Nel 2022 le morti bianche sono state 790. I dipendenti dell’Inl, sono 5mila, che dovrebbero vigilare sul fenomeno. Ma per il ministro la priorità è ridurre la criminalità

Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, è pronto a tutto pur di sconfiggere la criminalità che si annida nei pressi delle maggiori stazioni ferroviarie, Roma, Milano e Napoli, anche ad arruolare gli Ispettori Nazionali del Lavoro. Proprio coloro che dovrebbero occuparsi del crescente fenomeno delle stragi sul lavoro e dello sfruttamento della forza lavoro, del contrasto al lavoro precario, che invece rischiano di essere distratti dai controlli intorno alle stazioni ferroviarie.

 

Per carità, il fine è legittimo, soprattutto se si considera che a gennaio, proprio di fronte alla Stazione Termini, nel cuore della Capitale, un 36enne è stato accoltellato al torace, mentre a Milano, non meno di due settimane fa, sei persone sono finite in ospedale dopo essere state accoltellate in viale Brianza, proprio accanto alla stazione Centrale di Milano, da presunti borseggiatori che li hanno feriti con dei taglierini. Mentre alla stazione di Napoli è stato un rider a finire accoltellato. Tuttavia, va anche ricordato che nel 2022 i morti sul lavoro sono stati 790, più altri 300 in itinere, in aumento del 21 per cento rispetto all'anno precedente. Una vera e propria strage che, a quanto pare, non è così allarmante come la sicurezza che si percepisce attorno alle stazioni ferroviarie.

 

Il ministro Piantedosi lo scorso 20 marzo ha inviato una comunicazione ai Prefetti per illustrare i “Piani di controllo per la sicurezza delle aree urbane adiacenti alle stazioni ferroviarie”, prospettando di estendere i servizi di vigilanza alle zone a più alto rischio di fenomeni di illegalità. Scrive il ministro: «Nell'ottica di assicurare una immediata visibilità al progetto, funzionale ad accrescere la percezione di sicurezza della cittadinanza, il relativo piano d'azione ha innanzitutto previsto la realizzazione di servizi straordinari di controllo del territorio, cosiddetti “ad alto impatto”, con impegno di personale della Polizia locale, della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza».

 

Sempre il ministro Piantedosi continua nell'ordinanza alle Prefetture dicendo che «Tale modulo di intervento ha dapprima riguardato le tre principali stazioni ferroviarie di Roma, Milano e Napoli, per essere successivamente esteso ad altri ambiti, interessati dal fenomeno della “malamovida” e dallo spaccio di sostanze stupefacenti».

 

Nella frase successiva Piantedosi chiama in causa anche gli ispettori dell'Inl, Ispettorato Nazionale del Lavoro, e i dipendenti delle Asl, dicendo: «Si tratta di servizi che, pur partendo dal ruolo centrale svolto dalle Forze di Polizia, hanno visto il concorso di dipendenti di enti diversi, quali Asl, Ispettorato del Lavoro, Aziende Municipalizzate, secondo un approccio integrato che ha permesso di affrontare le principali emergenze incidenti sulle cennate stazioni e sulle aree limitrofe, sottoponendo a controllo persone, esercizi pubblici, veicoli, procedendo al sequestro di stupefacenti e accertando illeciti di vario tipo, anche in materia di lavoro e fiscale, non ché situazioni che hanno portato alla irrogazione di divieti di accesso alle aree urbane».

 

La lettera prosegue evidenziando i positivi risultati ottenuti grazie al grande dispiegamento di forze nelle vie che si affacciano sulle stazioni ferroviarie, «che, pertanto è destinato a ripetersi in modo sistematico nelle prossime settimane e nei prossimi mesi».  Quindi, visto che il sistema integrato sta funzionando, anche le altre prefetture dovranno adoperarlo.

 

C'è ovviamente una questione di scelte politiche e di priorità in questa strategia: per il governo l'urgenza è quella di garantire la sicurezza, anche quella percepita, dei cittadini nelle aree centrali, in particolare nei pressi delle stazioni, dove senza dubbio esistono da decenni fenomeni di malvivenza. Tant'è che già nel 2012 si è cercato di arginare il fenomeno della delinquenza nei pressi delle stazioni con l’intervento della Polizia Ferroviaria, d'intesa con le Forze dell'ordine con ronde e controlli nelle stazioni e nei dintorni.

 

C'è un però: coinvolgere in queste operazioni i pochi Ispettori in servizio dell'Istituto Nazionale del Lavoro, vuol dire distoglierli dal loro complicato compito di riuscire in qualche modo ad arginare il fenomeno delle morti sul lavoro, ma anche di contrastare il lavoro nero, lo sfruttamento e la scarsa attitudine delle imprese al rispetto delle regole di sicurezza sul lavoro. 

Lo ricordiamo, a chi fosse sfuggito, che in questi anni di grande espansione dell'edilizia, dovuta ai bonus, i cantieri sono spuntati un po' ovunque e, denuncia l'Inail, parallelamente le morti sul lavoro nel settore edile hanno subito un aumento del 30 per cento, mentre le denunce di infortunio in cantiere sono aumentate del 47,6 per cento.

 

Più in generale, in Italia ci sono cinquemila ispettori del lavoro che eseguono ogni anno 160mila controlli su altrettante imprese. Ma le aziende italiane con dipendenti sono un milione 800mila, cioè più di 400 imprese per ogni ispettore. CI vorrebbero anni per controllarle tutte.

 

A onor di cronaca, va specificato che il ministro Piantedosi non ha detto che i dipendenti dell'Inl dovranno sorvegliare le aree adiacenti alle Stazioni, ma sostenendo che – nelle missioni finora svolte – il personale dell'Ispettorato è stato utilizzato in maniera proficua anche per questo fine, ha implicitamente aperto alla possibilità di sfruttare l'esiguo personale dell'Ispettorato a questo fine. Creando, fra l'altro, un certo cortocircuito fra chi comanda e impartisce gli ordini all'Ispettorato del Lavoro. In teoria questo compito dovrebbe spettare al ministero del Lavoro, e non a quello dell'Interno, ma in pratica finora non è ancora arrivata alcuna direttiva sugli obiettivi da raggiungere quest'anno per gli ispettori.