"Il paese scandinavo ha disposto le stesse misure adottate in Italia e si sta in quarantena. Ma i negozi aperti sono affollati per via degli sconti e i ragazzi continuano a praticare sport di gruppo. Per questo ho paura". Ci scrive di una lettrice

Cara Italia,

mi chiamo Rosa Manzo, ho 32 anni e vivo in Norvegia. Anche qui si sta distanti gli uni dagli altri e in quarantena. Mentre l’epidemia cominciava a colpire dolorosamente il Nord l’Italia, la Norvegia contava ancora pochissimi casi di contagio, diffuso principalmente tra chi ritornava dalla settimana bianca trascorsa in Austria o sulle Alpi.

Nonostante sia distante, vivo questa situazione come se fossi lì, in Italia: sono costantemente aggiornata sui dati della Protezione Civile, tramite i social sensibilizzo costantemente amici e colleghi sulle precauzioni da prendere, invio messaggi ad amici e familiari per accertarmi che stiano bene, che rispettino le direttive, illudendomi di poterli proteggere in questo modo, da lontano.

Come sto? Ho paura, tanta paura per i miei cari in Italia, per i miei genitori che rientrano nella fascia di età dei più vulnerabili a questo virus. Oltre alla paura di perdere i miei, di non poter stare loro vicino e di non poter proteggerli, sento un dolore fisico penetrante. È come se fossi in lutto, come se potessi sentire il dolore che in questo momento stanno provando molte famiglie in Italia per la perdita del loro cari.

La testimonianza
"Io, italiana in Cina, ho vissuto la quarantena. E vi racconto la gioia del ritorno alla normalità"
16/3/2020
Sulla scia delle vicende italiane, la Norvegia ha disposto le medesime misure adottate in Italia. Si sta in quarantena. E anche qui, c’è chi pensa di poter eludere l’obbligo di quarantena, ma viene sanzionato severamente, con pena di circa 2.000 euro. A chiedere misure restrittive al governo norvegese sono stati gli stessi cittadini - e la comunità italiana in primis – mentre inizialmente lo Stato si era limitato a prescrivere la quarantena per chi risultava positivo al tampone e per chi ritornava da viaggi in Nord Italia. Da circa dieci giorni, l’obbligo di quarantena è stato esteso anche a chi ritorna in Norvegia da viaggi internazionali provenienti da qualsiasi zona del mondo,
anche da aree in cui il virus non si è ancora fortunatamente diffuso. I voli per Milano sono stati
immediatamente sospesi, nel momento in cui la notizia della decisione a favore della zona rossa in
Lombardia è stata divulgata dalla stampa internazionale.

Anche qui le scuole e le Università rimangono chiuse, restano invece aperte alcune attività commerciali, attirando purtroppo un gran numero di clienti, con sconti eccezionali fino al 70 per cento. Farmacie e supermercati sono aperti, mentre ristoranti e pub sono chiusi.

La reazione del popolo norvegese è variegata. Di certo si assiste a una netta diminuzione di chi circola in strada, ciò è probabilmente dovuto all’obbligo di smart working, pratica non nuova qui in Norvegia, pertanto implementata velocemente e senza particolari sforzi.

Diversa è invece la percezione del rischio da parte dei più giovani, che purtroppo non sembrano temere la diffusione del virus e continuano, ad esempio, a praticare sport di gruppo. La stampa invita alla prudenza. Ad oggi le zone più colpite, sono la capitale Oslo e le aree a questa limitrofe, per un totale di 1.500 casi e 6 morti in tutta la Norvegia.

Il ministro della salute ha affermato che il sistema sanitario nazionale può curare il 25 per cento della popolazione qualora il virus si diffondesse a macchia d’olio. Eppure inizio ad aver paura di ammalarmi perché, avendo viaggiato a lungo in molti paesi del mondo, mi è già capitato altre volte di usufruire di servizi sanitari stranieri. E, al di là delle rassicurazioni del ministro, proprio per la mia esperienza passata, sono consapevole che, se dovesse capitare di aver bisogno di assistenza sanitaria, non sarà una situazione facile da affrontare. Temo (e in questo c'è una grande nota di orgoglio) che la professionalità dei medici italiani sia un unicum a livello mondiale.

Ma ho comunque deciso di restare in Norvegia perché viaggiando contribuirei alla diffusione del virus. Dobbiamo tutti restare a casa per lottare contro il virus: i piccoli gesti sono fondamentali in questo momento!