Appena rieletto leader del partito Chega (Basta, in italiano), è stato omaggiato al congresso dall’ex ministro leghista. Con cui ha molti punti in comune

Il 38enne André Ventura è stato rieletto leader del partito Chega nel congresso andato in scena tra il 29 e il 30 maggio, che ha visto tra gli ospiti anche Matteo Salvini. 312 voti a favore, su 377 delegati per la riconferma a capo del movimento anti-sistema di destra (“Basta” in italiano), creato nel 2019.

 

Nel suo discorso il leader ha mostrato quale sarà l’obiettivo del partito: «La gente ci chiede di ripulire il paese. Voglio davvero farlo». Idee chiare e radicali, quelle di Ventura, che evidenzia attaccando il “politicamente corretto”: «Non dobbiamo moderarci, ciò che ci ha portato qui è stato il nostro essere genuini, autentici, noi stessi». «Vogliono censurarci, ma c’è un intero Paese che non lo permette più». E l’intento di Chega sarà quello di ergersi come «unica forza in grado di combattere la sinistra e l’estrema sinistra».

 

Dal piccolo palco del congresso ha preso la parola anche Salvini, con un’introduzione in uno stentato portoghese (tra l’altro confondendo la parola “partito” con “festa”). L’ex ministro dell’Interno ha infatti augurato a Chega di diventare il primo partito in Portogallo, come la Lega in Italia.

 

Una vera festa per Chega è stata invece quella delle scorse elezioni presidenziali, in cui ha raggiunto l’11,9 percento dei consensi. Una tornata che ha sancito, di fatto, la nascita della prima forza populista di destra radicale nel paese lusitano dai tempi di Salazar. L’obiettivo alla vigilia delle elezioni di gennaio era quello di diventare il secondo partito del paese, dopo il Psd (Partito Social Democrata) di centro-destra del presidente Marcelo Rebelo de Sousa che ha vinto con il 60,7 percento. Chega si è dovuto accontentare del terzo gradino del podio non riuscendo, per poco, a superare il Partito socialista di Ana Gomes, attestatosi al 12,97.

 

Tuttavia, la crescita è stata notevole rispetto alle prime elezioni legislative dove aveva conquistato solo un seggio in Parlamento (affidato a Ventura).

 

Un consenso che si stringe attorno alla figura dello stesso Ventura, laureato in Giurisprudenza e con un dottorato in diritto pubblico in Irlanda, ma anche ex seminarista e commentatore sportivo da talk show sulla rete Cmtv. Le sue idee radicali lo hanno portato a fuoriuscire dal Psd, dove inizialmente aveva cominciato a fare politica ma ben presto considerato un gruppo troppo moderato per lui. In fondo nel paese ancora non c’era una formazione che si intestasse il tema della lotta all’immigrazione e della sicurezza. E proprio i punti su cui spinge Ventura non si discostano molto da quanto si sente in giro per l’Europa e per l’Italia, confermati dagli stessi slogan usati da Salvini in Portogallo: «I temi comuni sono lavoro, famiglia, sicurezza, libertà».

 

Principi conservatori perseguiti con metodi populisti. A partire dagli attacchi contro la popolazione rom del Portogallo, colpevole secondo Ventura di vivere grazie agli aiuti statali mentre nasconde criminali e delinquenti. La Commissione per l’Uguaglianza e contro la discriminazione razziale ha multato il leader di Chega per aver discriminato i rom: era arrivato a proporre una particolare limitazione per la loro comunità in chiave anti Covid-19.

 

E nel curriculum di Ventura trovano spazio anche battute o insinuazioni nei confronti dei neri: pochi giorni fa è stato condannato dalla Corte Giudiziaria del Distretto di Lisbona per aver insultato la famiglia Coxi, di origine africana. In un dibattito televisivo a gennaio, il leader della destra radicale aveva mostrato una loro foto, chiamandoli “banditi” perché uno di loro avrebbe attaccato una stazione della polizia.

 

Risultato: per il tribunale è stata un’offesa all’onore e alla loro immagine e Ventura e Chega dovranno chiedere scusa e ritrattare. Nonostante questo, il politico durante il congresso ha fatto sapere che farà ricorso e continuerà a «chiamare banditi quelli che sono banditi». Mesi fa aveva, invece, invogliato a rispedire “in patria” la deputata Jaocine Katar Moreira, originaria della Guinea Bissau.

 

Per completare il quadro, Ventura ha puntato sulla lotta contro i diritti della comunità Lgbt, contro l’aborto e per la difesa della famiglia. Un ammiccamento alla fetta cristiana cattolica del paese, su cui proprio Salvini è esperto: al congresso portoghese il leader della Lega non ha perso l’occasione per menzionare la cristianità di “Europa, Portogallo, Italia” e per intestarsi la difesa del Continente contro l’immigrazione clandestina. Non a caso, durante la visita in Portogallo di Salvini, i due hanno fatto tappa al Santuario di Fatima.

 

E la somiglianza con Salvini si vede anche a livello economico, visto che Ventura si dichiara un liberale, ha proposto una flat tax al 15 percento e spinge per la privatizzazione di alcuni settori della sanità e dell’istruzione. Inoltre, vorrebbe cambiare l’Unione europea dall’interno, per difendere la sovranità dei singoli paesi membri, e per questo fa parte del gruppo europeo Identità e Democrazia, insieme a Marine Le Pen e lo stesso Salvini. Anche la linea punitiva è la stessa: il leader di Chega spinge per avere un sistema più severo, partendo dalla castrazione chimica per i condannati per pedofilia o stupro.

 

Secondo un proverbio, chi trova un amico trova un tesoro. La cosa certa è che in politica i simili si attraggono e nella corsa delle alleanze in giro per l’Europa, Salvini, si sta scegliendo in maniera oculata i compagni.