Il Gico della Guardia di finanza di Palermo ha scoperto le due organizzazioni criminali che in Italia e in Tunisia hanno gestito il trasporto di decine di tonnellate di “bionde” illegali. Consegnata una corposa informativa alla procura Europea

Una nuova rotta che parte dagli Emirati Arabi e arriva via Libia e Tunisia in Sicilia. E’ la nuova rotta del contrabbando di sigarette, un mercato in crescita in questi anni che sta raggiungendo livelli paragonabili ai tempi d’oro del mercato delle “bionde” tra gli anni Settanta e Ottanta. Nelle piazze delle grandi città del Sud sono tornati i banchetti con le sigarette illegali, come raccontato in una recente inchiesta dell’Espresso. Le rotte gestite da alcuni volti noti del contrabbando, come quello di Francesco Stanzione in Campania, negli ultimi anni erano soprattutto quelle che puntavano sull’Europa dell’Est e la Grecia, dove erano nate fabbriche di produzione in nero. Ma adesso si è scoperto che diverse fabbriche sono state create negli Emirati Arabi e nei Paesi del Golfo: è qui che si realizzano le sigarette che poi fanno un lungo viaggio verso l’Europa entrando dal Canale di Sicilia.

 

I numeri della nuova rotta, e l’importanza acquisita nel mercato illegale delle “bionde”, li ha appena scoperti il Gico della Guardia di finanza di Palermo. Con una operazione per la prima volta coordinata dalla Procura europea che ha portato all’arresto di una trentina di contrabbandiere divisi tra due organizzazioni in Sicilia da una parte e in Tunisia dall’altra. Dopo tre anni di indagine con un blitz scattato a fine novembre la Fiamme gialle, coordinate dal comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria  Gianluca Angelini, hanno chiuso una operazione che ha portato al sequestro di 23 tonnellate di sigarette (principalmente di marca Oris, Royal, Pine e Tima) e di dieci imbarcazioni, calcolando solo in questa operazione un giro di affari da 3,5 milioni di euro e un danno all’erario dell’Unione europea e dell’Italia per oltre 6 milioni di euro.

 

In Tunisia a capo dell’organizzazione c’era “lo zio”, come lo chiamano tutti: Ahmed Zaabi, 47 anni, che da anni è un riferimento per i contrabbandieri di mezza Europa. Perché ha sempre gestito la rotta tra Libia-Tunisia e la Sicilia, e i contatti con le fabbriche d produzione delle sigarette illegali. «Vi ho mandato tutto, le patate», diceva al telefono Zaabi parlando con il suo riferimento tunisino in Sicilia, Mirghili Walid. Le “patate” in realtà erano le sigarette, almeno trecento casse a viaggio su imbarcazioni che si fermavano poi in acque internazionali. Mirghili secondo gli inquirenti era il gancio in Italia dell’organizzazione tunisina. Il trasbordo dalle acque internazionali fino alla costa siciliana veniva gestito dall’organizzazione italiana, guidata anche qui da un volto noto per aver un passato di contrabbando sin dal 1998: Antonino Lo Nardo, 46 anni, di Palermo, che a sua volta poi aveva come due suoi riferimenti a Campobello di Mazara, dove attraccavano le imbarcazioni veloci. Qui entravano infatti in gioco Vito Agnello, titolare del rimessaggio Onda Blu e Bartolomeo Bertuglia, quest’ultimo militare della Capitaneria di porto che quindi poteva offrire una doppia copertura e conoscenze di non poco conto.

L’inchiesta
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Tra il 2019 e il 2020 questa organizzazione ha gestito la rotta delle sigarette di contrabbando tra l’Africa e la Sicilia. Gli investigatori sono arrivati a risalire alle fabbriche di produzione negli Emirati Arabi: ma per avviare indagini in questi Paesi occorrono accordi internazionali che l’Italia non ha e quindi l’operazione della Guardia di finanza si è concentrata sulle organizzazione in Tunisia e Sicilia. Dalle coste del Trapanese le sigarette poi, con staffette in auto e furgoni, venivano vendute nelle periferie di Palermo e di altre città siciliane dove sono tornati in grande stile i banchetti nelle piazze. Come a Bari, Napoli o Reggio Calabria. 

IL BLITZ
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Questa rotta che dai Paesi del Golfo via Nord Africa arriva in Europa si aggiunge a quelle note dell’Europa dell’Est e della Grecia attraverso le coste pugliesi. Secondo i dati raccolti dalla Guardia di finanza per l’Espresso si parla di un giro di affari scoperto pari a 2,5 miliardi di euro nel 2020 e di accisa evasa per 500 milioni all’anno solo in Italia negli ultimi dieci anni (in pratica almeno 5 miliardi di euro di mancate entrate per lo Stato). Numeri da capogiro e di molto inferiori alla realtà sommersa, per un fenomeno che adesso coinvolge anche il traffico del liquido delle sigarette elettroniche nonostante il core business resti sempre lei: la sigaretta, la bionda. Magari non la Lucky Strike, ma le oggi diffusissime Merit e Marlboro (le più copiate).