La condanna dell’ex agente Derek Chauvin è una svolta nella lotta per i diritti civili negli Usa. E contro gli abusi della polizia verso gli afroamericani. Colloquio con Antonio Romanucci, legale della famiglia dell’uomo ucciso

Il verdetto di piena colpevolezza ricevuto lo scorso 20 aprile da Derek Chauvin è un “game changer”, un punto di svolta nella lotta per i diritti civili in America e contro gli abusi della polizia verso afroamericani e minoranze. A pensarla così è Antonio Romanucci, l’avvocato di origini italiane che, assieme a Ben Crump, ha assistito la famiglia di George Floyd nel procedimento civile contro la città di Minneapolis, ottenendo un risarcimento record di ventisette milioni di dollari: «Per la prima volta abbiamo assistito a qualcosa di unico. È stato abbattuto un muro, quello che qui chiamiamo “blue shield”, scudo blu. Tutto questo grazie alle testimonianze di vari poliziotti e soprattutto del capo della polizia di Minneapolis, Medaria Arradondo, che, sotto giuramento, ha puntato il dito contro un suo ex agente, accusandolo di operato non conforme al dipartimento di polizia».

 

Un codice di silenzio che negli anni ha quasi sempre protetto i poliziotti nelle cause di abusi e di uso eccessivo della forza e che preoccupava la famiglia di George Floyd: «Sono stati mesi molto duri», continua Romanucci: «La difficoltà principale è stata quella di sostenere i familiari di George e convincerli che giustizia sarebbe stata fatta. Non avevano fiducia nel sistema giudiziario. Speravano di sentire la parola colpevole, ma non erano sicuri che l’avrebbero ascoltata. Sapevano che George era nero, ma non sapevano se un uomo di colore avrebbe ottenuto giustizia. Oggi sappiamo che la giustizia negli Stati Uniti è equa», aggiunge Romanucci, che nei suoi trentacinque anni di attività ha vinto diverse class action per un valore superiore a cento milioni di dollari. Qualcuno ha definito il processo a Derek Chauvin il processo del secolo. Un procedimento che ha avuto come prova principale il video virale nel quale Floyd supplica di essere liberato perché non in grado di respirare: «Vedere la famiglia di George rivivere ogni giorno quell’atrocità, ascoltare i fatti che emergevano nel corso del processo, è stato straziante».

 

A dare un po’ di sollievo il verdetto della giuria popolare a cui farà seguito, nelle prossime settimane, quello del giudice che indicherà la pena definitiva per Chauvin: «Potrebbe ricevere da un minimo di 12 ad un massimo di 40 anni di carcere. Dubito che riceverà il massimo, essendo stato in passato incensurato. Ma una pena minima sarebbe una delusione per la famiglia di George». Dopo il processo i legali e la famiglia di Floyd si aspettano una riforma della polizia. L’avvocato ha accompagnato i fratelli di George a Washington, per una serie di incontri con funzionari dell’amministrazione Biden per discutere sul “George Floyd police reform bill”, la proposta di riforma delle forze dell’ordine. Un onore per Romanucci, figlio di immigrati italiani: madre di Udine, padre nato in America, trasferitosi ad Ascoli da bambino e ritornato negli Usa a vent’anni. E proprio i racconti del padre, sulle ingiustizie subite dagli italiani nel secolo scorso, «hanno giocato un ruolo importante in ciò che faccio oggi», ammette.