Cose preziose
«Giorgia Meloni si comporta come se fosse Evita Péron. Ma sta solo ingannando tutti»
La premier, che si definisce underdog, costruisce il falso mito di una donna uguale alle altre. E strappa applausi tra quelle che ne condividono la condizione privilegiata. Ma per aiutare quelle del popolo non fa nulla di concreto
In Santa Evita di Tomás Eloy Martínez si narra il mito di Evita Perón: «In Argentina è ancora la Cenerentola delle telenovelas, la nostalgia di essere riuscita a essere ciò che non siamo mai stati». Evita è in effetti bravissima: da adulta, usa con astuzia l’infanzia di bambina povera, cresciuta senza padre, con una madre che si affanna per mantenere la prole in una piccola casa di periferia. Il che non impedisce alla ragazza, dopo il lungo anonimato, di ascendere al potere. Da quel momento la scelta dei suoi abiti e delle sue acconciature occuperà le prime pagine: il parrucchiere di Evita, Julio Alcaraz, spiegherà come è arrivato a ottenere quella particolare sfumatura di biondo e come è riuscito a trasformarla da «caramella mordicchiata» in dea.
Come tutte le dee, suscita amore nel popolo: soprattutto fra le donne, perché dichiara di essere una di loro. Nella Ragione della mia vita Eva scrive: «Io sono ciò che è una donna in uno qualunque degli infiniti focolari del mio Paese». Mancavano, è vero, tre parole: «Sono una mamma», perché non ebbe bambini. Però, all’epoca del suo fidanzamento con Perón, ne manteneva diversi, affetti da mutismo: avendo poco tempo per occuparsene, li lasciava in un appartamento, dove un bel giorno il futuro Presidente li trovò nudi, affamati e sporchi. Per salvare la situazione, vennero spediti in un asilo lontano a bordo di un camion dell’esercito, ma gli autisti sbagliarono strada e i bambini si persero per sempre in un campo di mais. Che sfortuna.
Certo, questa Evita immaginaria con prole avrebbe avuto altre frecce al suo arco: per esempio, avrebbe ammiccato comprensiva alle altre madri, perché anche lei, come loro, faceva i salti mortali per conciliare gli impegni di Prima Dama e il tempo da dedicare alla figlia. E le avrebbe aiutate, certamente, proprio perché era nella loro stessa situazione. Dunque, Madre Evita avrebbe magari convocato una conferenza stampa per dire di aver incrementato il bonus nido, da 2.500 a 3.600 euro per tutti i figli, ma solo per il 2024 e solo dal secondo in poi, perché le donne che hanno due figli hanno offerto «un importante contributo alla società».
Poco conta che nella realtà italiana (perché questa Evita si sarebbe rivolta all’Italia) gli asili nido siano ancora pochi (dovrebbero coprire il 45% del territorio entro il 2030 secondo quanto richiesto dagli standard europei e la media nazionale di copertura è del 27,2%). Poco conta che in Italia lavori la metà delle donne (l’occupazione femminile è la più bassa di tutta Europa) e che un quarto di quelle che lavorano sia «vulnerabile» (precaria o in part-time volontario). I soliti dettagli, che sfortuna. «È una di noi», sospireranno comunque non le donne del popolo, ma quelle che sanno come curare un account social o che persino siedono in Parlamento quando quell’Evita dichiarerà di aver troncato la relazione con il compagno impresentabile. E aggiungeranno «brava».
Brava lo è: sta costruendo un mito, lei che non si chiama Evita ma Giorgia, e lo sta facendo persino con non pochi applausi da parte delle stesse donne che inganna. La cosa preziosa della settimana, dunque, è I pericoli di fumare a letto di un’altra argentina, Mariana Enriquez: meglio i fantasmi veri che quelli che ci circondano e che crediamo reali. Don’t Cry for Me, Argentina.