Senza documenti in regola non c’è codice fiscale. Quindi niente medici per chi si ammala. Un problema che viola la Convenzione dei diritti del fanciullo e lascia la cura di bambini e ragazzi sulle spalle del volontariato

L’accoglienza sanitaria dei migranti sospesa tra enunciati e realtà è il tema su cui da anni batte la Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm). L’argomento, precisa a L’Espresso Salvatore Geraci, membro della Simm, rimanda a uno dei «principi fondamentali sottoscritti dall’Italia nel 1991 con la ratifica della Convenzione dei diritti del fanciullo dell’Onu», un tassello di quel pacchetto di diritti umani che lo Stato si è impegnato a rispettare.

 

Il trattamento sanitario necessita ancora, nella pratica, di essere adeguato agli standard di rispetto dei diritti umani. «In Italia è praticamente impossibile entrare da migranti regolari. Quando si parla di irregolari dobbiamo pensare che sono persone a cui verrà riconosciuto il diritto a stare nel Paese», precisa il presidente della Simm.

 

Una norma del 2017 aveva stabilito che «i minori stranieri presenti sul territorio nazionale non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno sono iscritti al Servizio sanitario nazionale e usufruiscono dell’assistenza sanitaria in condizioni di parità con i cittadini italiani». Un principio disatteso però nella pratica. I motivi li elenca uno dei report prodotti dalla Simm. «Un esempio è costituito dall’impossibilità di poter procedere all’iscrizione al Sistema sanitario regionale in caso di mancata precedente assegnazione del Codice fiscale al minorenne».

 

Fino a pochi mesi fa, infatti, il possesso del codice fiscale presupponeva il fatto di essere titolari di documenti che accertassero la regolarità del proprio soggiorno in Italia. Senza, però, era impossibile effettuare l’iscrizione al servizio del Pediatra di libera scelta se non attraverso il codice Stp (Straniero temporaneamente presente) che, in alcune regioni come la Lombardia, comunque non garantiva l’accesso al Servizio sanitario per i minori. Ai ragazzi e ai bambini stranieri che rimanevano esclusi dalla sanità pubblica italiana non rimaneva che rivolgersi a consultori e ambulatori medici gestiti dal volontariato. A fronte di un quadro normativo che al momento tutela sulla carta il minore straniero dal punto di vista sanitario, la maggioranza dei limiti pratici derivano dalla frammentazione della gestione sanitaria in Italia che rischia di rappresentare l’ostacolo anche alle nuove misure adottate dallo Stato.

 

Dopo numerose sollecitazioni, nell’estate 2022, infatti, è stata emessa dall'Agenzia dell'Entrate una «circolare esplicativa» sulla quale è esplicitato l’iter attraverso cui deve avvenire l’attribuzione del codice fiscale ai minori stranieri in Italia. Dal punto di vista della Simm adesso le Regioni hanno tutti gli strumenti per rendere effettivo il diritto alla tutela della salute per i minori stranieri. Rimangono dei dubbi, però, su come queste linee generali verranno recepite a livello regionale visto che «in Italia non si può più parlare di un unico Sistema sanitario nazionale, ma di tanti sistema regionali».