basilari dell’uomo che finiscono per permeare qualsiasi carica di responsabilità con l’ambizione di assoggettarla.

Inoltre, domare i desorientatori della società dal sistema, destituire i piromani della politica dal palazzo, fondere a freddo dall’alto l’ideologico con il post-ideologico non basterà di certo a fermare il vento impetuoso dell’odio, del rancore e dell’intolleranza sociale che rischia di riproporsi ciclicamente sotto forme diversificate e sempre più auto - immunizzante. Solamente se si avrà il coraggio di fronteggiare la sfida delle disuguaglianze dalle fondamenta si potrà sconfiggere questa impetuosa tempesta e fermare quelli che razionalmente cavalcano questa cinica ondata. Tuttavia, tutto ciò non potrà prescindere dalla ridefinizione dell’attuale paradigma economico che si basa sull’egoismo, sull’avidità e sull’insaziabile brama accumulatrice dell’essere umano.

A questo proposito, il Sudafrica, pur trovandosi geograficamente lontano, condivide con il nostro paese una delle pagine più buie della storia dell’umanità. Purtroppo, il fantasma del fascismo e della segregazione razziale, ovvero l’apartheid, continua a serpeggiare sopra il cielo dell’umanità. I recenti episodi di violenze registratisi in Sudafrica devono essere un monito ad affrontare con lucida determinazione l’attuale e delicata fase politica.