Stato democratico nel 2008 e nel 2012, è diventato repubblicano e decisivo nel 2016 per l'elezione di Donald Trump. Joe Biden, che ci è cresciuto, si gioca molte delle sue carte per l'elezione. Ma i due sono vicinissimi

La grande assente della notte elettorale. Lo Stato che un tempo era considerato blu, democratico, a prescindere, mentre con l’era Donald Trump si è riscoperto decisivo. La Pennsylvania tiene sulle spine il risultato finale delle elezioni statunitensi 2020, con uno spoglio dei voti ancora lento, più di un milione di schede da contare e un meccanismo postale che ha dato problematiche fin da subito. E che ha lasciato in sospeso, più di Wisconsin e Michigan, più di Arizona e Nevada, Donald Trump e Joe Biden. Biden che la Pennsylvania la sente come seconda casa e che sulla quale ha concentrato tuttti gli sforzi delle ultime ore di campagna.

La strada che porta all’appartamento in cui l’ex vice di Obama è cresciuto, a Scranton e Pennsylvania, è un vialetto alberato e residenziale. A una manciata di isolati dal civico 2446 di N Washington Ave, c’è la St. Paul, la chiesa in cui il piccolo Joe andava a messa con mamma Catherine e papà Joseph. Poco più a sud, sulla stessa via, ci vive ancora Ellen Harding, mamma di Bob Jr. Casey, senatore scrantoniano, democratico e anti-aborto, che prosegue la dinastia centrista politica della sua famiglia in Congresso, dal 2006. Casey e Biden hanno visioni diverse sul diritto alla vita, ma un legame politico forte. Il primo ha twittato di essere certo della vittoria del secondo, nella notte elettorale che non ha regalato un vincitore. Grazie a loro, Scranton, cittadina famosa soprattutto per la serie televisiva The Office e che diede i natali al vecchio Joe il 20 novembre del 1942, si è riscoperta quest’anno crocevia delle elezioni americane.

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“Vedo il mondo da qui, da dove provengo, da Scranton. Donald Trump invece il mondo lo vede da Park Avenue a Manhattan”, ha ripetuto Biden come un mantra per tutta la campagna elettorale. Un messaggio che, stando alle rilevazioni interne dell’entourage dell’ex vice di Obama, avrebbe dovuto funzionare per attirare la classe media a cui il candidato Dem si è sempre appellato, dopo il disastro elettorale di quattro anni fa che portò Hillary Clinton a perdere la Pennsylvania della working class. Ma di queste sensazioni non vi è ancora certezza. Nonostante i risultati preliminari vedano Biden andare meglio di Clinton, a Scranton, in Pennsylvania lo spoglio dei voti è tutto da definire. E molto si giocherà sul filo del rasoio.

“In questa campagna, Biden ha portato un po’ di sana normalità nella corsa presidenziale, in un mondo che a causa di Donald Trump sta diventando sempre più oscuro”, dice all’Espresso William Penn, nato a Scranton e cresciuto a Philadelphia. Qui ci è tornato di recente dopo tre decenni, per dare supporto ai suoi genitori anziani: “Ho votato Trump nel 2016, ma quattro anni mi sono bastati: faccio orgogliosamente parte della classe media e ho trovato in Biden un interlocutore e un riferimento, che nella scorsa elezione mancarono”. Elettori come William sono quelli che la campagna elettorale di Clinton diede per scontati e grazie al cui supporto Trump frantumò il cosiddetto “blue wall”, il muro del partito progressista di cui fanno parte anche Michigan e Wisconsin, storicamente vinti dai Dem.

Non tutti però, a Scranton così come in Pennsylvania, amano il vecchio Joe. Anzi. Ed è proprio di questo che i Democratici temono, per le prossime ore. Biden, nella sua casa natale ci è tornato regolarmente, una dozzina di volte in visite ufficiali e non quando era vice-presidente. Ma solo la generazione più anziana sembra esserne affezionata: Joe aveva 10 anni, quando i Biden seguirono gli spostamenti lavorativi del padre di famiglia, Joseph, trasferendosi in Delaware. “Può dire quello che vuole ma per me non è un mio concittadino”, spiega all’Espresso Natalie Gonzalez, 46 anni, biologa. In una manifestazione Make America Great Again durante le ultime settimane di campagna elettorale, Gonzalez ha partecipato a un evento di protesta proprio contro il ritorno di Biden in città, dove è stato ospite di una town hall CNN lo scorso 17 settembre.

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Da allora, di cose ne sono cambiate, anche in Pennsylvania. Quello che nel 2008 e nel 2012 era un territorio Dem, nel 2016 Trump lo ha trasformato in stato-chiave. E a quasi ventiquattro ore dalla chiusura dei seggi, ancora qui nel 2020 non c’è un vincitore e la competizione elettorale sembra in bilico. Nonostante guidando per le contee e per le città, ci sia sempre una costante: il giudizio negativo nei confronti del Presidente per la gestione della pandemia. “È mancata l’organizzazione a livello federale così come l’empatia. Il Presidente ci ha continuato a far credere che fosse un’influenza, mentre sono state lasciate morire almeno 235mila persone e a soffrire almeno 235mila famiglie: inaccettabile”, spiega ancora Penn. Trump, che di Covid-19 si è ammalato lo scorso 2 ottobre, salvo guarirne in meno di dieci giorni, ha continuato a mandare messaggi contrastanti all’opinione pubblica nelle ultime settimane: lo sdegno nei confronti delle mascherine, i comizi privi di qualsiasi distanziamento fisico, il papabile licenziamento di Anthony Fauci. “A noi bastava solo un po’ di sana empatia, invece lui nega sia un problema e gli americani continuano a sparire come mosche”, dice Penn.

Per ottenere la maggioranza dei voti in Pennsylvania, Biden deve sperare di aver superato due ostacoli, che potrebbero emergere dalle urne. Il primo, superare la soglia critica del 30% nelle contee rurali della cosiddetta “grande T” che taglia lo Stato escludendo le città di Philadelphia e Pittsburgh. Il secondo, aver convinto l’elettorato bianco e conservatore della Pennsylvania di non essersi accasciato sulle posizioni della sinistra del partito capitanata da Bernie Sanders, su un tema delicato come il fracking.

Sulle trivellazioni di gas nella regione infatti, il cui indotto ha generato migliaia di posti di lavoro nella regione, Trump ha deregolamentato tutto il possibile, per lasciare liberi i contadini che si sono ritrovati nel sottosuolo della loro terra una fonte di reddito, di avere un profitto. Un’agenda Bernie Sanders avrebbe tentato di fermare le trivellazioni in toto. Biden, come spesso gli è accaduto nella sua vita, si è ritrovato a metà, consapevole che se avesse usato l’approccio rigido avrebbe perso il suo stato natale. Ha finito per dire sì al fracking sulle proprietà private, ma sottoponendo a nuove regolarizzazioni le trivellazioni sulle proprietà del governo federale.

Dai primi dati emersi, in costante divenire, sembra che la T conservatrice delle contee di campagna stia tenendo gli argini del 2016. Ma il tarlo ora è tutto legato al voto per posta, non ancora conteggiato, nelle aree urbane. Ieri i funzionari della città di Philadelphia hanno annunciato la sospensione dello spoglio, che dovrebbe riprendere in queste ore.

“Quello che penso è che in Pennsylvania sia giunto il momento di una nuova era”, dice Chris Terrence, un volontario di 32 anni che ha seguito la maggior parte degli eventi elettorali di Biden tra Philadelphia e Scranton. Anche lui, come tanti in America, ha passato queste ultime ore insonni. “Speriamo finisca bene”, dice. “Dobbiamo ristabilire l’importanza del compromesso perché solo così torneremo a essere utili gli uni con gli altri e non credo esista persona migliore di Joe Biden per questo”.