Nella sua nuova esortazione apostolica Laudate Deum Francesco si dedica non solo una riflessione sui guasti ambientali ma sulle dinamiche politiche ed economiche

«Lodate Dio per tutte le sue creature. Perché il mondo canta un amore infinito». Dopo otto anni dall’enciclica Laudato si’ Papa Francesco con la sua nuova esortazione apostolica Laudate Deum torna a rivolgersi alle donne e agli uomini di buona volontà, perché nulla è stato fatto per affrontare le conseguenze della crisi ecologica. Francesco denuncia la debolezza della politica internazionale: «Non abbiamo reazioni sufficienti mentre il mondo che ci accoglie si sgretola e forse si avvicina a un punto di rottura» (§ 2).

 

Proprio nella giornata dedicata al santo di Assisi, il 4 ottobre, il Papa ha voluto rimettere al centro l’impegno per la nostra casa comune e l’attualità dell’ecologia integrale come paradigma per uscire dalla crisi strutturale e di sistema in cui ci siamo infilati. E lo fa senza sottrarsi dall’affrontare argomenti scottanti, indicando responsabilità e soluzioni. La Laudate Deum ribadisce da un lato come la giustizia sociale dipenda da quella ambientale, e dall’altro afferma la necessità della giustizia ecologica, esortandoci a un cambiamento culturale. La questione non è «verde», dice Francesco, ma sociale e umana: se non riconosciamo diritti alla Terra non potremo garantire diritti agli umani.

 

Le responsabilità della crisi ecologica, di cui il collasso climatico è solo una parte, per Francesco sono da imputare al «paradigma tecnocratico». La crisi climatica rivela «un esempio sconvolgente di peccato strutturale» (§ 3). Non lo nomina, ma il riferimento è al modello economico capitalista che definisce paradigma tecnocratico. Per Francesco non saranno le scorciatoie indicate da false soluzioni, green washing e tecnica a salvarci, perché i limiti non possono essere infranti senza conseguenze. «Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale». L’intelligenza artificiale e gli ultimi sviluppi tecnologici sostengono l’idea di un essere umano senza limiti, le cui capacità e possibilità potrebbero essere ampliate all'infinito attraverso la tecnologia. «Così il paradigma tecnocratico si autoalimenta mostruosamente» (§ 21).

 

Francesco smonta anche il negazionismo climatico, stigmatizzando chi «ha provato a ridicolizzare, incolpando i poveri». Con buona pace delle Meloni di turno, il collasso climatico «ha cause antropiche» (§ 11). Mentre «i poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono a ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente».

 

Cosa fare, allora, contro quella che il Papa definisce struttura di peccato? Il grido della Terra non mette al centro solo la necessità della «conversione ecologica». «Se i cittadini non controllano il potere politico neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali». A suo avviso dovremmo ripensare il significato e i limiti del potere umano e riconfigurare le istituzioni politiche multilaterali indebolite (§ 37). Perché «tutto è connesso», «nessuno si salva da solo»

 

Il messaggio diretto, potente e poetico di Francesco non è solo speranza viva ma solida strada su cui costruire partecipazione e cambiamento politico in un momento di oscurità e sbandamento. Facciamo Eco!