Un documentario di Sky Arte celebra i 600 anni della cupola del Duomo di Firenze, opera del genio del Rinascimento, e le altre cupole più importanti del mondo. Mentre i musei si preparano alla riapertura del 18 maggio, che avverrà in ordine sparso. Ma molte mostre non vedranno più la luce

Dovevano cominciare il 16 aprile le celebrazioni per i 600 anni della Cupola del Duomo di Firenze, con il concerto in prima assoluta del "Sognatore di cupole" per coro, voci bianche e strumenti, composto da Salvatore Sciarrino. L'avvio di un fitto calendario di iniziative - convegni, mostre, presentazioni di libri - per rendere omaggio al genio di Filippo Brunelleschi e alla sua "impresa impossibile" cominciata il 7 agosto 1420, simbolo del Rinascimento, tuttora la più grande cupola in muratura esistente al mondo. Con il Covid-19 il complesso di Santa Maria del Fiore, uno dei più visitati del pianeta (quasi due milioni e 300 mila ingressi nel 2019, circa 3.500 visitatori al giorno, otto su dieci stranieri), ha dovuto sbarrare le porte come tutti gli altri musei d'Italia. E il concerto, ovviamente, è stato annullato, così come le altre iniziative che aspettano di essere riprogrammate quando sarà possibile. 
 
Dal 4 maggio il Duomo ha riaperto per la preghiera personale in orario ridotto, la prossima tappa è il 18 maggio, quando riapriranno i musei italiani: in questi giorni l'Opera di Santa Maria del Fiore, istituzione privata che vive grazie ai biglietti, senza contributi statali, ha costituito un comitato della sicurezza sul lavoro che sta predisponendo le misure a tutela della salute dei lavori e dei visitatori. Per ripartire in sicurezza verrà messo a punto ogni dettaglio: termoscanner, distanziamento, contingentamento del pubblico, igienizzazione degli spazi. Se fino al lockdown esisteva un biglietto unico per l'intero complesso (Cupola del Brunelleschi, Campanile di Giotto, Battistero, museo) e l'ingresso alla Cattedrale era gratuito, d'ora in avanti si staccheranno biglietti diversi per ogni monumento. La cupola, invece, rimarrà chiusa per restauri fino a metà giugno. 
[[ge:rep-locali:espresso:285344458]]
Nel frattempo un modo per visitarla c'è: il documentario "Brunelleschi e le grandi cupole del mondo" racconta in due episodi con la regia di Claudio Poli, in onda su Sky Arte (120 e 400 di Sky) il 14 e il 21 maggio (ore 21,15), la sfida tecnica senza precedenti e la personalità di Brunelleschi, le sue astuzie e il suo coraggio, le soluzioni innovative e i macchinari che inventò per portare a compimento l'impresa. Una riflessione che parte da Firenze e si estende al resto del mondo, dall'età romana al Quattrocento fino al presente e al futuro, con le cupole disegnate dai più grandi architetti contemporanei (tra cui Norman Foster, Daniel Libeskind, Richard Buckminster Fuller) da Londra a Berlino agli Stati Uniti fino all'Oriente, intorno alla forma – quella della cupola – che accompagna da sempre l'umanità. 
[[ge:rep-locali:espresso:285344459]]
Il clou, comunque, resta l'impresa di Brunelleschi - il concorso del 1418 per assicurarsi l'incarico, la rivalità con Lorenzo Ghiberti, i colpi di genio e le astuzie che permisero alla cupola di sorgere, tra i quali la celebre soluzione detta "spina di pesce" - narrata da storici dell'arte come Antonio Natali, il britannico Leslie Primo la statunitense Margaret Haines. Tra le altre cose si vedono gli affreschi che decorano l’interno della cupola, firmati da Giorgio Vasari e Federico Zuccari e dedicati al tema del Giudizio universale: 3600 metri quadrati affollati di figure, realizzati ad altezze vertiginose. Per andare alle radici dell'ispirazione classicistica di Brunelleschi, inoltre, viene raccontato il soggiorno romano in compagnia di Donatello, un viaggio iniziatico che portò il genio rinascimentale a conoscere il Pantheon, al quale è dedicato ampio spazio nel documentario. 
 
Oltre il lockdown
Dopo due mesi di musei a porte chiuse la Grande Bellezza è pronta a riaprire
11/5/2020
Solo qualche giorno fa, in pieno lockdown, le indagini archeologiche seguite all'apertura di una buca in piazza della Rotonda hanno riportato alla luce l'antica pavimentazione di epoca imperiale. Le sette lastre di travertino, che si trovano a una quota di circa 2,30-2,70 metri sotto il piano stradale, con dimensioni di circa 80 per 90 centimetri per uno spessore di 30 centimetri, sono state ritrovate una prima volta negli anni Novanta in occasione della costruzione di una galleria di sottoservizi. E in occasione del Natale di Roma, il 21 aprile, il Mibact ha realizzato e pubblicato online un timelaps con uno straordinario effetto speciale: a mezzogiorno, il sole entra nell’oculus del Pantheon con un’inclinazione tale da creare un fascio di luce che centra perfettamente il portale d’ingresso. A quell’ora esatta, quando l’Imperatore varcava la soglia del tempio, tutto il suo corpo era immerso nella luce.
 
Il Duomo di Firenze e il Pantheon riapriranno, dunque, così come tanti musei e monumenti d'Italia tra cui il Colosseo, il Maxxi, la Galleria Borghese e, sempre a Roma, si sta tentando di prorogare la grande mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale, interrotta subito dopo l'inaugurazione. Nel marasma generale della Fase due, tuttavia, una cosa è certa: lunedì 18 maggio riapriranno musei, mostre, biblioteche e archivi, come ha fortemente voluto il ministro della Cultura, Dario Franceschini, per dare un messaggio positivo all'Italia e al mondo intero.

Avvicinandosi il giorno x, tuttavia, sembra sempre più probabile che la ripartenza dei quasi 5mila spazi italiani tra musei, aree archeologiche, monumenti e ecomusei avverrà a macchia di leopardo, con tempi diversi a seconda delle caratteristiche architettoniche e logistiche. Perché un conto è visitare uno spazio archeologico all'aperto, Pompei mettiamo, un altro è spingersi nelle Catacombe, nella Domus Aurea, nelle tombe etrusche di Siena. Certo, chissà per quanto tempo non sarà possibile tornare al pre-Covid-19, quando i visitatori erano quasi 130 milioni l'anno, sei dei quali stranieri, ma al Mibact sottolineano che non sarà una gara a chi è più bravo, le strutture ripartiranno gradualmente quando saranno pronte, scaglionate nell'arco di qualche settimana. E prevedono che sarà visitabile solo il 10 per cento delle mostre previste in calendario prima dell'epidemia.
 
Intanto il tempo stringe e i musei aspettano indicazioni certe. Nelle scorse settimane i direttori hanno preparato e spedito al Mibact un documento con tutti i punti critici da affrontare per la ripartenza. Ora le carte sono allo studio del Comitato tecnico-scientifico nazionale, che rimanderà il tutto al ministero con le proprie valutazioni. A quel punto, nei prossimi giorni, il Mibact emanerà una circolare unica con i requisiti necessari per la riapertura. Poi ogni museo stabilirà il proprio cronoprogramma, adattando le norme generali alle esigenze specifiche. 
 
Molte mostre, tuttavia, non potranno riprendere. Cancellate, interrotte, rinviate sine die. Le imprese private che operano nel settore della cultura, infatti, hanno subito perdite enormi a causa della chiusura obbligata per la pandemia. «Il settore delle mostre d'arte è uno dei più colpiti, per due motivi», dice Iole Siena, presidente del Gruppo Arthemisia,  una delle principali aziende italiane attive nell'organizzazione di mostre, che guarda al 18 maggio con molto scetticismo.«Primo: quello delle mostre è un settore che vive soltanto sugli incassi delle biglietterie, che sono di fatto bloccate da metà febbraio. Secondo: i costi delle mostre si sostengono al 95 per cento prima dell'apertura, mentre i ricavi sono tutti successivi», sottolinea. L'apertura, sostiene Siena, può valere solo per alcuni musei pubblici o per mostre sostenute con fondi pubblici, o per alcune mostre aperte prima della crisi, che possono essere prorogate se si prevede la sostenibilità economica.
 
In questo momento, se non ci fosse il lockdown, Arthemisia avrebbe quindici mostre aperte in Italia, da Torino a Napoli. «Stiamo valutando la riapertura solo di quella su Canova, a Palazzo Braschi a Roma, e quella su Escher al Salone degli Incanti, a Trieste, organizzate con i rispettivi Comuni. Perché i costi li sostengono gli enti pubblici», conclude Siena, che per le altre mostre si proietta dopo l'estate: «Il tempo giusto per riaprire, a mio parere, è ottobre 2020, con cinque mesi di lavoro preparatorio, ovviamente sperando che non riparta l'epidemia» Una grande mostra con i capolavori della collezione del Tel Aviv Museum of Art, per la prima volta esposti fuori da Israele, era in programma a fine settembre a Palazzo Bonaparte, a Roma. Per ora è stata rinviata al 2021, forse febbraio. Forse.